mercoledì 5 febbraio 2020

Padova: il Palazzo della Ragione


Il Palazzo della Ragione di Padova, antica sede dei tribunali cittadini chiamato anche "Salòn", ha il primato di essere stata una una delle prime grandi aule sospese in Europa, la più grande sala pensile dell'epoca, ed è ancor oggi una dei più grandi ambienti coperti d'Italia.

La sua sala superiore, a pianta trapezoidale che poggia su 90 piloni disposti su quattro ordini, misura infatti 82 X 27m. circa (i suoi quattro lati  hanno misure diverse tra loro).

L'edificio è stato costruito tra gli edifici comunali del Palazzo degli Anziani e il Palazzo del Consiglio, e tra le due aree di mercato della città, la Piazza delle Erbe e la Piazza della Frutta.

Palazzo della Ragione (facciata su Piazza delle Erbe)
Palazzo degli Anziani con a destra il Volto della Corda
mercato in Piazza delle Erbe
bancherella del mercato
Piazza delle Erbe
Il palazzo fu chiamato "della Ragione" in epoca veneziana, ma fu costruito a partire dal 1218  per ospitare al pian terreno il mercato di generi alimentari, e al piano superiore gli uffici finanziari e i tribunali.

In realtà esisteva già dal 1166 la parte inferiore dell'edificio con funzioni pubbliche, ne sono la testimonianza due testine romaniche scolpite poste sugli stipiti degli archi d'accesso al mercato sotto il Salòn.

una galleria del Mercato al piano terra del Palazzo della Ragione
Il mercato che da 800 anni si trova al piano terra dell'edificio è costituito da due gallerie parallele intersecate da una terza che unisce le due piazze divise dal Palazzo della Ragione.
Sotto le volte a crociera delle gallerie si trovano le numerose botteghe: quelle interne sono di proprietà comunale, mentre quelle esterne sono proprietà privata.

Originariamente l'aula superiore era divisa in tre grandi ambienti: la Cappella di S.Prosdocimo (primo vescovo di Padova), la Sede delle Udienze dei Giudici, e le Prigioni (poste sul lato occidentale).
Mancavano anche le due logge sui fianchi lungo le due piazze, e il palazzo era quindi più stretto.

Tra il 1306 e il 1308 Fra' Giovanni degli Eremitani trasformò in un'unica sala i tre ambienti che coprì con un'unica copertura in legno di larice a carena di nave rovesciata (alta quasi 40m).
Prima l'aula era coperta da un tetto spiovente a capriate lignee.

copertura lignea a carena di nave rovesciata del Salòn
 Nella struttura della copertura vi sono 7 lucernari lungo i lati maggiori e 2 lungo i lati minori.

lucernari nella struttura lignea di copertura del Salòn
CURIOSITÀ: la forma della carena di nave derivererebbe da un progetto di teatro indiano portato nella città patavina da Fra' Giovanni degli Eremitani.

In quegli anni vennero anche coperte le quattro scalinate d'accesso alla sala, realizzando un doppio ordine di logge lungo il fianco settentrionale e meridionale del palazzo, composto ognuno da 24 arcate di ampiezza variabile e suddiviso in campate voltate a crociera.
Danno luce al salone ampie finestre poste su uno zoccolo decorato con archetti.

doppio ordine di logge
Loggia superiore decorata con archetti pensili
Loggia meridionale
Loggia meridionale
bifora e zoccolo con archetti lungo la Loggia meridionale
Le scalinate del palazzo hanno preso il nome dalle merci che venivano vendute ai loro piedi: la Scala degli Uccelli ("Scala degli Osei") posta accanto al Volto della Corda su Piazza della Frutta, la Scala dei ferri lavorati (in Piazza delle Erbe, dalla quale si accede oggi per visitare il monumento), la Scala del vino (in Piazza delle Erbe) e la Scala della frutta (in Piazza della Frutta).

Scala dei ferri lavorati (accesso al monumento)

Scala delle Erbe
Nel XV secolo al piano terra della facciata meridionale e della facciata settentrionale furono realizzate al pian terreno delle loggette per proteggere i pedoni dalle intemperie.
Al centro delle loggette vi era una ghirlimberga gotica.

loggetta pedonale su Piazza delle Erbe
sotto la loggetta pedonale
sotto la loggetta pedonale
 La loggia della facciata meridionale presenta una decorazione floreale ad affresco di epoca carrarese.

decorazione floreale della loggia del lato meridionale del Palazzo della Ragione
Questa facciata presenta numerose targhe che ricordano importati avvenimenti avvenuti a Padova: la Liberazione di Brolo (1686), il Passaggio di Enrico III di Valois a Padova (1374), la Fine dell'interdetto lanciato da Paolo V a Venezia (1607) e la Data della pubblicazione alla Ducale che annunciava la vittoria veneziana contro i Turchi (1651).
Su questa facciata ha trovato posto in prossimità della copertura un grande orologio meccanico settecentesco.
Il suo meccanismo (da poco riscoperto in soffitta), realizzato da Giovanni Francesco Mazzoleni, era posto nell'intercapedine della parete e corrispondeva all'interno dell'aula ad un altro quadrante che segnava le 12 ore (introdotte a Padova nel 1789 e chiamate "alla francese" per distinguerle da quelle "all'italiana" che segnavano le 24 ore).
A destra di questo orologio si trova una meridiana realizzata dall'abate Bartolomeo Toffoli nel 1793.

facciata meridionale: si intravedono sotto la copertura l'orologio (a sinistra) e la meridiana (a destra)
orologio "alla francese" (parete meridionale)
La facciata occidentale (su Via Fiume) è decorata con stemmi e scudi, e qui si trova il poggiolo dei Bandi.
Sono stati anche qui posti il busto di Tito Livio forse trecentesco, attribuito a Andriolo de' Santi, e una targa con l'iscrizione dell'attribuzione dell'elevazione del palazzo a Pietro Cozzo.

facciata occidentale del Palazzo della Ragione
Durante l'epoca comunale vi era un ponte che univa la facciata orientale del Palazzo della Ragione con l'edificio posto di fronte, adibito a prigioni, il Palazzo delle Debite, che venne distrutto e ricostruito nell'Ottocento da Camillo Boito.
Oggi il ponte non c'è più.

Palazzo delle Debite
Lungo la loggia superiore della facciata settentrionale (che affaccia su Piazza della Frutta) si trovano nei timpani delle quattro porte d'accesso alla aula quattro bassorilievi che raffigurano Pietro d'Abano, con iscrizione postuma della sua assoluzione dall'eresia, il giurista dell'età dei Severi Giulio Paolo, il teologo agostiniano Alberto da Padova e lo storico Tito Livio

bassorilievo di Pietro d'Abano con iscrizione della sua assoluzione
bassorilievo di Giulio Paolo
Quando si entra nell'aula si è subito colpiti dalla sua immensità e dai tantissimi affreschi che ricoprono le sue pareti...ci si sente un po' persi, ma un totem multimediale ci può aiutare a comprende meglio l'iconografia del ciclo pittorico.

aula pensile del Palazzo della Ragione
La decorazione pittorica ad affresco delle pareti della sala pensile venne realizzata nel primo decennio del Trecento da Giotto e dalla sua bottega (una dozzina di anni dopo la realizzazione del ciclo di affreschi della Cappella degli Scrovegni).

Purtroppo il ciclo dipinto dal grande maestro andò perduto nel 1420 insieme alla decorazione della volta composta da un cielo stellato con pianeti, e all'archivio dei Carraresi.
Nicolò Moretto e Stefano di Ferrara furono incaricati di realizzare nuovi affreschi su studi del "Astrolabium Planum" di Pietro d'Abano.
Lo studioso fu docente di Medicina, di Filosofia e di Astrologia alle Università di Parigi e di Padova, era amico di Marco Polo e visse a lungo a Costantinopoli dove imparò il greco e l'arabo. Ma poi venne imprigionato e torturato per le sue idee. Morì in carcere prima della fine del processo, e il suo cadavere venne disseppellito e bruciato perché accusato di eresia.
Questi nuovi affreschi costituiscono uno dei rari cicli astrologici medievali che sono riusciti a giungere ai giorni nostri.

affreschi sulla parete meridionale
affreschi sulla parete occidentale
affreschi sulla parete settentrionale
affreschi sulla parete orientale
Il ciclo pittorico è costituito da 333 riquadri.
Nella fascia superiore i riquadri sono divisi in 12 comparti verticali (12 quanti sono i mesi dell'anno), posti su 3 fasce orizzontali sovrapposte (per ogni comparto verticale vi sono quindi 3 file di 9 riquadri).
In ogni comparto verticale sono raffigurati uno dei 12 Apostoli, la raffigurazione allegorica del mese, il segno zodiacale del mese, il simbolo astrologico di uno dei sette pianeti allora conosciuti (Sole, Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere e Saturno), la costellazione extrazodiacale (o ascendente), la raffigurazione delle simbologie astrologiche individuali (ovvero l'indole di coloro che erano nati sotto l'influenza di quel pianeta), e la raffigurazione dei lavori che si praticano abitualmente in quel mese.
La fascia superiore inizia con l'Ariete raffigurato nell'angolo Sud-Est e si conclude con il segno dei Pesci sulla parete Est.

Comparto dell'Ariete in cui compaiono le raffigurazioni di Sant'Andrea, l'impersonificazione del mese di Marzo (figura che soffia sui corni), il segno zodiacale dell'ArieteMarte (seduto su un trono), le costellazioni di Ercole e Aghirone, le occupazioni del mese
Alcuni comparti sono però interrotti da rappresentazioni di soggetti sacri: l'Apostolo Giovanni con 11 riquadri di soggetto sacro (tra i quali una Crocifissione e una donna su una ruota che simboleggia la Teologia), S.Marco Evangelista distribuisce l'elemosina ai poveri (parete occidentale) e l'Incoronazione della Vergine (parete orientale).

Apostolo Giovanni e riquadri a soggetto sacro
particolare riquadro a soggetto sacro: Crocifissione
particolare riquadro a soggetto sacro: Teologia
S.Marco Evangelista distribuisce l'elemosina ai poveri (parete occidentale)
Incoronazione della Vergine (parete orientale)
CURIOSITÀ: sembra esserci stato uno scambio tra il contadino che vendemmia in Agosto e quello che raccoglie la frutta in Settembre.

Nella fascia inferiore della decorazione pittorica delle pareti sono stati raffigurati soggetti religiosi: le tre Virtù Teologali (Fede, Speranza e Carità) sull'angolo Sud-Est, le quattro Virtù Cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza) sulla parete orientale, Santi e i  Santi protettori di Padova (tra i quali Santa Giustina, S.Prosdocimo e Sant'Antonio), i Dottori della Chiesa e Vescovi.

angolo Nord-Est: Virtù Cardinali e Virtù Teologali
parete orientale: Prudenza e Giustizia
parete orientale: Fortezza e Temperanza
Angolo Nord-Est: Fede, Speranza e Carità
parete orientale: S.Sebastiano, S.Cristoforo, S.Giorgio
parete meridionale: Sant'Antonio e S.Domenico
parete meridionale: Sant'Antonio
parete settentrionale: S.Basilio
parete settentrionale: S.Girolamo
parete occidentale: S.Paolo
parete settentrionale: S.Prosdocimo
parete occidentale: S.Benedetto
parete occidentale: S.Sebastiano
parete settentrionale: Santa Giustina
parete orientale: Sant'Antonio abate e Santo
parete occidentale: S.Tommaso d'Aquino in cattedra
parete meridionale: S.Daniele
parete occidentale: S.Gregorio Magno
parete occidentale: Vescovo
parete occidentale: Vescovo
parete occidentale: Vescovo
parete orientale: Crocifissione
parete occidentale: Vergine
parete orientale: Veronica
Molte sono anche le raffigurazioni che richiamano la giustizia come il Giudizio di Salomone, la raffigurazione del Diritto, della Giustizia, del Comune in Signoria, il Processo a Pietro d'Abano.

parete meridionale: Giudizio di Salomone
parete settentrionale: Diritto
parete settentrionale: Giustizia
parete meridionale: Comune in Signoria
parete occidentale: Processo a Pietro d'Abano
Non mancano le raffigurazioni del Leone alato di Venezia, che attesta il dominio della Serenissima a Padova.

Leone alato di Venezia
Leone alato di Venezia
Leone alato di Venezia
Leone alato di Venezia
Intervallati ai soggetti sacri vi sono figure di animali, raffigurazioni prese da bestiari medievali.
Questi sono tra gli affreschi più antichi presenti nell'aula (sono stati infatti dipinti a partire dal 1271).

il Porco
la Volpe (sotto questa insegna fu siglato il contratto tra Imperatrice Ovetari e Andrea Mantegna per la realizzazione della decorazione della Cappella Ovetari)
il Cavallo
il Lupo
il Cervo
il Drago
il Drago a due teste
l'Aquila
il Pavone
l'Orso
il Bue
il Dromedario
il Leopardo
Sotto questi animali si sedevano i giudici: colui che doveva essere giudicato riceveva una carta con il simbolo del giudice giudicante (effigiata appunto con un animale), in modo che anche chi non sapeva leggere sapeva da quale dei 12 tribunali veniva giudicato.
Vi erano due tipi di tribunali; il Sigillo (una sorta di corte d'appello dove venivano discusse le cause più importanti presiedute dal Podestà) e il Malefizio (posto dal lato opposto, si occupava dei reati di sangue e di quelli gravi contro la proprietà).

Il ciclo pittorico delle pareti costituisce una sorta di orologio solare: il sole quando sorge, entrando dalla bocca della faccia dorata posta sulla parete verso Piazza delle Erbe (parete meridionale), batte sul segno zodiacale corrispondente alla posizione astronomica in cui il sole si trova.

faccia dorata dalla cui bocca entrano i raggi di sole (parete meridionale)
La striscia bianca e nera, che sul pavimento attraversa l'aula nel senso della larghezza, indica il Dodicesimo Meridiano che passa per Padova.
Quest funge da meridiana.
Fu realizzata nel 1761.
Il raggio di sole che l'illumina a mezzogiorno (solare) preciso cadrà in inverno più vicino al lato Nord dell'aula, in estate cadrà più vicino al lato Sud (per la diversa inclinazione del sole durante l'anno).

Dodicesimo Meridiano
Oltre il già citato orologio settecentesco "alla francese" posto sulla parete meridionale, sulla parete settentrionale è stato dipinto un orologio astrale che riporta i simboli astrologici e la suddivisione "all'italiana"in 24 ore.
Questo orologio fu dipinto da Domenico Campagnola nel 1556.

parete settentrionale: orologio astrale (Domenico Campagnola - 1556)
Nell'angolo Sud-Est dell'aula si trova dal 2006 anche una ricostruzione del Pendolo di Foucault così chiamato in onore del fisico Jean Bernard Leon Foucault che dimostrò la rotazione della Terra intorno al proprio asse tramite l'effetto di Coriolis.

Pendolo di Foucault
Il pendolo è composto da una sfera di ferro e alluminio pesante 13 kg appesa al soffitto tramite un filo d'acciaio lungo 20m.
L'elettromagnete che fornisce energia al pendolo è posto all'interno di una vasca che lo protegge.
Ha un'oscillazione di 2m e un periodo di 9''.
Sulla parete occidentale del Salòn hanno trovato posto anche alcuni monumenti che ricordano alcuni personaggi legati alla storia di Padova: il Monumento a Sperone Speroni, il Monumento a Tito Livio, il Busto di Lucrezia Dondi dall'Orologio Obizi.

Il Monumento a Tito Livio, eretto nel 1547 e realizzato da Agostino Zoppo, è composto dal busto raffigurante lo storico romano nato a Padova, una lapide sepolcrale che fa riferimento al liberto TITUS LIVIUS HALYS (creduta erroneamente inerente al sepolcro dello storiografo), ritrovata nel Duecento nel Monastero di S.Giustina, e le presunte spoglie di Tito Livio trovate nel 1413 durante uno sterro fatto nello stesso monastero (precedentemente poste nella facciata occidentale del palazzo insieme all'altro busto di Tito Livio già citato).
Il monumento è decorato con alcuni bronzetti raffiguranti (Minerva e l'Eternità, la Lupa romana tra il Tevere e il Bacchiglione), e dagli stemmi del Podestà Dofin e del Capitano Matteo Dandolo accompagnati da un'iscrizione di Lazzaro Bonamico.

Monumento di Tito Livio (1547)
CURIOSITÀ: sulla porta posta su questa parete si trova un'iscrizione latina in cui si legge che Alfonso d'Aragona e il suo ambasciatore Antonio Beccatelli, detto Panormita, ebbero in dono l'avambraccio del presunto corpo di Tito Livio da portare a Napoli.

iscrizione latina sopra la porta della parete occidentale
Il Monumento di Sperone Speroni venne realizzato nel 1594 da M.De Surdis.
Lo scrittore e filosofo Sperone Speroni insegnò logica all'Università di Padova e fu amico di Torquato Tasso (fu il revisore della "Gerusalemme Liberata").

Monumento di Sperone Speroni (M.De Surdis - 1594)
CURIOSITÀ: Tiziano dipinse il Ritratto di Sperone Speroni oggi conservato al Museo Civico di S.Caterina a Treviso.

Ritratto di Sperone Speroni (Tiziano - 1544 - Museo Civico di S.Caterina - Treviso)
Sulla stessa parete si trova anche il Monumento di Lucrezia Dondi dall'Orologio Obizzi, moglie del poeta e condottiero della Serenissima Pio Enea II Obizzi.

Monumento di Lucrezia Dondi dall'Orologio Obizzi (Matteo e Tommaso Allio - 1661)
Lucrezia morì assassinata nel 1654 nella sua camera da letto, uccisa da Attilio Pavanello, amico di Roberto, uno dei figli della donna.
Innamoratosi di lei e sentitosi rifiutato, l'uomo dopo aver tentato di usarle violenza, le tagliò la gola.
Quando pensò di poter ritornare a Padova il Pavanello fu ucciso dal figlio più piccolo della donna, che quella notte dell'omicidio dormiva con lei.
La nobildonna è sepolta nella Basilica di Sant'Antonio.
Furono le famiglie degli Obizzi e degli Dondi dall'Orologio a volere il monumento pubblico nel 1661.
Il monumento è opera di Matteo e Tommaso Allio.
Accanto al busto che ritrae la donna vi sono le statue che raffigurano la Pudicizia e la Fedeltà.

Di certo non passa inosservato l'enorme cavallo in legno (alto 5,75 e con una circonferenza di 6,20m), posto verso il lato occidentale dell'aula.

Cavallo ligneo (1466)
Il cavallo venne fatto costruire nel 1466, per una festa che quell'anno coinvolse tutta Padova, da Annibale Capodilista.
E' l'unica grande macchina scenico-trionfale sul tema mitologico rimasta delle 17 realizzate per l'occasione.
Durante la festa con musica, giostre, giochi di buffoni, tornei e duelli, svoltasi tra Piazza dei Signori e Piazza del Capitanio, il cavallo, probabilmente intonacato e stuccato in modo da sembrare di bronzo, fu trainato da 12 buoi con corna dorate e gualdrappa cremisi.
Il cavallo ligneo venne poi riusato per rappresentazioni incentrate sull'origine di Padova svoltesi in Prato della Valle: uscivano dal suo ventre guerrieri armati, pronti all'assalto di Troia (Padova attribuisce le sue origini mitiche all'eroe troiano Antenore).

Palazzo Capodilista (Via Umberto I)
Il cavallo rimase nel Palazzo Capodilista (Via Umberto I) sino al 1837, anno in cui venne donato al Comune in cambio del suo restauro: mancava della testa e della coda che vennero realizzate da Agostino Rinaldi su modello dallo scultore Antonio Gradenigo, che s'ispirò al monumento equestre di Gattamelata, opera di Donatello.

particolare della testa del cavallo ligneo
Monumento equestre di Gattamelata (Donatello - 1445/1453)
E' per questa somiglianza e per la scritta "Opus Donatelli" posta sulla base che si è creduto che fosse anche questa un'opera di Donatello.

base del cavallo ligneo con la scritta "Opus Donatelli"
CURIOSITÀ: la sfera sotto lo zoccolo dell'arto anteriore sinistro del manufatto pesa 615 kg e serve a tenere in equilibrio l'intero cavallo.

Nell'angolo Nord-Est dell'aula si trova il Lapis vituperii, la "Pietra del Vituperio" o "Pietra del fallimento", una pietra in porfido nero che originariamente era stata posta al centro dell'aula.

Pietra del Vituperio
Davanti ad almeno 100 persone i debitori insolventi, dopo essersi spogliati rimanendo in mutande (da qui il detto "rimanere in braghe di tela"), dovevano battere sulla pietra tre volte le natiche e ripetere per tre volte "Cedo Bonus" ("Rinuncio a tutti i miei beni") e poi erano costretti a lasciare la città.
Se la condanna dell'esilio non era rispettata la pena veniva ripetuta e venivano buttati addosso al reo tre secchi d'acqua.
Pietra del Vituperio
Si deve all'intervento di frate Antonio (che poi diverrà il Santo di Padova), questo tipo di pena.

Era infatti prima in uso condannare i debitori insolventi al carcere perpetuo e venivano sottoposti anche alla tortura del tratto di corda.
I debitori insolventi (come anche i bugiardi e gli imbroglioni), venivano frustati sulla schiena sotto il Volto della Corda (così chiamato proprio da questa tortura).
Anche dopo l'abolizione di questa pratica, vennero lasciate appese le corde ai cinque anelli del Volto.

Il passaggio tra Piazza della Frutta e Piazza delle Erbe, posto tra il lato orientale del Palazzo della Ragione e l'antico Palazzo del Consiglio, venne costruito nel 1277.
Sotto il Volto avvenivano anche gli incontri tra i commercianti e per questo veniva chiamato "Cantòn de Busie" ("angolo delle bugie").
Perché non s'imbrogliasse vennero scolpite sulla parete bianca vicina alla Scala degli Osei alcune misure antiche padovane: il "coppo" una tegola per misurare la farina, lo "staro" per le granaglie, il "quarello" per misurare i mattoni, il "brazzo" o "braccio" per misurare le stoffe.
misure antiche padovane
Lungo la parete orientale si trova invece collocato sull'architrave della Porta Praetorei (che da accesso al passaggio sopra al Volto della Corda, che collega il Palazzo della Ragione e il Palazzo Municipale), il medaglione con il Ritratto di Giovanni Battista Belzoni, l'esploratore che diede un grande contributo all'archeologia con la scoperta di importanti siti in Egitto.
Il medaglione è opera di Rinaldo Rinaldi.

Ritratto di Giovanni Battista Belzoni (Rinaldo Rinaldi - 1827)
Il 17 agosto 1757 il tetto del palazzo fu distrutto da un turbine e venne riedificato dall'ingegnere  Bartolomeo Ferracina.
Nel 1797 i tribunali furono trasferiti da qui, e il Salòn divenne una sala di riunioni popolari, mostre e incontri culturali.


http://padovacultura.padovanet.it/it/musei/palazzo-della-ragione
Orari:  martedì/domenica  febbraio/ottobre          9.00/19.00
                                           novembre/gennaio      9.00/18.00
CHIUSO i lunedì non festivi, Natale, S.Stefano, Capodanno, 1 maggio
Costo: 6€
GRATIS: se si acquista la PADOVA CARD (48 ore 16€ - 72 ore 21€)

CONCLUSIONI
Il Palazzo della Ragione rappresenta la testimonianza dell'importanza di Padova in epoca medievale.
E' un luogo di storia, arte e scienza.
Il suo ciclo di affreschi a carattere astrologico mi ha ricordato quello presente a Palazzo Schifanoia a Ferrara, anche se quest'ultimo è in formato più piccolo.
Se vi interessa confrontarli potrete trovarlo nel mio post "Ferrara: Palazzo Schifanoia, "delizia estense" (Luglio 2017).



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