Il nome Langhe derivererebbe da "
Laungues" ovvero lingua di terra.
Cuore del Piemonte, le Langhe sono caratterizzate da colline, che dal sud della regione si dirigono verso nord-est, e da strette valli.
L'area ha una forma di poligono irregolare, con un perimetro di 200km, ed è compresa tra i fiumi Tanaro e Bormida di Spigno.
Gli architetti di queste terre sono stati il Tanaro, che ha modellato le valli deviando il suo corso, e l'uomo, che con i filari delle viti ha disegnato le colline arricchendole di armoniose geometrie.
Il microclima creato dal fiume, insieme al suolo marino delle valli in cui scorre e alla protezione delle Alpi, hanno creato il "
terroir" adatto alla produzione dei famosi vini piemontesi, derivanti tutti da vitigni autoctoni.
L'incessante e tenace lavoro dell'uomo ha poi reso possibile la trasformazione delle uve nel nobile prodotto conosciuto in tutto il mondo: il
vino Barolo DOCG (a Denominazione di Origine Controllata e Garantita).
In 1700 ettari di terra sono impegnati circa 800 produttori di Barolo.
Il vino Barolo è prodotto da uva Nebbiolo al 100%, con le sottovarietà Lampia, Michet e Rosè.
Ha bisogno di un terreno argilloso, calcareo e combinato.
E' prodotto in zona collinare maggiore di 170m e minore di 540m sul livello del mare.
I vigneti devono essere esposti a sud, sud-est e sud-ovest.
E' un vino che deve invecchiare almeno tre anni, di cui uno in legno di rovere a partire dal primo novembre dell'anno di produzione.
Solo dopo cinque anni può fregiarsi della "Riserva".
E' al suo culmine dopo dieci anni d'invecchiamento, ma è ottimo anche dopo vent'anni.
Ha un colore granato intenso, profumo fruttato e speziato, ricorda i piccoli frutti rossi, le ciliege sotto spirito e la confettura, ha suggestioni di rosa e di viola, cannella, pepe, noce moscata, vaniglia, cacao, liquirizia, tabacco e cuoio.
E' un vino che si abbina molto bene agli arrosti di carni rosse, ai brasati, alla cacciagione, alla selvaggina, ai cibi tartufati, ai formaggi a pasta dura e stagionati, al cioccolato amaro, ai marrons glacès e alle paste di meliga (frollini piemontesi).
Gli antichi abitanti di quest'area geografica appartenevano ad una tribù ligure.
Dopo la conquista romana le Langhe hanno avuto un passato feudale.
I suoi castelli e palazzi hanno vissuto le epoche legate a Carlo Magno e Napoleone, e sono stati protagonisti del Risorgimento e della Resistenza.
Ma sono anche stati il luogo in cui si è costruita la storia del vino Barolo.
Il generale Paolo Francesco Staglieno è stato responsabile della prima versione di vino prodotta da uva Nebbiolo secco, realizzando il cosiddetto "
metodo Staglieno".
Camillo Benso Conte di Cavour incentivò invece gli studi enologici nel suo
Castello di Grinzane e chiamò in suo aiuto l'enologo francese Louis Oudart.
La Marchesa Juliette Colbert Falletti offrendo a re Carlo Alberto di Savoia 325 carrà (botti da trasporto su carro = 600 l) di vino Barolo prodotto nelle sue terre, una per ogni giorno dell'anno (esclusi i 40 giorni della Quaresima), contribuì a far conoscere a corte questo vino e a farlo divenire ambasciatore del Piemonte dei Savoia nelle corti d'Europa.
Venne quindi riconosciuto come
"IL RE DEI VINI, IL VINO DEI RE".
Re Carlo Alberto di Savoia comprò la tenuta di Verduno per produrre il vino Barolo personalmente e re Vittorio Emanuele II di Savoia comprò la tenuta di Fontanafredda a Serralunga d'Alba.
Gli 11 comuni che fanno parte delle terre del Barolo sono: La Morra, Monforte d'Alba, Serralunga d'Alba, Castiglione Falletto, Novello, Grinzane Cavour, Verduno, Diana d'Alba, Cherasco e Roddi.
In questo post eccone alcuni da noi visitati.
A Barolo e a Grizane Cavour dedico
post individuali.
SERRALUNGA D'ALBA
Un piccolo gruppo di case allungate sul crinale della collina danno il nome a questo grazioso borgo delle Langhe: una sorta di lunga "serra" appunto.
Invece, visto dall'alto, l'abitato sembra avere la forma di un cuore.
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castello e abitato di Serralunga d'Alba |
Come molti borghi che costellano le colline delle Langhe, l'abitato di Serralunga d'Alba si trova ai piedi del suo castello.
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Castello di Serralunga d'Alba |
Le strade del borgo sono concentriche al castello.
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strada che sale al casello |
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via del borgo |
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via del borgo |
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scorcio del borgo |
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ingresso al castello con veduta sulle colline che circondano il borgo |
Il
castello ha una fondazione molto antica (inizi dell' XI secolo).
Fu dominio di Bonifacio del Vasto, della famiglia Del Carretto e poi dei marchesi di Saluzzo.
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Castello di Serralunga d'Alba |
Venne rifatto tra il 1340 e il 1357 da Pietrino Falletti, che fece abbattere la torre antica per costruirvi il suo maniero.
Il
castello, che domina le colline del Barolo, rappresenta un
unicum in quanto la sua alta e snella torre è stata costruita come un
donjon francese.
Con la sua slanciata verticalità aveva funzioni di controllo delle attività produttive locali e comunicazione con le altre torri delle Langhe.
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verticalità del castello |
Il maniero nobiliare trecentesco non è mai stato trasformato e non è stato spettatore o protagonista di fatti militari devastanti.
Le facciate del castello sono con mattoni a vista e con decorazioni ad archetto.
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decorazioni dei muri esterni del castello |
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decorazione ad archetti |
Fanno quindi parte della costruzione oltre al
mastio a base quadrata (XIII secolo), l'
edificio residenziale e di rappresentanza (XIV secolo), e una
torretta pensile, tipica delle fortificazioni antecedenti l'introduzione delle armi da fuoco.
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pianta del castello |
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donjon, edificio residenziale con torretta pensile e corpo aggiuntivo |
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edificio residenziale e di rappresentanza con torretta pensile |
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torre dell'edificio residenziale |
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torre e torretta pensile |
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mastio e nuovo corpo (XV sec.) |
Accanto al cortile d'ingresso fu poi aggiunto un nuovo corpo di fabbrica nel XV secolo.
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corpo di fabbrica aggiunto (XV sec.) |
Intorno alle mura vi era un fossato (oggi scomparso) e due cerchia di mura.
Un ponte levatoio e un portone in legno permettevano l'ingresso al castello.
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scala d'accesso al castello |
Tra il "
palatium" e la torre quadrata vi era una corte collegata con un ponte levatoio.
Una saracinesca proteggeva ancora l'ingresso, la cui apertura era azionata da un verricello.
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accesso con portone in legno e saracinesca |
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accesso con saracinesca |
Sotto il piccolo cortile interno vi era una cisterna d'acqua, anch'essa protetta da una grata, e un pozzo.
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corte interna con cisterna |
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pozzo |
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argano del pozzo |
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secchio e argano del pozzo |
Si tramanda che esistessero passaggi sotterranei che lo collegavano alla campagna e ai castelli vicini.
Il suo interno ha un aspetto spartano, in quanto doveva ospitare truppe militari.
Ha una struttura a "
palatium" con ampie sale sovrapposte con funzione abitativa e di rappresentanza.
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sezione dell'edificio residenziale del castello |
A livello della corte vi era un'aula pubblica, dove veniva amministrata la giustizia.
Era questa il
Salone dei Valvassori, con soffitto a cassettoni in legno, pavimento in cotto e un camino del 1500.
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Salone dei Valvassori |
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Salone dei Valvassori |
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soffitto a cassettoni in legno del Salone dei Valvassori |
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camino del Salone dei Valvassori |
Nei muri furono ricavati stipi per conservare documenti.
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stipi per documenti ricavati nel muro |
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ante degli stipi |
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finestra del Salone dei Valvassori |
Sui muri rimane qualche graffito di epoca antica.
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"fiore della vita" (simbolo celtico) |
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data: 1616 |
Dal salone si accedeva alla
cappella con volta a botte e con affreschi votivi (XV secolo), che rappresentano il
Martirio di Santa Caterina d'Alessandria affiancata dalle figure di
S.Francesco,
Sant'Antonio da Padova e
S.Giovanni Battista, e sormontata dall'
Agnus Dei.
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cappella |
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Martirio di Santa Caterina d'Alessandria con S.Giovanni Battista e S.Francesco |
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particolare dell'affresco |
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S.Antonio da Padova |
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Agnus Dei |
Dalla sala si ha accesso alla torre cilindrica dove, oltre ad una scala, vi era un
pozzo a rasoio, dove venivano gettati i condannati a morte.
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soffitto della torre cilindrica |
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scala e pozzo della torre cilindrica |
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grata a protezione del pozzo a rasoio |
II piano superiore aveva una funzione residenziale.
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sala del piano residenziale |
Vi erano tre camini e una
latrina ricavata nello spessore del muro.
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sala del piano superiore |
Sicuramente l'attuale unica sala era un tempo divisa in tre ambienti: una camera da letto, una cucina e una sala da pranzo (ecco il motivo dei tre camini).
Sui muri si possono ancora vedere graffiti con date, stemmi e animali, lasciati in passato dai visitatori del castello.
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graffiti di animali e scritta |
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graffiti e scritta |
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linee di livelli, scritte e stanghette |
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graffito di un asino e scritta |
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stemma |
Stretti corridoi univano ai vari piani il mastio con l'edificio residenziale.
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corridoio |
Dal cammino di ronda del terzo piano l'occhio spazia per 360° fino alle colline del Roero e alle Alpi.
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vigne di Serralunga d'Alba viste dal cammino di ronda |
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Panorama dal camminamento di ronda del castello |
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Panorama dal camminamento di ronda del castello |
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Panorama dal camminamento di ronda del castello |
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Panorama dal camminamento di ronda del castello |
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Panorama dal camminamento di ronda del castello |
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Panorama dal camminamento di ronda del castello |
Il cammino di ronda munito di merli ghibellini, inizialmente era aperto, ma venne poi coperto.
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cammino di ronda nella torretta pensile |
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cammino di ronda coperto |
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cammino di ronda visto dall'esterno |
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camminamento di ronda visto dall'esterno con segni dei merli ghibellini |
Il giardino pensile che circonda su due lati il castello è stato realizzato in stile medievale nel 2001.
La ricostruzione dell'edificio all'ingresso del monumento (casa del custode, oggi biglietteria), risale invece agli anni dopo il 1904.
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ingresso al castello e casa del custode (XX sec.) |
Nel 1616 il castello venne occupato dalle truppe spagnole.
Nel 1864 la famiglia dei Falletti si estinse con l'ultima discendente Giulia Falletti Colbert, e il castello passò all'
Opera Pia Barolo.
Tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento il castello ricoprì la funzione di deposito di prodotti agricoli.
Il castello venne acquistato dallo Stato e restaurato nel 1950 per volere del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, originario di queste terre.
www.castellodiserralunga.it
http://www.barolofoundation.it/it/castello-serralunga.php
Orari:
maggio/ottobre Lunedì,Giovedì,Venerdì
14.30/18.30
Sabato/Domenica 10.30/13.30 14.30/18.30
1/12 novembre Lunedì,Giovedì,Venerdì
14.30/17.30
Sabato/Domenica 10.30/13.30 14.30/17.30
13/30 novembre Sabato/Domenica 10.30/13.30 14.30/17.30
2/10 dicembre Venerdì,Sabato,Domenica 10.30/13.30 14.30/17.30
30/31 dicembre Sabato/Domenica 10.30/13.30 14.30/17.30
Costo: 6€
GRATIS prima domenica del mese
visitabile solo con visita guidata compresa nel biglietto
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La chiesa di Serralunga d'Alba è stata sino al 1888 la
Chiesa di S.Sebastiano nel Borgo, costruita nel Seicento sopra l'impianto medievale (oggi appartiene ad una casa vinicola ed è visitabile su richiesta).
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Chiesa di S.Sebastiano nel Borgo |
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campanile della Chiesa di S.Sebastiano nel Borgo |
La nuova
Chiesa Parrocchiale di S.Sebastiano fu costruita invece tra il 1886 e il 1888 su un'altra antica chiesa fuori dalle mura del borgo, ormai in rovina.
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Chiesa Parrocchiale di S.Sebastiano |
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MONFORTE D'ALBA
Monforte d'Alba, uno dei centri storici più belli delle Langhe, ha origini romane.
Successivamente divenne longobarda e poi feudo carolingio.
Conosciuta come
Mons Fortis, deve il suo nome alla vocazione militare e difensiva del suo castello cinto da mura, che sorse nell'Alto Medioevo sulla cima di un ripido colle.
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Monforte d'Ala |
Erte e strette vie si arrampicano verso la sommità dell'abitato.
Le case che le costeggiano, con rose che si arrampicano sugli antichi muri in pietra, costituiscono la cosiddetta "Saracca".
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via che si arrampica verso la sommità del borgo |
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via del borgo |
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via del borgo |
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rose rampicanti su case in pietra |
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antica casa della "Saracca" restaurata |
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case del centro storico |
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via del nucleo storico |
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scorcio del borgo |
Il suo nucleo storico è disposto a ventaglio e arroccato intorno a ciò che resta dell'antica
Parrocchiale di S.Maria: l'isolata
torre campanaria romanica del XIII secolo, che aveva avuto funzioni d'avvistamento.
L'abbazia fu infatti distrutta agli inizi del '900.
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Torre campanaria |
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Torre campanaria |
Del castello dell'XI secolo non rimane traccia.
Nel 1028 a Monforte si diffuse l'eresia catara, guidata dalla leggendaria marchesa Berta.
I Catari (dal latino medioevale "catharus" = puri, perfetti), giudicavano la Chiesa impura e corrotta.
Per questo non riconoscevano l'autorità dei vescovi e la supremazia del Papa.
Monforte fu perciò assediata e i suoi cittadini furono condotti a Milano per ordine dell'arcivescovo di Milano Ariberto d'Intimiano, dove furono condannati al rogo.
A Milano, Corso Monforte, il luogo dove furono uccisi, ne ricorda ancor oggi l'eccidio.
Sulle rovine del castello si trova oggi il settecentesco
Palazzo dei Marchesi Scarampi del Cairo.
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ingresso di Palazzo Scarampi del Cairo |
Il palazzo è pervenuto ai marchesi Scarampi nel '800 attraverso Cristina Del Carretto di Monforte (ultima della casata che dal XIII secolo era padrona del feudo di Monforte), che sposò il marchese Carlo Alberto Scarampi.
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Palazzo Scarampi |
Il castello era stato danneggiato gravemente dalle truppe dei Savoia nel 1703 che volevano conquistare Monforte.
Fu la famiglia Del Carretto a riedificare il palazzo dopo il 1706.
La degradante e scenografica piazza dove il castello sorgeva, è stata trasformata in
anfiteatro naturale, prendendo il nome dal pianista Mieczyslaw Horszowski che lo ha inaugurato nel 1986.
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Anfiteatro Horszowski |
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Anfiteatro Horszowski |
Gli fanno da scenografia il muro di cinta e il portale dei giardini di
Palazzo Scarampi.
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muro di cinta e portale del giardino di Palazzo Scarampi |
L'anfiteatro, ricavato dalla naturale pendenza morfologica naturale del terreno, ha un'ottima acustica, e per questo nella stagione estiva è sede di rappresentazioni teatrali, concerti e del
Monfortinjazz.
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da sinistra: Oratorio di Sant'Agostino, Palazzo Scarampi, Oratorio di Santa Elisabetta e Torre campanaria |
Chiudono la piazza la facciata a mattoni a vista del seicentesco
Oratorio di Sant'Agostino della
Confraternita dei Disciplinati Bianchi e l'
Oratorio di Santa Elisabetta della Confraternita delle Umiliate, dalle sembianze barocche e dalla facciata intonacata.
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Oratorio di Sant'Agostino |
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Oratorio di Sant'Agostino |
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Oratorio di Sant'Agostino |
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particolare della facciata |
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portale dell'Oratorio di Sant'Agostino |
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Oratorio di Santa Elisabetta |
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Oratorio di Santa Elisabetta |
Si racconta, secondo la fantasia popolare, che il sottopasso a destra della piazza sia animato da fantasmi: si odono i lamenti delle anime dei Catari uccisi.
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sottopasso |
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sottopasso |
Sul sottopasso poggiava la navata detta "dei manichei" della già citata e distrutta
Parrocchiale di S.Maria.
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Nella parte bassa di Monforte si erge la
Chiesa Parrocchiale della Madonna della Neve.
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Chiesa Parrocchiale della Madonna della Neve |
La chiesa medievaleggiante, fu costruita in forme neogotiche piemontesi tra il 1909 e il 1912 su disegno di Giuseppe Gallo.
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Chiesa Parrocchiale della Madonna della Neve |
Il campanile, alto 54m, presenta in alto bifore e termina con balaustra sormontata da cupola e decorata con le statue degli Evangelisti.
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campanile |
Una gradinata anticipa la facciata divisa in tre corpi verticali.
Gli altorilievi sui portali sono opera di Oreste Torello.
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facciata della chiesa |
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un portale laterale della facciata |
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altorilievo di un portale (Oreste Torello) |
La pianta della chiesa è a croce latina.
Quattro colonne a fascio reggono la volta tripartita.
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navata centrale e abside della chiesa |
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volte della navata centrale |
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colonne a fasce |
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controfacciata con organo |
Sono state create quattro cappelle nei muri delle navate laterali.
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navata laterale sinistra |
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navata laterale destra |
Il
Battistero è decorato in stucco e con quattro statue in legno.
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cappella del Battistero |
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statue del Battistero |
Lungo le pareti delle navate laterali sono state poste le edicole in stile neogotico della
Via Crucis.
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edicole della Via Crucis |
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edicole della Via Crucis |
Una balaustra in marmo di Carrara e giallo Siena recinge il presbiterio dove si trova un altare settecentesco in differenti marmi (1912).
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presbiterio e altare |
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altare |
Nell'abside pentagonale si trovano vetrate provenienti da Lunnich (Germania), che raffigurano stemmi della famiglia Del Carretto e degli Scarampi.
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vetrate dell'abside |
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una vetrata dell'abside |
Fedele Finali ha realizzato gli elementi non figurativi dell'abside, delle volte e del presbiterio.
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decorazione delle volte |
Luigi Morgari ha dipinto gli affreschi del transetto: il
Miracolo della Neve (che si riferisce all'origine dell'erezione della
Basilica di S.Maria Maggiore a Roma), e le
Storie di Maria.
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affreschi transetto |
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affreschi transetto |
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affreschi transetto (Luigi Morgari) |
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affreschi transetto (Luigi Morgari) |
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Moltiplicazione dei pani e dei pesci (Luigi Morgari) |
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Ultima Cena (Luigi Morgari) |
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affresco della chiesa |
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affresco della chiesa |
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affresco della chiesa |
Anche i
trittici delle cappelle laterali sono opera di Luigi Morgari.
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trittico (Luigi Morgari) |
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trittico (Luigi Morgari) |
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trittico (Luigi Morgari) |
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RISTORANTE HOSTERIA LA SALITA
www.lasalita.it
Via Marconi 2/A
0173 787196
GIUDIZIO
Questa osteria di Monforte si trova un po' nascosta in una corte lungo un'erta che sale verso la sommità del centro storico.
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corte d'ingresso dell'Osteria La Salita |
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ingresso |
Nella bella stagione è quindi possibile mangiare all'aperto.
Il locale è diviso in due ambienti, quello d'entrata e uno al piano superiore.
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sala del pian terreno |
Le sale tendenti al rustico, non hanno uno stile ben preciso, ma l'occhio viene attirato dai numerosi quadri alle pareti.
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sala al primo piano |
I piatti sono quelli tipici del territorio con qualche rivisitazione.
Buono il rapporto qualità/prezzo.
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Conchiglie caserecce con salsa allo zafferano, asparagi, menta e speck |
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Carne cruda battuta al coltello con mousse di caprino e cialda croccante di parmigiano |
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Tagliolini alle ortiche al ragù di salsiccia di Bra |
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Bavarese alla vaniglia e frutto della passione |
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Strudel di mele |
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CASTIGLIONE FALLETTO
Castiglione Falletto sorge ai piedi del suo massiccio castello.
Il borgo ha probabilmente origini romane, dato che nelle mura del
castello è stata ritrovata la lapide funeraria di un ciabattino romano.
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borgo di Castiglione Falletto |
Intorno all'anno Mille fu costruito come punto d'avvistamento il torrione centrale, intorno al quale fu eretta in seguito la rocca militare.
Nel medioevo il borgo era di proprietà del Marchesato di Saluzzo.
Nel 1225 Bertoldo Falletti ricevette il feudo dai Marchesi di Salluzzo in cambio di alcuni privilegi militari.
A lui si devono le sembianze del castello attuale.
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castello di Castiglione Falletto |
La fortezza a pianta quadrangolare, oltre al torrione centrale, ha due torri cilindriche e bastioni.
Al suo interno racchiude un giardino su due livelli.
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ingresso del castello di Castiglione Falletto |
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una torre cilindrica del castello |
I Falletti di Alba mantennero il feudo fino al XVII secolo e aggiunsero il loro nome a quello del paese.
Nel 1601 il borgo passò ai Savoia, dopo il trattato di Lione.
Nel XVIII secolo fu anche signore del borgo il poeta arcadico Giuseppe Cerutti.
In seguito Castiglione Falletto passò a diverse famiglie nobiliari tra i quali i Caramelli, i Clarotto e dal 1870 i Vassallo di Doglieni.
Oggi il castello è proprietà privata e visitabile solo esternamente.
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L'attuale
Chiesa Parrocchiale di S.Lorenzo era anticamente la cappella gentilizia di
S.Maria in Castrum, che divenne nel 1500 parrocchiale e aperta alla popolazione.
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bastioni del Castello e Chiesa di S.Lorenzo |
Da luogo di culto in stile romanico, venne trasformata in stile neogotico nel 1893.
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Chiesa di S.Lorenzo |
La facciata e le volte della chiesa furono decorate da Fedele Finati.
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facciata della chiesa (Fedele Finati) |
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facciata della chiesa (Fedele Finati) |
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volte della chiesa (Fedele Finati) con angeli in stucco (bottega di Carlo Musso - XIX sec.) |
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interno della chiesa |
Nel coro si trova un'opera di Tommaso Pavia datata 1872, rappresentante l'
Immacolata Concezione con quattro angioletti, con Sant'Anna che indica S.Lorenzo genuflesso (S.Lorenzo e Sant'Anna sono i patroni di Castiglione Falletto).
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Immacolata Concezione con Sant'Anna e S.Lorenzo (Tommaso Pavia - 1872) |
Su l'altare laterale di Sant'Andrea si trova una pala ovale che rappresenta l'
Immacolata Concezione, Sant'Andrea e S.Francesco, opera di Pietro Paolo Operti.
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Immacolata Concezione, Sant'Andrea e S.Francesco (Pietro Paolo Operti) |
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Vicino al castello si trova la
torre campanaria, eretta nel 1645 presso il portico del forno comune, dove si riuniva il Consiglio della Comunità.
L'orologio venne acquistato nel 1780.
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torre campanaria |
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Non distante si trova l'
Oratorio della Confraternita dei Ss.Rocco e Sebastiano (ex
Confraternita del Gonfalone), eretto nel XVI secolo dall'associazione religiosa laica dei "Battuti Bianchi".
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Oratorio della Confraternita dei Ss.Rocco e Sebastiano |
La finestra polilobata è del1757, il portone risale al 1876 e il campaniletto al 1882.
Al suo interno è conservata una campana del 1840 appartenuta alla
torre campanaria.
RISTORANTE LE TORRI
www.ristoranteletorri.it
Piazza Vittorio Veneto 10
0173 62937
GIUDIZIO
Nel centro del borgo medievale di Castiglione Falletto si trova questo ristorante visitato a pranzo in compagnia di amici.
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ingresso al Ristorante Le Torri |
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patio d'ingresso |
Superato il patio d'ingresso, ad accoglierci una sala arredata con gusto e con tavoli ben apparecchiati.
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sala del ristorante |
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sala del ristorante |
Il menù è vario, legato al territorio ma
con spunti creativi interessanti.
I piatti sono ben presentati sia nell'impiattamento che nella ricerca cromatica.
Avendo scelto piatti differenti, abbiamo potuto assaporare e apprezzare gran parte delle proposte, tutte molto ben equilibrate.
E' posta molta attenzione alle materie prime, di ottima qualità.
Il pane, in diverse varianti, è ottimo.
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mise en bouche |
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Tris di antipasti Le Torri |
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Peperone arrostito, nocciola e acciuga |
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Ravioli al cacao e Blu di bufala |
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Ravioli del Plin al fondo bruno |
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Risotto Carnaroli, crema di carote, stracchino e mandorle salate |
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Tajarin al ragù di Fassona |
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Cremoso al cioccolato con frutto della passione |
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Bonet |
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Tartelletta alla mela |
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gelato con Barolo Chinato |
Il servizio è accurato e la padrona del locale molto gioviale e gentile.
Sulla terrazza con vista sulle colline circostanti, siamo stati invitati a concludere con
il caffè e piccola pasticceria la nostra degustazione enogastronomica.
Un viaggio nei sapori delle Langhe davvero accattivante.
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RODDI
Roddi è un borgo medievale posizionato su un poggiolo che domina la valle del fiume Tanaro.
Il suo nome avrebbe origini celtiche: "
Raud" o "
Rod" significava "
fiume", e testimonierebbe l'origine preromana di Roddi.
Da fonti antiche (precisamente dal De Bello Gothico di Claudiano), sulle colline che Roddi sovrasta, si svolsero la Battaglia dei Campi Raudii
(101 a.C.), dove il console Caio Mario sconfisse un corpo di spedizione
della tribù germanica dei Cimbri (anche se la maggior parte degli
studiosi localizza a Vercelli il sito della battaglia), e anche la Battaglia di Pollenzo in cui il generale Stilicone sconfisse i Goti di Alarico (402
d.C.).
Il borgo albese, l'antico
Castrum Rhaudium posseduto dal conte Oberto, si articola in modo concentrico intorno al suo
castello, alla
torre campanaria e alla
Piazza del Municipio, classificata dalla Regione Piemonte tra le piazze più belle del Piemonte
.
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Piazza del Municipio con castello e Parrocchiale dell'Assunta |
Nel 980 il
castrum fu ceduto ai benedettini del
Monastero di S.Pietro di Breme.
Ebbe successivamente molti feudatari tra i quali nel '300 i Falletti, famiglia nobile albese.
Il massiccio
castello, con una struttura a
donjon come quella di Serralunga, risale al XI secolo.
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facciata più recente del castello |
Il
castello del XIV secolo è costituito da un corpo centrale a tre piani
con due torri cilindriche: su di un angolo la torre maestra alta e
snella, decorata nella parte superiore, e sull'altro angolo una torre
più piccola e pensile.
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palatium e torre cilindrica più alta |
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torre cilindrica più alta |
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particolare della muratura del castello |
All'ultimo piano presenta delle caditoie.
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ultimo piano del castello con caditoie |
Un ponte levatoio permetteva di superare un fossato oggi scomparso.
Oggi si accede al castello da un cortile esterno, realizzato su di un terrapieno e recintato.
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ingresso al castello |
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cortile d'ingresso |
Nel XVI/XVII secolo il castello è stato ampliato verso
nord con una manica a pianta rettangolare.
Questa costruzione comprendeva un salone con un
portico antistante poi tamponato.
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facciata della manica con portico tamponato |
All'interno del castello molti ambienti sono ancora da restaurare, in alcuni i pavimenti sono in terra, ma anche così hanno il loro fascino.
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ambiente con tamponature |
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ambiente con travi a vista |
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dentro la torre |
Alcuni ambienti hanno soffitti lignei a cassettoni dipinti (1300/1400), altri volte con costolature dipinte.
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volta con costalatura dipinta |
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ambiente con soffitto a cassettoni dipinti e affreschi sovrapposti sulle pareti |
Sulle pareti emergono affreschi, anche a tema religioso.
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affresco a tema religioso |
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affresco a tema religioso |
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affresco a tema religioso |
Nei sotterranei vi sono le cucine storiche del 1500.
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cucina storica |
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cucina storica |
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cucina storica |
Vi sono anche due camini, di cui uno con sovrastante stemma araldico in un salone.
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sala del castello con camino e stemma araldico |
Dal 1526 il castello appartenne a Gaio Francesco della Mirandola, nipote del grande umanista e filosofo Pico della Mirandola.
Nel 1690 passò alla famiglia Della Chiesa di Saluzzo, marchesi di Cinzano, e dopo il Congresso di Vienna fu acquistato dai Savoia (1836).
Dal 2001 il castello è proprietà del Comune di Roddi ed è in fase di restauro.
Al Castello è accostato un edificio a pianta rettangolare (la
Pertinenza), forse una scuderia per cavalli.
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Pertinenza |
In questa parte restaurata del castello ha sede la
scuola di cucina "Terra" che in una moderna cucina didattica tiene corsi sulla cucina del territorio e in particolare sul Tartufo Bianco d'Alba (
http://www.terra.academy/).
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ambiente del castello restaurato |
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ambiente del castello restaurato |
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ambiente del castello restaurato |
E' stato inaugurato anche il ristorante annesso alla scuola.
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ristorante nel castello |
Nella zona restaurata del castello vi si trova anche un piccolo
museo dedicato a Giacomo Morra, a cui si deve la notorietà mondale del tartufo bianco d'Alba.
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Museo Giacomo Morra |
http://www.castellodiroddi.it
http://www.barolofoundation.it/it/castello-roddi.php
Orario: maggio/giugno sabato 15.00/18.00
domenica e festivi 10.30/12.30 14.00/18.00
luglio/agosto domenica e festivi 10.30/12.30 14.00/18.00
settembre/12 novembre sabato 15.00/18.00
domenica e festivi 10.30/12.30 14.00/18.00
Costo: 5€
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Su
Piazza del Municipio sorge la
Parrocchiale dell'Assunta del XVIII secolo, costruita su un sito più antico.
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Parrocchiale dell'Assunta |
Un tempo, per permettere ai signori del castello di assistere alle funzioni religiose, vi era un passaggio-ponte coperto tra la chiesa e il castello.
La
torre campanaria di Roddi è del XIII secolo.
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torre campanaria |
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Roddi è anche sede dell'unica
"Università" per cani addomesticati alla ricerca del tartufo, il
tuber magnatum pico.
Fu fondata nel 1880 dal contadino Antonio Monchiero e si trova affianco al castello.
Dal belvedere si può ammirare un panorama che spazia fino alle Alpi Cozie e Graie.
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panorama sulle Langhe |
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DIANO D'ALBA
Diano d'Alba è un borgo delle Langhe posto in posizione panoramica su uno sperone di arenaria.
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Diano d'Alba |
Il suo nome derivererebbe forse da Diana, dea romana della caccia e protettrice dei boschi, che in epoca antica aveva in questa zona un bosco sacro a lei dedicato.
All'ingresso del paese vi era un tempo un tempietto o edicola, sempre dedicato a Diana.
Diano d'Alba è stato sotto il dominio dei Liguri, poi dei Romani.
La Contea di Diano d'Aba (
Comitatus Dianensis), era in età carolingia tanto potente da competere con Alba: a Diano d'Alba vi risiedeva l'amministrazione locale, mentre Alba era la sede del Vescovo.
E' stata contesa tra varie casate: i Marchesi di Busca, i Gonzaga di Mantova, e infine i Savoia, dopo il
Trattato di Cherasco (1631).
Intorno all'anno Mille si era costruito il primo nucleo del
castello, per difendersi dalle incursioni saracene.
Il castello fu poi ampliato e potenziato dai vescovi Oberto e Robaldo, divenendo così nel X/XI secolo il più forte della provincia.
Fu distrutto nel 1631 dal duca Vittorio Amedeo I di Savoia per punizione contro gli albesi che non volevano sottomettersi.
Ceduto ai Conti Ruffino di Savignano, il feudo rimasse nelle loro mani fino al 1856 quando la casata si estinse.
Il
Palazzo Ruffino, oggi
Palazzo Comunale, sorge poco distante dai resti dell'antico
castello.
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Palazzo Ruffino/Palazzo Comunale |
Costruito nel XVI secolo, fu riedificato a metà del 1700 in stile barocco piemontese.
Nel 1800 fu acquistato dal Comune.
Tra il
Palazzo Comunale e i resti dell'antico
castello fu edificata la
Chiesa Parrocchiale di S.Giovanni Battista tra il 1763 e il 1770, dall'architetto C.F.Rangone, in stile barocco piemontese, sotto l'influenza della scuola dello Juvarra.
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Chiesa Parrocchiale di S.Giovanni Battista |
Ha una facciata a portico.
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facciata a portico della chiesa |
L'interno, ad unica navata, è decorato con fregi e capitelli in oro, e con scene a tema evangelico eseguite da Rodolfo Morgani aiutato da Fedele Finati.
Sono conservati otto dipinti: l
'Esposizione della Sindone di Antonio Tempesta (donato dai Savoia), il
Battesimo di Gesù di Beaumont, e altre sei tele opere di Claret.
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interno della chiesa |
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decorazioni a stucco in oro e scene evangeliche R.(Morgani e F.Finati) |
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altare maggiore |
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organo |
La
torre campanaria a cuspide è del 1734.
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Torre campanaria |
Dal
belvedere creato sui resti dell'antico castello, s'individuano le colline delle Langhe del Barolo a ovest, le colline del Barbaresco a sud, e l'Alta Langa a est.
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belvedere di Diano d'Alba |
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panorama dal belvedere |
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panorama dalla Parrocchiale di S.Giovanni Battista |
Diano d'Alba è un balcone naturale sulle colline che la circondano, coperte da boschetti e vigneti a perdita d'occhio.
Oltre ad essere uno dei comuni produttori del Barolo, Diano d'Alba è anche nota per essere la zona dove viene prodotto il
Dolcetto di Diano D'Alba DOCG.
Il 60% degli ettari vitati di questa zona sono infatti dedicati a questo vino di colore rosso rubino tendente al violaceo, dal profumo fruttato e di ciliegia marasca e mora, dal sapore asciutto, con qualche nota finale di mandorla.
Deve avere una gradazione alcolica minima di 11,5°.
Dopo 18 mesi d'invecchiamento e una gradazione alcolica di 12,5° può dirsi "Superiore".
Si abbina bene a paste ripiene, ragù, salumi, bolliti, arrosti, polenta, formaggi semiduri.
CONCLUSIONI
Un viaggio tra le dolci colline delle Langhe equivale ad un percorso dei sensi...si può scegliere il senso della vista e ammirare gli splendidi panorami che dai suoi borghi si possono vedere, spaziando a 360° in quel paesaggio che si estende tra il mare e le Alpi, colorato in modo diverso a seconda delle stagioni in cui si visita questa terra, costellata di vigne, borghi medievali e castelli...oppure, compiendo un viaggio enogastronomico, c'è la possibilità di affinare il senso del gusto e dell'olfatto: i prodotti agroalimentari di quest'area, vino, tartufi, nocciole, formaggi e ottima carne, offrono sensazioni piacevolissime...e l'udito è appagato dai silenzi della campagna, che a volte divengono frastornanti...e infine il tatto: nel 2014 le Langhe, insieme ai territori del Roero e del Monferrato, sono stati dichiarati dall'Unesco Patrimonio Mondiale dell'Umanità, e viaggiando tra queste terre si può "toccare con mano" la possibilità e la volontà di trasmettere tutto questo alle generazioni che verranno: "un paesaggio culturale, il risultato di un'azione combinata dell'uomo e della natura".
1 commento:
Vista, gusto, tatto .... aggettivi perfetti per descrivere queste terre "Le Langhe" . La tranquillità che si "respira" in questi luoghi è appagante e aiuta il viaggiatore a rilassarsi ammirando il bel paesaggio, sorseggiando un ottimo vino e gustando un cibo eccellente! Hai descritto questi luoghi alla perfezione.... brava!
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