domenica 3 marzo 2019

Napoli: la Chiesa di Sant'Angelo a Nilo o Cappella Brancaccio


Nel centro storico di Napoli, percorrendo uno dei tre Decumani della città greco-romana (il Decumano Inferiore, meglio noto come Spaccanapoli), alla fine di Via S.Biagio dei Librai, si incontra uno slargo nel quale trova posto la statua di un vecchio barbuto seminudo e sdraiato su una roccia, con in mano una cornucopia, il braccio poggiante su una Sfinge e i piedi appoggiati sulla testa di un coccodrillo: è la statua del Dio Nilo, venerato dai mercanti egiziani, che nel III/II secolo a.C. si erano impiantati in quest'area delle città.

Piazzetta Nilo con la statua del Dio Nilo
Era questo il Quartiere Alessandrino in quanto abitato da Egiziani provenienti da Alessandria d'Egitto, che avevano qui costruito un tempio dedicato a Iside e la statua era un omaggio al fiume Nilo ritenuto un dio e alla loro terra.
Statua del Dio Nilo (II/III sec.d.C.)
Questa statua di età imperiale (II/III secolo d.C.) è anche chiamata dai Napoletani "Corpo di Napoli" in quanto nel medioevo, dopo esserne perdute le tracce, era riapparsa ma senza testa (la testa la persero poi anche la Sfinge e il coccodrillo).

particolare della testa del Dio Nilo e della Sfinge del gruppo scultoreo
 La statua acefala sembrava una figura femminile e alcuni putti attaccati al seno (oggi ne rimane solo uno) la facevano sembrare una madre che allatta i suoi figli, simboleggiando la città di Partenope.
Poi la statua scomparve nuovamente per ricomparire nel 1476 nel Monastero di Santa Maria Donnaromita, divenuto all'epoca sede del Sedile del Nilo.
L'Amministazione della città predispose un'altra testa e la restaurò nuovamente nel 1734 aggiungendo l'epigrafe sul basamento in sostituzione di quella precedente che andò perduta.
epigrafe posta sul basamento della statua del Dio Nilo
La statua in marmo della divinità fluviale indicherebbe il centro esatto di Napoli e custodirebbe i segreti della città (si dice che il dio punterebbe lo sguardo nel punto in cui é nascosto un tesoro).
La statua ha dato il nome ad uno dei Sedili di Napoli (denominato appunto Sedile del Nilo, dopo essere già stato chiamato Sedile Alessandrino), e alla piazzetta sulla quale si trova. 
Anche la Chiesa di Sant'Angelo a Nilo, essendo posizionata nelle adiacenze della piazzetta, ne ricorda il nome.

Chiesa di Sant'Angelo a Nilo
La chiesa, dedicata a Sant'Angelo, è però anche nota come Cappella Brancaccio, essendo stata costruita come cappella gentilizia della famiglia Brancaccio, una delle più antiche e nobili casate di Napoli, fondatori della prima biblioteca pubblica napoletana aperta nel 1690 (oggi divenuta la Biblioteca Nazionale di Napoli).

 Chiesa di Sant'Angelo a Nilo vista da Piazza S.Domenico Maggiore
La cappella fu commissionata nel 1385 dal cardinal Rinaldo Brancaccio, uno dei più fedeli consiglieri di papa Martino V, e fatta costruire vicino al suo palazzo famigliare e all'Ospedale dei poveri di Sant'Andrea da lui fatto restaurare.

stemma cardinalizio di Rinaldo Brancaccio posto all'esterno della Chiesa di Sant'Angelo a Nilo
La facciata principale della chiesa, a due ordini scanditi da finte colonne con capitelli corinzi e dipinta in grigio e rosso, è affiancata dal campanile.

facciata principale e campanile della Chiesa di Sant'Angelo a Nilo
Questa facciata é rivolta su Via Mezzocannone e presenta un portale gotico-catalano dotato di architrave con figure in mezzorilievo di Santi e Angeli e un affresco su oro nella lunetta dove sono raffigurati la Vergine e i Santi Michele e Baculo che presentano il cardinale Brancaccio (S.Baculo era un membro della famiglia Brancaccio che divenne vescovo di Sorrento), opera del XV secolo attribuita a Perinetto da Benevento.

portale della facciata principale della chiesa
Il portone ligneo del XVI secolo presenta sei figure intagliate: S.Pietro, S.Lorenzo, Sant'Antonio da Padova, S.Paolo, S.Giovanni Evangelista e S.Domenico.

portale ligneo: S.Paolo e S.Giovanni Evangelista
portale ligneo: S.Domenico
portale ligneo: S.Pietro e S.Lorenzo
portale ligneo: Sant'Antonio da Padova

La facciata laterale, che affaccia sull'angolo Sud-Est di Piazza S.Domenico Maggiore, ha un portale della seconda metà del XV secolo nella cui lunetta era posta la statua di S.Michele Arcangelo oggi esposta al Museo dell'Opera di S.Lorenzo Maggiore, in deposito conservativo perché oggetto di un tentato furto.
facciata laterale della facciata principale della Chiesa di Sant'Angelo a Nilo
portale laterale (XV sec.)
S.Michele Arcangelo (autore ignoto napoletano - XV sec. - Museo dell'Opera di S.Lorenzo Maggiore)
Sul portone ligneo sono raffigurati ad intaglio l'Arcangelo Gabriele, S.Giovanni Battista, S.Giovanni della Croce, la Maria Annunziata, S.Michele e Sant'Agnese.

portale laterale del XV secolo e portone ligneo del XVI secolo (dall'alto: Annunciata/ S.Michele/Sant'Agnese)
Il portale di questa facciata è affiancato da due nicchie nelle quali trovano posto le due statue di due Sante della famiglia Brancaccio: S.Candida Seniore (la donna ebrea che si convertì al Cristianesimo dopo essere stata guarita da S.Pietro e le cui reliquie sono conservate nella chiesa) e S.Candida Iuniore (la pia donna del VI secolo ritenuta erroneamente una Santa).
Le statue furono realizzate da Bartolomeo Granucci.

S.Candida Seniore (Bartolomeo Granucci)
S.Candida Iuniore (Bartolomeo Granucci)
Si entra nella chiesa da questo ingresso laterale.
La chiesa, originariamente realizzata in stile tardogotico, fu ampliata nel 1535 e rimodellata in forme barocche, come oggi ci appare, nel 1709 da Arcangelo Guglielmelli.
L'interno della chiesa presenta una navata unica senza transetto.

navata della Chiesa di Sant'Angelo a Nilo
Gli stucchi delle pareti raffiguranti emblemi e busti sepolcrali di cardinali della famiglia Brancaccio  furono disegnati da Arcangelo Guglielmelli e realizzati da Bartolomeo Granucci.

stucchi con busti ed emblemi della famiglia Brancaccio sulla parete destra della navata della chiesa
stucchi con busti ed emblemi della famiglia Brancaccio sulla parete sinistra della navata della chiesa (sopra il portale il busto di Tiberio Brancaccio capitano generale della cavalleria dell'esercito di Catalogna)
busto di Lelio Brancaccio (marchese di Montesilvano e cavaliere dell'Ordine di Malta)
Le uniche due cappelle della chiesa si trovano sul lato destro della navata, come anche l'ingresso alla Sagrestia che a sua volta permetteva l'accesso al palazzo nobiliare della famiglia Brancaccio.

Partendo dall'ingresso principale, lungo il  lato destro della navata, una cancellata settecentesca in ferro battuto e ottone (opera di Giovan Battista Neuclerio), racchiude la Cappella di S.Candida Iuniore, che custodisce le reliquie di Maria Teresa Candida Brancaccio, la matrona del VI secolo dalla quale il cardinale Rinaldo Brancaccio pensava di discendere.

Cappella di S.Candida Iuniore
Sull'altare della cappelle si trova la pala Visione di S.Candida di Carlo Sellitto.

Visione di S.Candida (Carlo Sellitto - 1614)
Sulla parete destra della cappella è collocata la Tomba di Luigi Stuart, figlio di Carlos Miguel Fitzjames Stuart XVI duca d'Alba e duca di Berwick (XIX secolo).

Segue la porta d'ingresso della Sagrestia e l'accesso al Palazzo Brancaccio.
Più oltre si trova un altare con la pala raffigurante Santi in adorazione del Volto Santo di Giovan Battista Lama, allievo di Luca Giordano e pittore di fiducia della famiglia Brancaccio.

Santi in adorazione del Volto Santo (Giovan Battista Lama)
Alla destra dell'altare maggiore si trova la Cappella con il Sepolcro del cardinale Rinaldo Brancaccio.

Sepolcro del cardinale Rinaldo Brancaccio (Donatello, Michelozzo, Pagno di Lapo e altri - 1426/1428)
Il sepolcro dorato e policromo fu realizzato in marmo di Carrara da Donatello, Michelozzo Michelozzi e da aiuti, tra i quali Pagno di Lapo Portigiani.
Fu scolpito a Pisa tra il 1426 e il 1428 e fatto arrivare a Napoli via mare.
Esecutore testamentario fu Cosimo dei Medici che commissionò il monumento a Donatello.
Il sepolcro, testimonianza della transizione tra la fase gotica e quella rinascimentale, era posizionato in origine su una delle pareti della cappella per poter esaltare tramite la luce laterale e radente gli effetti tonali e il modellato del bassorilievo.

Il sepolcro ha un impianto rinascimentale a baldacchino con arco sorretto da due colonne con capitelli compositi, sormontate da due coppie di lesene scanalate con capitelli dorati che fiancheggiano l'arco.

Tra una ridotta cortina sorretta da due Angeli si trovano scolpiti la Madonna col Bambino e i Santi Michele e Giovanni Battista.
Tra i due Angeli è posta una lastra commemorativa in onore del cardinale.

Il fronte della cassa sepolcrale, sulla quale si trova la realistica figura giacente del defunto, è decorato con un bassorilievo raffigurante l'Assunzione della Madonna realizzato da Donatello con la tecnica dello "stiacciato"(un rilievo bassissimo che intende dare una riduzione in prospettiva del volume reale dei corpi, conseguendo così un valore pittorico).
Ai lati del rilievo vi sono gli stemmi cardinalizi di Rinaldo Brancaccio.

particolare del Sepolcro del cardinale Rinaldo Brancaccio: Assunzione della Madonna (Donatello - 1426/1428)/ stemmi cardinalizi di Rinaldo Brancaccio
La cassa sepolcrale è retta da tre figure femminili, tre Cariatidi che simboleggiano le tre Virtù teologali.

particolare del Sepolcro del cardinale Rinaldo Brancaccio: (Donatello, Michelozzo, Pagno di Lapo e altri - 1426/1428): Cariatidi / sarcofago con giacente
Il monumento presenta nella parte alta un frontone mistilineo a cuspide con al centro la raffigurazione del Padreterno affiancato da due conchiglie e da due Angeli che suonano le trombe dorate.

particolare del Sepolcro del cardinale Rinaldo Brancaccio (Donatello, Michelozzo, Pagno di Lapo e altri - 1426/1428): Madonna col Bambino e i Santi Michele e Giovanni Battista /Padreterno /Angeli reggicortina / Angeli con trombe
Non si sa con precisione come gli artisti che parteciparono a questo capolavoro del Rinascimento toscano a Napoli si siano spartiti i compiti: di Michelozzo è l'impianto dell'opera, gli Angeli reggicortina e la Madonna col Bambino e i due Santi, mentre Donatello certamente realizzò il rilievo dell'Assunzione, e forse la testa e le mani del defunto e la testa della Cariatide centrale.
Sulla parete sinistra della cappella si trova la quattrocentesca Sepoltura di Pietro Brancaccio realizzata da Jacopo della Pila.

Sepoltura di Pietro Brancaccio (Jacopo della Pila - 1483)
L'altare maggiore, capolavoro dell'intaglio napoletano del tardo Seicento, è opera di Arcangelo Guglielmelli.

altare maggiore (disegno di Arcangelo Guglielmelli)
Sull'altare trova posto la tavola di S.Michele Arcangelo realizzata da Marco Pino da Siena nel 1573 in uno stile manieristico fiammeggiante.

S.Michele Arcangelo (Marco Pino da Siena - 1573)
Alla sinistra dell'altare maggiore si trova il barocco Monumento funebre dei cardinali Francesco Maria e Stefano Brancaccio, realizzato da Pietro e Bartolomeo Ghetti (1648).

Monumento funebre dei cardinali Francesco Maria e Stefano Brancaccio (Pietro e Bartolomeo Ghetti - 1648)
La cassa funebre è sorretta da due leoni.
Sono raffigurati sul monumento elementi che simboleggiano i traguardi raggiunti dai due cardinali (zio e nipote) in campo ecclesiastico, militare e letterario.
La Storia e la Fama scrivono le lodi dei due defunti.
Sulla destra della piramide è raffigurata la Morte.
Al vertice del monumento si trova un medaglione nel quale sono raffigurati i volti dei due cardinali mentre sulla sommità è posto lo stemma della famiglia.

Sull'altare posto sul lato sinistro della navata si trova la copia di una Pietà attribuita a Jusepe De Ribera (l'originale è conservato nel Tesoro della Certosa di S.Martino).

Pietà (copia  attr. Jusepe De Ribera - originale nel Tesoro della Certosa di S.Martino)
Sull'altare del lato sinistro della navata più vicino all'ingresso principale della chiesa si trova una tela di cui non ho trovato purtroppo notizie.

Nella controfacciata della chiesa si trova una cantoria lignea intagliata e decorata che racchiude un organo barocco (XVIII).

controfacciata: cantoria lignea con organo barocco
Un telo che copre il soffitto celando anche le parti superiori delle pareti interne della chiesa, nasconde i quattro tondi con Angeli in controfacciata realizzati da Giovan Battista Lama.


Orario: 10.00/12.00   14.00/16.00

CONCLUSIONI
La Chiesa di Sant'Angelo a Nilo, che all'esterno si presenta poco curata e poco notata dai turisti che vi transitano davanti percorrendo una delle strade più battute della città, nasconde al suo interno un vero capolavoro dell'arte rinascimentale e una delle poche opere di Donatello conservate a Napoli.

Oltre a questa infatti, solo un'altra opera del grande maestro si trova nella città partenopea: una Testa di cavallo, detta anche Testa Carafa, esposta nell'atrio d'ingresso del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Testa di cavallo detta Testa Carafa (Donatello - 1456/1466 - Museo Archeologico Nazionale - Napoli)
Singolare è la storia legata a questo capolavoro in bronzo, unica parte realizzata di un monumento mai terminato, commissionato all'artista da re Alfonso il Magnanimo per essere collocato nell'arco superiore della porta trionfale in marmo di Castel Nuovo.
Ma la morte del sovrano, la Guerra dei Baroni e infine la morte dell'artista ne impedirono la portata a termine.

Testa di cavallo detta Testa Carafa (Donatello - 1456/1466 - Museo Archeologico Nazionale - Napoli)
La testa nel 1471 fu spedita da Firenze a Napoli da Lorenzo il Magnifico su richiesta di Ferrante I,che la volle regalare a un suo protetto, Diomede Carafa (ecco perché è nota come "Testa Carafa").
Fino al 1806, anno in cui fù donata al Museo Archeologico Nazionale, la testa fu conservata nel cortile di Palazzo Carafa sul Decumano Inferiore, non distante quindi da questa chiesa.

Palazzo Carafa
La testa fu donata al museo credendo che fosse un 'opera antica di III secolo a.C.
Persa la memoria delle sue origini, si pensava infatti che la testa appartenesse ad un cavallo leggendario, eretto per incanto da Virgilio (considerato oltre che un poeta anche un mago), presso un tempio pagano (posto dove poi venne costruito il Duomo), per guarire i cavalli malati.
Secondo questa leggenda si salvò soltanto la testa perché le altre parti bronzee del cavallo vennero fuse per realizzare le campane del Duomo.
Solo studi recenti hanno attribuito a Donatello la creazione di quest'opera.


2 commenti:

bigia fluorescente ha detto...

Bella e dettagliata descrizione.

Raffaella ha detto...

Grazie!

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