domenica 24 marzo 2019

Napoli: il DOMA, il Museo di S.Domenico Maggiore


All'interno del complesso monastico di S.Domenico Maggiore, che si erge nel centro storico di Napoli, si può visitare il DOMA, il museo che permette la visita della Sagrestia con le tombe aragonesi, della Sala degli Arredi Sacri, della Cella di S.Tommaso d'Aquino.

L'accesso al museo avviene dalla Basilica di S.Domenico Maggiore, nella navata destra, dove è posta la Sagrestia.

La Sagrestia, decorata in stile barocco, è un ambiente a pianta rettangolare, progettato da Giovan Battista Nauclerio nel XVIII secolo.

Sagrestia della Basilica di S.Domenico Maggiore
Lungo le pareti si trovano gli stalli in noce realizzati da Domenico Russo su disegno di Giovan Battista Nauclerio.

stalli lignei della Sagrestia (Domenico Russo su dis.Nauclerio)
La volta della Sagrestia fu affrescata nel 1709 da Francesco Solimena con il Trionfo della Fede sull'Eresia ad opera dei Domenicani.

volta della Sagrestia
volta della Sagrestia: Trionfo della Fede sull'Eresia ad opera dei Domenicani (Francesco Solimena - 1701/1707)
Nel pavimento della Sagrestia, vicino all'ingresso, è posta la lastra tombale di Richard Luke Concanen, il primo vescovo cattolico di New York, morto a Napoli nel 1810 senza mai aver raggiunto l'America (il blocco continentale impediva alle navi di salpare per il Nuovo Continente).

lastra tombale di Richard Luke Concanen (XIX sec.)
Un bassorilievo trecentesco che raffigura la Maddalena è posto vicino alla porta laterale sinistra della Sagrestia.

Maddalena (XIV sec.)
Sul ballatoio che corre su tre lati della Sagrestia (chiamato "passetto dei morti"), posto a quasi quattro metri d'altezza, si trovano allineate le cosiddette Arche aragonesi, 38 feretri che hanno contenuto i corpi (alcuni imbalsamati) di 10 re e principi aragonesi, e di nobili napoletani, morti tra il XV e XVI secolo.

ballatoio della Sagrestia con le Arche aragonesi / da sinistra: Alfonso V d'Aragona, Fernando I , Fernando II e Giovanna IV
Otto feretri sono stati trovati vuoti mentre uno conteneva una doppia sepoltura.
Solo per 18 corpi è stata possibile una identificazione certa.

Le casse lignee, disposte su due file sovrapposte e ornate di decorazioni pittoriche, stemmi e nomi dei defunti, sono ricoperte da preziosi tessuti (sete, broccati,...).

ballatoio della Sagrestia con le Arche aragonesi
ballatoio della Sagrestia con le Arche aragonesi (l'arca coperta con un drappo verde appartiene a Isabella d'Aragona)
ballatoio della Sagrestia con le Arche aragonesi
Le casse, raccolte nella Sagrestia da Filippo II di Spagna nel 1594, erano state inizialmente posizionate nel Coro della basilica, ma vennero qui spostate per meglio conservarle dai frequenti incendi.

Vi era anche qui deposta l'arca con un ritratto di Alfonso V realizzato nel XVII secolo, prima che i resti del re morto nel 1458 fossero traslati nel 1666 in Spagna (Monastero di S.Maria di Plobet in Catalogna).
Hanno qui trovato sepoltura anche re Ferrante I d'Aragona (che venne colpito da un tumore all'intestino), re Ferrante II (morto di malaria), la regina Giovanna (moglie di Ferdinando II), di Isabella Sforza d'Aragona (duchessa di Milano forse affetta da sifilide), di Fernando Francesco d'Avalos (marchese di Pescara morto di tisi), di Pietro d'Aragona (III duca di Montalto morto a dodici anni), di Antonio d'Aragona (IV duca di Montalto), di Giovanni d'Aragona (morto a cinque anni), di Ferdinando Orsini (duca di Gravina), di Maria d'Aragona (marchesa di Vasto, era malata di sifilide), di Luigi Carafa (principe di Stigliano colpito da tumore al colon), di Ferdinando Orsini (duca di Gravina che venne colpito da tumore cutaneo al volto).
CURIOSITÀ: c'è chi ipotizza che tra i corpi non identificati delle arche ci possa essere anche quello di Leonardo da Vinci che ebbe una relazione con Isabella d'Aragona qui sepolta con due dei suoi figli.

Sulla parete di fondo della Sagrestia si apre la Cappella Milano.

Cappella Milano
stemma famiglia Milano
sacello della famiglia Milano
Sull'altare barocco, realizzato da Bartolomeo e Pietro Ghetti (1624/1626), è posta una pala di Fabrizio Santafede raffigurante un'Annunciazione.

altare della Cappella Milano (Bartolomeo e Pietro Ghetti - 1624/1626)
particolare dell'altare della Cappella Milano (Bartolomeo e Pietro Ghetti - 1624/1626)
Annunciazione (Fabrizio Santafede)
I due affreschi che decorano le arcate laterali della cappella sono opera di Giacomo Del Po (1715) e raffigurano due esponenti della famiglia Milano: Giacomo IV Milano principe di Ardore e del Sacro Romano Impero e Gian Domenico Milano marchese di S.Giorgio e di Polistena.

affreschi Cappella Milano (Giacomo Del Po - 1715) con ritratto di Giacomo IV Milano
affreschi Cappella Milano (Giacomo Del Po - 1715) con ritratto di Gian Domenico Milano

La visita continua con la Sala degli Arredi Sacri o Sala del Tesoro, posta sulla destra della Sagrestia e chiusa da una porta in legno intagliata del XVI secolo, attribuita a Cosimo Fanzago.
Questo ambiente era la Sala del Capitolo nel XIII secolo.

porta lignea della Sala degli Arredi Sacri (attr.Cosimo Fanzago)
Sala degli Arredi Sacri con volta sostenuta da una colonna medievale
Il pavimento della sala, con al centro una colonna, è in cotto maiolicato.

pavimento in cotto maiolicato della Sala degli Arredi Sacri (Donato e Giuseppe Massa - XVIII sec.)
pavimento in cotto maiolicato della Sala degli Arredi Sacri (Donato e Giuseppe Massa - XVIII sec.)
Questa sala fu costruita nel 1690 per custodire le teche d'argento con i cuori di Carlo II d'Angiò, Alfonso I d'Aragona e Ferdinando I di Napoli.
Queste teche furono fuse e dei cuori se ne persero le tracce durante l'occupazione francese del XIX secolo.

La mostra permanente degli oggetti, che vanno dal XV al XIX secolo, si suddivide in quattro sezioni.

Le Arche aragonesi:
in occasione delle anali scientifiche alle quali furono sottoposte le mummie contenute nelle Arche aragonesi, i resti dei corpi vennero svestiti e gli abiti, scarpe, foderi, pugnali e cuscini ancora ben conservati furono riposti nei cassetti del primo armadio della Sala degli Arredi Sacri.

calze, scarpe e corpetto
abito damascato di Isabella Sforza d'Aragona
cuscino in seta e argento di Ferrante I d'Aragona
abito damascato femminile e sottoveste di un membro della famiglia reale
abito, scarpe e cappello di Don Pietro d'Aragona
scarpe, pantaloni maschili e fodero di spada
abito di Francesco Ferrante d'Avalos marchese di Pescara
abito maschile
corpetto maschile
pantaloni e calze maschili
abito di bambino della famiglia aragonese
abito di bambino della famiglia aragonese
abito, calzature e cuscino

Le Processioni
Nel secondo armadio sono conservati busti di Santi domenicani in cartapesta e argilla argento (XVIII secolo), candelabri "a giardinetto" in ferro battuto, vasi portapalma in legno dorato (XIX secolo).

armadio della sezione "Le Processioni" con busti di Santi domenicani
busto di S.Vincenzo Ferrer (XVIII sec.) / vasi portapalma
busto di S.Luigi Bertrando / candelabro a"a giardinetto"
statua di Sant'Agnese (XVIII sec.)
busto di S.Raimondo di Peñafort (XVIII sec.)
E' anche presentato in questa sezione un arazzo con Carro del Sole di manifattura napoletana (XVII secolo).

arazzo con Carro del Sole (manifattura napoletana - XVII sec.)
L'arazzo fu donato, insieme ad altri dedicati alle Storie e Virtù di S.Tommaso d'Aquino, nel 1799 da Vincenza d'Aquino Pico che li aveva commissionati in onore del suo antenato.

armadio che contiene l'arazzo con Carro del Sole (manifattura napoletana - XVII sec.)
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Il Tesoro
In questa sezione sono esposti paramenti sacri (due paliotti d'altare, un piviale e una pianeta del XVIII secolo, una tonacella in seta realizzata nelle seterie di S.Leucio) e oggetti liturgici (un reliquiario di S.Biagio a forma di braccio e una teca che contiene il cuore di un nobile napoletano).

paliotto d'altare con i Misteri del Rosario e medaglione con Madonna del Rosario e S.Domenico (XVIII sec.) / vasi portapalma
pianeta (manifattura francese - XVII sec.) / Crocifisso in smalto e bronzo (XIX sec.) / vasi portapalma e candelabri
reliquiario di S.Biagio a forma di braccio / teca con il cuore di un nobile napoletano
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Gli Arredi Sacri
In questa sezione si trovano esposti il busto di S.Domenico e il busto di S.Pio V papa, realizzati in cartapesta nel XVIII secolo.

busto di S.Domenico (XVIII sec.)
busto di papa S.Pio V (XVIII sec.)
Sono conservati in questa sezione anche un Gesù Crocifisso in bronzo e cristallo di rocca (XVII secolo), vasi portapalma e candelieri del XVIII secolo.

Gesù Crocifisso in bronzo e cristallo di rocca (XVII sec.)
E' anche qui conservato una tavola raffigurante un Salvator Mundi di scuola leonardesca, tratto da un dipinto di Leonardo da Vinci venduto all'asta recentemente a 450 milioni di dollari ad un principe degli Emirati Arabi.

Salvator Mundi (scuola leonardesca)
 Il dipinto qui conservato si trovava prima nella Cappella Muscettola della Basilica di S.Domenico Maggiore.
Fu acquistato forse a Milano da Giovan Antonio Muscettola, consigliere di Carlo V.

 Tutti questi oggetti sono qui conservati in quattro grandi armadi in noce del XVII/XVIII secolo, realizzati da Francesco Antonio Picchiatti.

armadi della Sala degli Arredi Sacri
Le ante degli armadi sono dipinte con motivi simili a quelli che decorano il pavimento.

ante dipinte degli armadi della Sala degli Arredi Sacri
serratura degli armadi della Sala degli Arredi Sacri
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Il percorso di visita comprende anche la zona del monastero che ricorda la permanenza a Napoli di S.Tommaso d'Aquino.

interno del Convento di S.Domenico Maggiore
S.Tommaso d'Aquino trascorse nel convento tre periodi: dal 1243 al 1244 (quando ottenne a 19 anni gli abiti dell'Ordine domenicano), dal 1259 al 1261 e da settembre 1272 al febbraio 1274.
Qui insegnò teologia e scrisse parte della "Summa contro i Gentiles" e parte della "Summa Theologiae".
S.Tommaso d'Aquino è l'ottavo patrono di Napoli (fu così nominato nel 1605).

Saliti al primo piano del convento ci si trova nel cosiddetto Corridoio di S.Tommaso, corridoio sul quale si affacciano le celle dei monaci ancora oggi abitate.

Corridoio di S.Tommaso
Il corridoio fu ristrutturato nel 1685.
I 25 dipinti murali con epigrammi riferiti alle Storie della vita di S.Tommaso posti sulle porte delle celle furono realizzati da Domenico Viola.

celle del convento con dipinti delle Storie della vita di S.Tommaso (Domenico Viola)
Storie della vita di S.Tommaso (Domenico Viola)
Storie della vita di S.Tommaso (Domenico Viola)
Tra queste celle si trova anche la Cella di S.Tommaso d'Aquino, abitata dal Santo nel suo ultimo periodi di vita e di permanenza nel convento.

celle dei monaci e Cella di S.Tommaso (sulla destra)
Il portale in marmo della cella è sormontato dal busto di S.Tommaso, opera in marmo di Matteo Bottiglieri (1720).

portale marmoreo della Cella di S.Tommaso
busto di S.Tommaso d'Aquino (Matteo Bottiglieri - 1720)
All'interno della cella, restaurata in stile barocco con soffitti lignei laccati e dorati, costituita da due ambienti (riadattata poi in un piccolo oratorio e sagrestia), sono raccolti oggetti che ricordano il passaggio in questo convento del Santo.

armadio della cella contenente oggetti legati a S.Tommaso
Sulla parete dell'oratorio vi è un dipinto di S.Tommaso d'Aquino di Francesco Solimena.

S.Tommaso d'Aquino (Francesco Solimena)
Si trova nella cella anche un reliquario con l'omero sinistro del Santo, proveniente da Tolosa dove S.Tommaso è sepolto.

reliquiario con l'omero di S.Tommaso d'Aquino
Sull'altare si trova il Crocifisso, opera duecentesca, della visione che ebbe S.Tommaso nella Cappella di S.Nicola nella Chiesa di S.Michele Arcangelo a Morfisa (chiesa che venne parzialmente inglobata nella Basilica di S.Domenico Maggiore).

Crocifissione (XIII sec.)
Si racconta infatti che il Santo, raccolto in preghiera davanti a questa immagine sacra, vide Cristo staccarsi dalla croce e parlargli dicendogli "Bene scripsisti de me Thoma, quam ergo mercedem accipies" (="Hai scritto bene di me, o Tommaso,che ricompensa vuoi? "), riferendosi alla "Summa teologica" scritta da S.Tommaso. E Tommaso rispose "Non aliam nisi te, Domine" (="Nient'altro che te, Signore"). Era il 6 dicembre 1273.
Sono custoditi nella cella anche una mezza pagina di un codice autografo di S.Tommaso (il commento al terzo libro delle "Sentenze" di Pietro Lombardo - il resto del commento è conservato nella Biblioteca Apostolica in Vaticano), la bolla originale di Pio V (1567) che proclama S.Tommaso d'Aquino Dottore della Chiesa (con le firme del papa e di S.Carlo Borromeo), la campanella con cui il Santo annunciava l'inizio delle sue lezioni,

mezza pagina autografa di S.Tommaso d'Aquino
bolla papale di Pio V che proclama S.Tommaso d'Aquino Dottore della Chiesa (1567)
busto processionale di S.Tommaso d'Aquino
campanella (tintinnabulum) con la quale S.Tommaso dava inizio alle sue lezioni

/www.museosandomenicomaggiore.it

Orari: lunedì/domenica   10.00/18.00
Costi: Percorso standard      5€
          (Sagrestia + Sala degli Arredi Sacri) 
          Percorso completo     7€
          (Sagrestia + Sala degli Arredi Sacri + Corridoio S.Tommaso + Cella di S.Tommaso d'Aquino )


CONCLUSIONI
Il Museo di S.Domenico Maggiore, con le tante testimonianze raccolte, fornisce uno spaccato della cultura, dell'arte, della fede, che percorre ottocento anni di storia partenopea.
Questo luogo affascinante offre l'opportunità di scoprire i luoghi in cui ha vissuto il "Doctor Angelicus", come veniva chiamato S.Tommaso d'Aquino, che tra queste mura ha iniziato la sua vita ecclesiastica e che ha passato anche l'ultimo periodo di vita mortale, scrivendo pagine di teologia e insegnandola ai suoi allievi.
E' anche questo il sito in cui si può scoprire la moda dell'epoca aragonese attraverso la collezione dei vestiti appartenuti ad illustri personaggi della corte, i cui corpi sono ancora qui ben conservati.
Un luogo quindi da non mancare alla scoperta della storia di Napoli.




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