venerdì 7 giugno 2019

Ravenna: camminare sui mosaici della "Domus dei Tappeti di Pietra"


Tra il 1993 e il 1994, durante la costruzione di alcune autorimesse sotterranee, è stato scoperto a Ravenna, a solo un centinaio di metri dalla Basilica di S.Vitale, uno dei più importanti ritrovamenti degli inizi degli anni Novanta dello scorso secolo, una serie di strutture sovrapposte che vanno dall'età romana (III/II secolo a.C.) al periodo bizantino (V/VI secolo d.C.).

Quel che gli esperti hanno voluto conservare e rendere fruibile al pubblico, sia per quantità che per qualità, sono i pavimenti musivi e in opus sectile di un palazzetto signorile di epoca bizantina.

pavimenti a mosaico e a opus sectile del palazzetto bizantino
Fu lo studioso e critico dell'arte Federico Zeri che coniò, dopo aver visitato questo straordinario sito, l'appellativo "Domus dei tappeti di Pietra".

Il sito archeologico, inaugurato nel 2002, è posto a 3m sotto il livello stradale.
S'accede alla sala sotterranea da dietro il coro della piccola Chiesa di Sant'Eufemia, il più antico luogo di culto di Ravenna e dell'Emilia.

facciata della Chiesa di Sant'Eufemia
Questa chiesa settecentesca a pianta centrale con tre altari è stata infatti costruita su disegno di Gianfranco Buonamici sulle fondamenta di un tempio paleocristiano.
cupola della Chiesa di Sant'Eufemia
Annunciazione (Giovanni Capaci - 1747)
Incoronazione dell'immagine della Vergine col Bambino, Dio Padre e le sante Anna ed Elisabetta (Giovanni Barbiani)
Si tramanda che, in una delle stanze del Palazzo del Tribuno, Sant'Apollinare abbia somministrato i sacramenti ai primi Cristiani di Ravenna.
Per questo nella sacrestia di questa chiesa, sopra la nicchia in cui è posto un pozzo battesimale ricavato da una colonna, si trova la scritta "COEPIT HIC FIDES RAVENNATUM" (= "Qui ebbe inizio la fede dei Ravennati").
fonte battesimale e scritta: "COEPIT HIC FIDES RAVENNATUM"
Sopra la nicchia vi è anche un quadro di Andrea Barbiani che raffigura Sant'Apollinare che battezza il tribuno della città di Ravenna.

Sant'Apollinare che battezza il tribuno della città di Ravenna (Andrea Barbiani)
Nella chiesa, dietro l'altare principale, si trovano le reliquie di Sant'Eufemia di Calcedonia, che Sant'Apollinare portò a Ravenna da Aquileia.

altare principale con le reliquie di Sant'Eufemia
Martirio di Sant'Eufemia (Antonio Burini)
 Nel campanile della Chiesa di Sant'Eufemia si trova una delle campane più antiche di Ravenna (1358).

Ma ritorniamo al sito archeologico, posto all'interno della cinta muraria tardo imperiale.
Una così spettacolare conservazione del sito è stata possibile grazie alla sciagura che investì l'ultima fase edilizia: un incendio fece infatti crollare un'intera casa, ricoprendo i preziosi mosaici del piano terra.

Durante gli scavi stratigrafici sono stati individuati edifici di epoche diverse:
- una domus di I secolo d.C. - si sono riconosciuti un atrio e un vestibolo 
- una domus di età adrianea (II secolo d.C.) -  si sono riconosciuti un atrio, un vestibolo e un ambiente
  con mosaico in tessere bianche e nere
- un ambiente termale (III secolo d.C.) - con pavimentazione in opus sectile
- un edificio di IV secolo d.C. con pavimenti a mosaico
- un palazzetto teodericiano-bizantino (VI secolo d.C.).
 
I resti recuperati del palazzetto teodericiano-bizantino, probabile proprietà di un funzionario di corte, appartengono a 14 ambienti e a due cortili.
Ma il sito è stato scavato solo in modo parziale: sarebbe difficile poter scavare sotto gli edifici adiacenti.

pianta del sito archeologico della Domus dei Tappeti di Pietra
Il proprietario fece realizzare la sua abitazione potendo unire due edifici che si affacciavano già sulla stessa strada, un'arteria stradale pubblica (considerata all'epoca un bene inviolabile), che divenne un doppio ingresso del palazzetto.

Sono ancora visibili i basoli di trachite dei Monti Euganei dell'antica strada romana costruita nel I secolo a.C. e rialzata più volte a causa del fenomeno di subsidenza che si verificava a Ravenna.
Della strada basolata (l'ultima strada verso Nord della città), sono anche stati trovati i resti di marciapiedi con canaletti di scolo e tombini stradali.

basoli della strada romana
strada romana
La parte del sito archeologico scavato corrisponderebbe quindi all'ingresso dell'edificio e agli ambienti ad esso connessi, tra i quali sono stati identificati locali adibiti a sale d'attesa e uffici privati.
Il proprietario del palazzetto doveva quindi essere un importante funzionario.

In una prima fase costruttiva del palazzetto (fine V/inizio VI sec. d.C.) venne creato un atrio trasversale alla strada (ambiente 2).

atrio (ambiente 2)
mosaico dell'atrio
mosaico dell'atrio
particolare del mosaico dell'atrio
Il tappeto musivo nei toni del rosa e del grigio che ricopre l'atrio è diviso a riquadri che contengono elementi geometrici e vegetali stilizzati.

soglia a motivi geometrici di tipo subacqueo tra l'atrio (in primo piano) e l'ambiente di rappresentanza (nella parte in alto della foto)
Una soglia a motivi geometrici del tipo subacqueo divide l'atrio dall'adiacente ambiente di rappresentanza (chiamato ambiente 1).
Era questo un grande ambiente a pianta quadrata dove si veniva accolti prima di essere condotti negli ambienti dove il padrone incontrava i suoi ospiti.

ambiente di rappresentanza (ambiente 1)
ambiente di rappresentanza (ambiente 1)
Il mosaico di questa sala presenta alcune cornici che racchiudono un grande rosone con annodamenti.
Tra le cornici e il rosone sono raffigurati quattro kantharoi (vasi) con racemi vegetali.

particolare del mosaico dell'ambiente di rappresentanza: rosone centrale
particolare del mosaico dell'ambiente di rappresentanza: kantharos
particolare del mosaico dell'ambiente di rappresentanza: cornici
L'ambiente di rappresentanza era unito a due stanze (chiamati ambiente 11 e ambiente 12), che avevano pavimenti in opus sectile (tarsie di marmo).
Erano anche queste sale di rappresentanza.

stanza con sottofondo per opus sectile (ambiente 11)
stanza con sottofondo per l'opus sectile (ambiente 12)
Le lastre marmoree policrome, in serpentino e porfido, furono però asportate nell'antichità, e rimangono solo i resti del sottofondo con inserimenti di frammenti di pareti di anfore sistemate a forma di stella, che fanno immaginare il disegno realizzato in tarsie di marmo.

sottofondo dell'opus sectile: inserimenti di pareti di anfora con disegni a stella
resti di lastre marmoree (ambiente 11)
resti di tarsie marmoree (ambiente 12)
resti di tarsie marmoree (ambiente 12)
Furono realizzati sempre in questa prima fase altri ambienti posti sull'altro lato della strada (settore sud).

I due ambienti più prossimi all'atrio (ambiente 3 e ambiente 4), erano due stanze private.
Una stanza (ambiente 3) presenta un pavimento a mosaico con motivi circolari ed elementi floreali molto danneggiato: crollarono infatti le fognature sottostanti in antico.

mosaico di una stanza privata (ambiente 3)
mosaico di una stanza privata (ambiente 3)
particolare della cornice del mosaico (ambiente 3)
Segue poi un corridoio (ambiente 5) che conduceva ad ambienti non scavati.
Ha un pavimento a mosaico formato da piccoli cerchi che sovrapponendosi formano dei fiori a quattro petali.
La cornice è formata da losanghe e pelte.

mosaico di un corridoio (ambiente 5)
Una soglia a spina di pesce univa il corridoio (ambiente 5) ad una piccola stanza (ambiente 6), che serviva d'accesso ad un'altra stanza privata (ambiente 9).

stanza d'ingresso (ambiente 6) - soglia a spina di pesce (a destra della foto) tra la stanza e il corridoio
I mosaici della sala d'ingresso (a cassettonato) e della stanza privata (ad annodamenti) furono posti in una seconda fase (fine VI sec.d.C.) sopra ad un pavimento in opus sectile.

mosaico di una stanza privata (ambiente 9)
La stanza privata si apriva a ovest con una porta, preceduta da una decorazione musiva floreale, verso un cortile.

soglia con motivi floreali (a sinistra della foto) della stanza privata (ambiente 9)
Adiacenti a questi ultimi ambienti vi erano due spazi pavimentati in opus sectile (ambiente 7 e ambiente 8), che probabilmente appartenevano ad un ninfeo con vasche e fontana monumentale.
La parte centrale di questo ninfeo (ambiente 8), presenta una pavimentazione a lastre di marmo grigio con cornice rosata.
A ovest la parte centrale del ninfeo confinava con un altro piccolo spazio, dal quale era separato da un gradino, mentre a est il ninfeo confinava con una vasca.

ninfeo (ambiente 8) e piccolo spazio (a destra della foto) con pavimentazioni in opus sectile
vasca (a sinistra della foto) e ninfeo (ambiente 8)
L'ultimo ambiente del palazzetto è quello più interessante.
Era un grande ambiente di rappresentanza (ambiente 10), forse una sala tricliniare lunga 12m e larga 7m, realizzata come ampliamento della zona sud dell'edificio.

sala di rappresentanza con la "Danza dei Geni delle Stagioni" (ambiente 10) con suo prolungamento appeso sulla parete
Il pavimento a mosaico di questa sala si è conservato molto bene.

mosaico a cassettonato sbieco della sala di rappresentanza (ambiente 10)
Al centro di una decorazione a cassettonato sbieco sui toni prevalenti del rosso e del giallo si trova un "emblema", una raffigurazione della Danza dei Geni delle Stagioni.
In sito si trova una copia dell'emblema.

copia dell'emblema con la ""Danza dei Geni delle Stagioni" (ambiente 10)
Nella scena rappresentata un musico suona una syrinx (strumento a bocca), mentre i Geni delle quattro Stagioni ballano in girotondo tenendosi per mano.
Ogni Genio è vestito differentemente con abiti confacenti alla stagione che raffigura, e porta in testa una corona con fiori e frutti a seconda dei diversi momenti dell'anno che rappresenta.
La sola stagione danneggiata è l'Estate.

"Danza dei Geni delle Stagioni" (ambiente 10)
particolare della "Danza dei Geni delle Stagioni" (ambiente 10): Genio che impersonifica la Primavera
particolare della "Danza dei Geni delle Stagioni" (ambiente 10): Genio che impersonifica l'Inverno e Genio che impersonifica l'Autunno (in basso)
particolare della "Danza dei Geni delle Stagioni" (ambiente 10): Musico con syrinx
In questa rara raffigurazione viene rappresentata la concezione pagana del Tempo, vista come moto circolare e ininterrotto (la visione cristiana è invece rettilinea).

Le figure sono state realizzate in gran parte con tessere a pasta vitrea e oro.

Questa sala venne allungata ulteriormente verso ovest, dove prima si trovava un giardino.
I resti della decorazione musiva di questo allungamento si trova esposta lungo le pareti del sito archeologico.
In una cornice si trova un rosone inserito in un quadrato.
Gli spazi lasciati liberi dal rosone sono stati riempiti con raffigurazioni di kantharoi con racemi con foglie a forma di cuori.

mosaico dell'allungamento della sala di rappresentanza
particolare del mosaico dell'allungamento della sala di rappresentanza: cornice e annodamenti del rosone centrale
particolare del mosaico dell'allungamento della sala di rappresentanza: kantharos con racemi con foglie cuoriformi

CURIOSITÀ: lo scrittore Valerio Massimo Manfredi ha descritto il mosaico con la "Danza dei Geni delle Stagioni" nel suo libro L'Ultima Legione e se n'é fatto riprodurre una copia.

Sempre appeso ad una parete della sala sotterranea vi è un riquadro a mosaico con una scena bucolica, dove vi è raffigurato un pastore che accudisce le sue pecore e sullo sfondo due alberi su cui poggiano due parrocchetti (realizzati in pasta vitrea) e vi è appeso uno strumento musicale (syrinx).
Viene chiamata scena del "Buon Pastore" anche se la mancanza di un'aureola che cinge la testa del pastore non attesta con certezza questa identificazione con una versione cristiana.
Potrebbe infatti essere una scena pastorale che segue lo schema iconografico di Orfeo.

Buon Pastore
Questo mosaico, ritrovato nell'area nord-est dello scavo archeologico, ha permesso di individuare una domus più antica (IV sec.d.C.) del palazzetto bizantino, una domus ecclesiae.
Il riquadro era la parte centrale di una pavimentazione musiva a cerchi annodati.

L'ingresso al palazzetto bizantino avveniva attraverso un accesso monumentale trasversale alla strada con porte sui due lati dell'edificio.
Era fiancheggiato da basi che probabilmente appartenevano a colonne e preceduto da una sorta di arco trionfale.
Lateralmente all'ingresso vi era anche una piccola latrina per i visitatori.


strada romana e ingresso al palazzetto con basi di un arco monumentale
ingresso al palazzetto


https://domusdeitappetidipietra.it/

Orari:   7 gennaio/28 febbraio              sabato e domenica              10.00/18.00
            marzo/6 ottobre                        tutti i giorni                         10.00/18.30
            7 ottobre/17 novembre             lunedì/venerdì                     10.00/17.00
                                                             sabato, domenica e festivi   10.00/18.00
           18 novembre/24 dicembre        martedì/domenica                10.00/17.00
           26 dicembre/6 gennaio             tutti i giorni                          10.00/18.00
Costi:  4€
biglietto cumulativo:
Domus dei Tappeti di Pietra + Museo Tamo + Cripta Rasponi e Giardini Pensili   7€

CONCLUSIONI
A Ravenna, città già nota per i suoi magnifici mosaici di epoca bizantina, la "Domus dei Tappeti di Pietra" rappresenta per ora l'unico edificio privato di epoca bizantina ritrovato.
I 1200 mq di mosaici e opus sectile rappresentano quindi un importante unicum non soltanto per la conservazione quasi integra di alcuni suoi ambienti ma anche per lo studio delle fasi stilistiche dell'arte musiva di quell'epoca.
Un interessante viaggio nel passato dove, se pur sospesi su una passerella, si può immaginare di camminare sui quei bellissimi "tappeti" di pietra.


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