sabato 1 novembre 2014

Palestrina e il Santuario della Dea Fortuna Primigenia


SITO TURISTICO                         www.palestrina.org
                                                       www.tibursuperbum.it
UFFICIO TURISTICO                   Piazza Santa Maria degli Angeli, 2

Palestrina, l'antica Praeneste, è una cittadina laziale in provincia di Roma, posta lungo la via Prenestina.

Vi sono varie leggende riguardanti le sue origini e il suo fondatore, forse Telegono, figlio di Ulisse e della maga Circe, o forse Praenestos, figlio del re Latino e nipote di Ulisse, o forse ancora Ceculo, figlio del dio del fuoco Vulcano, nato da una vergine fecondata da una scintilla del focolare, che lo abbandonò.
Venne ritrovato da alcune vergini ancora in fasce vicino ad alcuni fuochi che gli avevano occultato la vista (da qui il nome che gli diedero).

All'VIII secolo a.C. appartengono le più antiche sepolture della necropoli della Colombella, d'influenza orientalizzante, con corredi principeschi conservati al Museo di Villa Giulia a Roma.
Si pensa quindi che i primi insediamenti risalgano al IX secolo a.C.

resti delle mura dell'antica Preneste incastonati in un edificio
Della città preromana si conservano tratti della cinta muraria in opera poligonale (VII/VI secolo a.C.), che aveva un perimetro di 4 chilometri (parti se ne possono vedere accanto alla Porta del Sole), mentre  l'acropoli della città sorgeva dove si costruì nel X secolo d.C. la Rocca di Castel San Pietro.

mura diell'antica Preneste

mura antiche dell'antica Preneste





In un primo tempo la città fece parte della Lega Latina.
Poi si alleò con Roma, ma quando poi si ribellò a questa, iniziarono gli scontri.
Preneste fu conquistata da Roma e divenne un Municipio (338 a.C.).

Piazza Regina Margherita, l'antico Foro romano
Al centro della città vi era il Foro (in corrispondenza dell'attuale Piazza Regina Margherita e sotto la Cattedrale di Sant'Agapito), formato da vari edifici di epoche diverse.

Piazza Regina Margherita, l'antico Foro romano
Per la sua adiacenza al Santuario della Dea Fortuna Primigenia, il foro fu inizialmente ritenuto un tempio annesso a questo luogo di culto.

Sul lato ovest di Piazza Regina Margherita, sotto la fiancata della Cattedrale, si possono notare il basamento di un tempio costruito in tufo in opera quadrata (forse dedicato a Giove Imperatore), resti del pavimento del foro e dei basoli di una strada.

resti di basolati del foro e gradinata d'accesso al tempio
Faceva parte del foro l'Aula Absidata, inglobata oggi nell'ex Seminario Vescovile.
Era una sala rettangolare, con copertura a capriate, con balconi decorati e semicolonne lungo le pareti, absidata sulla parete di fondo con una semicupola con cinque nicchie, dove si trovavano il famoso mosaico nilotico e un obelisco egiziano, entrambe conservati nel Museo Archeologico Nazionale Prenestino della città (e dei quali parlerò più avanti).

ingresso all'area archeologica nel Seminario
L'Aula Absidata doveva essere un ninfeo o forse un ambiente religioso (forse un santuario dedicato a Iside-Fortuna), legato al santuario etrusco-italico del IV secolo a.C. collegato al Santuario della Dea Fortuna Primigenia, o forse una biblioteca o un archivio.

facciata della Basilica inglobata nel Seminario
Accanto all'Aula Absidata si trovava la Basilica, un luogo dove si svolgevano i processi e gli affari.

colonna della facciata della Basilica






Era un edificio a pianta rettangolare diviso in tre navate da due file di colonne con capitelli italico-corinzi, con finestre nella parte superiore.
Era preceduto da un portico a due ordini con colonne doriche sotto e corinzie sopra.
Nelle murature vi era un'intercapedine per separarla dalla roccia e preservarla dall'umidità.
















zona archeologica del Foro
Accanto alla Basilica vi era il cosiddetto "Antro delle Sorti", una grotta in parte naturale e in parte artificiale, con entrata in blocchetti di tufo.
In esso si trovavano tre nicchie profonde e finte stalattiti.

"Antro delle Sorti"
mosaico dei pesci nell'Antro delle Sorti (di meglio non si poteva fare!)
Il pavimento era costituito da un mosaico con scene marine, eseguito da artisti alessandrini, presente ancora in loco, mancante nel centro di alcune parti perché la pavimentazione di questo ambiente venne usata come piano di cottura della calce.
Probabilmente l'antro era un ninfeo o un santuario dedicato a Serapide o a Iside.
Lo spazio davanti all'Antro delle Sorti presenta un pavimento a piccole tessere bianche

Orario: solo su prenotazione lunedì/venerdì, preavviso almeno due giorni prima.
Il motivo? Ci hanno risposto: "Non abbiamo abbastanza personale"
Se ci si reca alle spalle della chiesa, si può in parte vedere l'area archeologica (dove abbiamo scattato le nostre foto).

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Alle spalle del foro si ergeva il Santuario della Dea Fortuna Primigenia, venuto alla luce durante i bombardamenti del 1944, essendo stato ricoperto da strutture abitative medioevali.

plastico del Santuario della Dea Fortuna Primigenia (Museo Archeologico Nazionale Prenestino)
Il santuario era dedicato alla dea Fortuna Primigenia, cioè la prima nata tra gli dei, una Dea Madre, primordiale generatrice del Cosmo.
In età romana era rappresentata come una madre nell'atto di allattare Giove e Giunone fanciulli, ed era anche la dea della fecondità.

modellino del Santuario della Dea Fortuna Primigenia
Il santuario, addossato alla roccia, si componeva di una serie di sei terrazze collegate tra loro da scale e rampe.

Santuario della dea Fortuna Primigenia
Sulla sommità del santuario si trovava un tempio a pianta circolare con statua della dea Fortuna in veste di guerriera (la dea Fortuna era colei che dava la vita, nutriva e dava la morte, e perciò era anche la dea della guerra).

cavea teatrale
Il tempio era preceduto da un colonnato semicircolare a doppie colonne corinzie che racchiudeva una cavea, un'esedra a gradinate.

Piazza della Cortina
Piazza della Cortina
Sotto di questa vi era la terrazza chiamata oggi Piazza della Cortina.
Era porticata su tre lati con colonne corinzie.

Terrazza dei fornici a semicolonne (in alto) e Terrazza degli Emicicli
Si scendevano delle scale sino alla terrazza detta dei "fornici a semicolonna", luoghi d ristoro per i pellegrini o botteghe.

Terrazza degli emicicli
esedra di sinistra della Terrazza degli emicicli
Altre scale portavano alla "terrazza degli emicicli" dove un portico dorico era intramezzato da due esedre di ordine ionico con soffitto cassettonato.
Era qui che si trovava, davanti all'esedra sulla destra, il pozzo degli auspici.

esedra di destra nella Terrazza degli emicicli
soffitto cassettonato dell'esedra
Il santuario si era affermato soprattutto per il suo potere oracolare.
Cicerone sosteneva che il prenestino Numerio Sufficio avesse rinvenuto, calandosi in un pozzo, le cosiddette "sorti", tavolette di legno da cui si traevano auspici per il futuro.
Sembra infatti che nel pozzo si calasse un fanciullo per prendere da una figura femminile i responsi scritti su queste tavolette e consegnarle a chi aveva posto le domande, in cambio di un contributo.

una rampa del santuario
una rampa del santuario






















Da questa terrazza, con due rampe semicoperte, si poteva scendere alle due terrazze sottostanti, di cui una con cinque ninfei ad emiciclo (vasche lustrali) preceduti da quattro colonne.

Terrazza con ninfei
Terrazza con ninfei
ninfeo del santuario

decorazione del santuario









Scendendo alla base del santuario con scale laterali ci si trovava nel foro.

Il santuario è visitabile con il biglietto che dà anche accesso al Museo Archeologico Nazionale Prenestino (Palazzo Barberini, sulla sommità del monumento).
Orario: 9.00/tramonto
Costo: 5€

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Del II secolo a.C. è anche il propileo, un ambiente rettangolare in blocchi di tufo, in opera incerta e voltato, posto tra il foro e la città bassa, che costituiva le sostruzioni del tracciato dell'antica Via del Sole.

propileo
nicchie del propileo
parte del propileo e muro di sostruzione della Via del Sole
Il propileo fungeva da porta monumentale ed era decorato con nicchie, con fontane, statue e mosaici.
Da qui infatti proviene il mosaico con il "Rapimento di Europa" conservato oggi in un museo in Germania.

Via del Sole
Via del Sole
Via del Sole e propileo
decorazione architettonica lungo la Via del Sole
Il tracciato lungo il propileo è costituito dalla Via degli Arcioni, che prende appunto il nome dagli archi dei dieci ambienti, un tempo tabernae e oggi ancora utilizzati come negozi o rimesse (molto trascurati!).

Via degli Arcioni
antiche tabernae romane
interno delle tabernae
taberna adibita a mostra di utensili vecchi
taberna romana
Lungo Via degli Arcioni, prima del propileo, ci sono anche delle cisterne del II secolo a.C.

Nel 90 a.C. gli abitanti di Preneste ottennero la cittadinanza romana.
Durante la guerra civile la città si schierò con Gaio Mario, e Lucio Cornelio Silla per questo sterminò tutti i cittadini maschi e a Preneste installò una colonia militare.

In seguito la città romana divenne un luogo di villeggiatura di famiglie romane facoltose e anche di imperatori (Augusto, Tiberio e Marco Aurelio).

L'imperatore Adriano fece costruire a Palestrina su una villa di epoca repubblicana la cosiddetta Villa di Adriano, oggi inglobata in parte nel cimitero ottocentesco.

Da questa villa proviene la statua di Antinoo Braschi (oggi nella Sala Rotonda dei Musei Vaticani), la rappresentazione del giovane amante di Adriano in vesti di Bacco.
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Nel medioevo Palestrina divenne una sede suburbicaria, cioè una diocesi del Lazio intorno alla diocesi di Roma.
In quest'epoca cinque suoi cardinali divennero Papi.

cattedrale di S.Agapito
La paleocristiana Cattedrale di Sant'Agapito, dedicata al martire di Palestrina Agapito, della nobile famiglia Anicia, morto sotto Aureliano a soli quindici anni, fu eretta dove vi era il foro romano, sopra l'antico tempio di Giove Imperatore, e nella cripta se ne possono vedere dei resti (massi in tufo in opera quadrata).

navata centrale della cattedrale di S.Agapito
La navata centrale della cattedrale corrisponde alla pianta del tempio del IV secolo a.C. che dopo la Pace di Costantino venne appunto tramutato in chiesa (V secolo d.C.).

Nel IX secolo furono portate le reliquie di Sant'Agapito nella cattedrale.
Si ebbe un restauro del luogo di culto sotto Leone III.

Nel XII secolo la chiesa fu ampliata in forme romaniche, con l'aggiunta delle due navate laterali, l'abside e il presbiterio, l'altare maggiore, il campanile.
Nella facciata le scanalature a raggiera erano forse una meridiana.

Nel 1437 il commissario militare Cardinal Vitelleschi razziò la cattedrale, sottraendole i bronzi delle porte, le campane e traslando le reliquie di Sant'Agapito a Tarquinia (suo paese natale).
Solo nel 1588, per opera di Marcantonio Colonna e di Sisto V, le reliquie ritornarono a Palestrina.
Nel XIX secolo fu rimosso il tetto, demolite le volte, alzato il soffitto e aperte le finestre.
Nel 1957 fu demolito l'avancorpo, restituendo l'aspetto originale alla cattedrale.

Il portale in marmo della cattedrale risale al XV secolo e porta gli stemmi della famiglia dei Della Rovere e dei Colonna.

portale della cattedrale con stemmi dei Della Rovere e dei Colonna
Il campanile terminante con una cuspide, è aperto da trifore con archetti tondi e colonnine di marmo.
Parzialmente demolito dall'attacco del Vitelleschi nel 1437, venne ricostruita la parte alta con gli stessi materiali.

campanile della cattedrale di S.Agapito
L'interno è a tre navate divise da pilastri, con sei cappelle e con soffitto a cassettoni con tela di Cesare Caroselli raffigurante la Vittoria del Cristianesimo su Praeneste.
L'altare del XII secolo ha un paliotto cosmatesco.

soffitto a cassettoni

paliotto cosmatesco



Nell'abside un affresco del XIX secolo rappresenta il martirio di Sant'Agapito.

affresco del Martirio di S.Agapito (abside) - Bruschi
La cattedrale custodisce dipinti del Sermoneta (SS Crocifisso), affreschi del Bruschi (Martirio di Sant'Agapito dell'abside e affreschi dietro gli altari delle navate laterali) e una copia in gesso della Pietà di Palestrina di Michelangelo (l'originale, un tempo appartenuta alla chiesa di S.Rosalia, è oggi alla Galleria dell'Accademia a Firenze).

abside con affreschi
SS Crocifisso - Sermoneta


copia in gesso della Pietà di Palestrina - Michelngelo
Tra i finestroni sono stati ritratti da Galimberti i dieci Santi protettori di paesi della Diocesi.
Entro medaglioni sono rappresentati i vescovi prenestini sino al 1400, alcuni di essi divennero Papi.
Quelli dell'abside vennero eseguiti dal Bruschi, mentre gli altri dal Caroselli.

ritratti dei vescovi prenestini nei medaglioni
Nella cattedrale Giovanni Pierluigi da Palestrina, compositore italiano del cinquecento tra i più importanti del Rinascimento, nato a Palestrina, fu organista e maestro di canto per sette anni.
A lui è dedicata la statua che lo ritrae in Piazza Regina Margherita.
Si può anche visitare la sua casa natale adibita a Museo di musica sacra.
Orario: 9.30/12.30

statua di Giovanni Pierluigi da Palestrina
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Nei primi anni del 1100 Palestrina divenne feudo dei Colonna e rimase della famiglia fino al XVII secolo quando la città passò ai Barberini ai quali rimase sino alla seconda guerra mondiale.

I Colonna furono sempre ostili alla Chiesa e durante il pontificato di Bonifacio VIII Palestrina fu distrutta dal Papa che aveva assediato la città.

Nacque quindi una Palestrina papale che andò distrutta durante un incendio.
Morto Bonifacio VIII i Colonna ebbero il permesso di ricostruire la città, di cui Cola di Rienzo cercò di imposserssarsi.

Gli scontri tra i Colonna e il papato andarono avanti fino al 1571, anno in cui Marcontonio Colonna, ammiraglio pontificio, si distinse nella battaglia di Lepanto contro gli Ottomani, e per questo fu nominato Principe di Palestrina dal Papa Pio V.

Palazzo Colonna Barberini
I Colonna costruirono il loro primo palazzo nel XI secolo.
Il Palazzo Colonna-Barberini venne costruito sui resti superiori del Santuario della Dea Fortuna Primogenia.
Occupa la terrazza superiore del santuario, in origine costituito da una cavea teatrale sormontata da portico circolare.
La facciata rispetta l'andamento curvilineo del portico romano.
Una scala a doppia rampa porta alla cavea.

doppia scala davanti al Palazzo Colonna Barberini
Palazzo Colonna Barberini e chiesa di S.Rosalia
Il palazzo venne distrutto da Bonifacio VIII (1298) e poi ricostruito nel XV secolo e distrutto nuovamente dal Cardinal Vitelleschi (1437) per ordine di Papa Eugenio IV.

ingresso del Palazzo Colonna Barberini verso il paese
Francesco Colonna lo ricostruì e fece aggiungere il pozzo nella cavea e chiudere il colonnato.

cavea d'accesso al palazzo e pozzo
pozzo di palazzo Colonna Barberini
Il palazzo passò poi a Carlo Barberini, fratello del Papa Urbano VIII nel XVII secolo.
Il Cardinal Francesco Barberini volle collocare nel palazzo il mosaico nilotico trovato nel foro (1640).

muro del santuario all'interno del palazzo
resti del santuario nel palazzo
colonnato inglobato nel palazzo


base di una colonna del portico del santuario inglobato nel palazzo
Gli interni sono stati affrescati nel cinquecento dalla scuola di Taddeo e Federico Zuccari.
A sinistra dell'atrio d'ingresso si trova una sala con il soffitto affrescato con il Parnaso, con il carro di Giunone trainato da pavoni e con il carro di Venere trainato da colombe.

Sala con il Parnaso
affresco del Parnaso
affresco del carro di Giunone trainato dai pavoni
decorazioni della Sala del Parnaso

Al secondo piano due sale sono affrescate con quadri a scene mitologiche o bibliche.
Vi è anche una veduta di Palestrina agli inizi del '600.

sala con affreschi
sala con affreschi






















Sempre al secondo piano la Sala dei Trofei è decorata con un fregio (quello più antico e più in alto sulla parete) composto da quadri di paesaggi alternati a motivi classici.
Un secondo fregio più in basso raffigura trofei con armi alternati a cariatidi e telamoni che sorreggono un baldacchino in stoffa.

Sala dei Trofei
particolare degli affreschi della Sala dei Trofei
particolare degli affreschi della Sala dei Trofei
particolare degli affreschi della Sala dei Trofei

CURIOSITÀ: il palazzo ospitò il Caravaggio in fuga da Roma.

Oggi nel palazzo è allestito il Museo Archeologico Nazionale Prenestino.

allestimento museale a Palazzo Colonna Barberini
Trovano posto in questo museo i reperti della necropoli antica della città.

rilievo su sarcofago
Urne e sarcofaghi, oggetti di uso quotidiano e per la cura del corpo, antefisse di templi e mosaici, materiale votivo, specchi a decorazione incisa, are e cippi, statue e rilievi, reperti provenienti dal Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli, segnacoli funerari a forma di pigna e a busto femminile, occupano le sale del palazzo.





mosaico dei Grifoni (I sec.a.C.)
mosaico con tessere in cotto (età repubblicana)
materiale votivo
testa di Menade (III sec.a.C.)
maschera teatrale (età imperiale)
testa di Lucio Vero


busto femminile (I/II sec. d.C.)
altare degli dei Mani (I sec.d.C.)

sarcofago attico con thiasos dionisiaco (I sec.d.C.)









 
Tra i pezzi di maggior pregio si trovano un Rilievo Trionfale di Traiano, la Testa della Dea Fortuna in marmo proveniente dal pozzo sacro della terrazza degli emicicli, la Lupa che allatta i piccoli appartenente alla serie dei rilievi Grimani di epoca tardo-augustea conservati a Vienna, una Triade Capitolina di Guidonia (Giove, Giunone e Minerva) seduti sul trono uno accanto all'altro.

Rilievo Trionfale di Traiano
particolare del Rilievo Trionfale di Traiano
testa della Dea Fortuna
Lupa che allatta i piccoli
calchi in gesso della serie Grimani
Triade Capitolina di Guidonia
Una sala è dedicata alle rappresentazioni diverse della Dea Fortuna: le due Fortune di Anzio (giovane e matronesca), una statua in marmo bigio che la rappresenta come Iside, una statua con il simbolo di fecondità della cornucopia.

Sala dedicata alla Dea Fortuna
Fortune di Anzio (I/II sec.d.C.)
statua in marmo bigio Fortuna come Iside (II sec.a.C.)

Fortuna con la cornucopia

Ma sicuramente il pezzo più importante del museo è il mosaico nilotico del II secolo a.C. conservato al terzo piano, proveniente dall'Aula Absidata del foro della città.

mosaico nilotico
Il mosaico è una vera cartografia dell'Egitto, dalle sorgenti del Nilo in Etiopia fino al suo delta, durante un'innondazione.

particolare del mosaico nilotico
particolare del mosaico nilotico
particolare del mosaico nilotico
Nella parte bassa del mosaico è rappresentata Alessandria e il palazzo dei Tolomei.
Sono molti gli animali esotici raffigurati con il nome greco scritto sotto.


particolare del mosaico nilotico
particolare del mosaico nilotico
particolare del mosaico nilotico
particolare del mosaico nilotico
particolare del mosaico nilotico
E' il più grande mosaico ellenistico insieme a quello della Battaglia di Alessandro ritrovato a Pompei.

Il mosaico fu scoperto tra il 1558 e il 1604.
Nel 1624 venne fatto a pezzi e alcuni parti furono trasportate a Roma.
Il Cardinale Francesco Barberini recuperò i pezzi giunti a Roma e lo fece restaurare, ma durante il trasporto verso Palestrina, subì dei danni.
Così venne ritrasportato a Roma nel 1853.

Insieme al mosaico furono trovati i frammenti di un obelisco egiziano che hanno fatto pensare che l'Aula Absidata fosse un Iseo, un luogo di culto dedicato a Iside.

pezzi dell'Obelisco Egiziano
particolare dell'Obelisco Egiziano

Orario: 9.00/20.00
Costo: 5€ (compreso l'ingresso al sito archeologico del Santuario della Dea
                  Fortuna Primigenia)
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Accanto al Palazzo Barberini, Maffeo Barberini fece erigere la chiesa di Santa Rosalia nel 1636.

Chiesa di S.Rosalia
Oltre a quattro monumenti funebri della famiglia Barberini, la chiesa barocca custodiva nella sagrestia la Pietà di Palestrina di Michelangelo, oggi conservata alla Galleria dell'Accademia a Firenze.


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Sempre i Barberini nel 1642 fecero aprire la Porta del Sole nelle mura della città.

Porta del Sole
Sulla porta vi è un sole sormontato dallo stemma dei Barberini.
Nel XVIII secolo fu aggiunto un coronamento merlato e un portale affiancato da colonne doriche che sorreggono timpani spezzati inseriti in un timpano intero.

Porta del Sole

Stemma dei Barberini



Porta del Sole dalla parte dell'abitato
Davanti alla porta corre la strada romana e accanto vi sono i resti della cinta muraria del II secolo a.C.
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A Palestrina vi sono anche altre porte nella cinta muraria.

Una di queste è la Porta di S.Cesareo, ingresso a Palestrina da oriente.
Da essa si accedeva al quartiere degli Scacciati e rimase in uso sino al XVI secolo.
Oggi appare un po' in uno stato di abbandono.

Porta S.Cesareo
Porta S.Cesareo
Un'altra è la Porta S.Croce, posta non lontana da Palazzo Barberini e vicina alla chiesa di S.Croce dalla quale prende il nome.

Porta S.Croce in uscita
Porta S.Croce in entrata
Chiesa di S.Croce
Porta S.Martino invece permetteva l'accesso a chi proveniva da Roma e venne costruita da Francesco Colonna nel 1593.
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Un altro luogo di culto di Palestrina è la Chiesa di Sant'Antonio Abate, posta ai piedi del Santuario della Dea Fortuna Primigenia, costruita nel 1620.

Chiesa di Sant'Antonio Abate



E' il più antico convento carmelitano in Italia dopo quello di Perugia.
La chiesa ad una navata con tre cappelle per ogni lato di questa, è decorato con marmi provenienti dal Tempio di Serapide e stucchi dorati.
Sull'altare maggiore si trova la Madonna del Carmine del 1570.

Il convento ospita la Biblioteca Fantoniana, che custodisce 600 volumi del XVI/XVII/XVIII secolo.









Palestrina è un sali e scendi di vicoli e scalinate che offrono scorci pittoreschi.

vicolo di Palestrina
vicolo di Palestrina


Piazza di Palestrina
CONCLUSIONI
Palestrina è una cittadina che può offrire approfondimenti sull'arte in ogni epoca
storica: etrusca, romana, medievale e rinascimentale.
Distrutta più volte da invasori e contendenti, ha saputo sempre rinascere come una fenice dalle sue ceneri.
Merita certamente una visita attenta, anche se non sempre è possibile (e lo dico con una punta d'amarezza!). 

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