Palazzo Venezia è la più grande opera civile del Quattrocento romano.
Il
palazzo ha una paternità incerta: Leon Battista Alberti, Giuliano da
Maiano (al quale si attribuisce il portone principale del palazzo),
Bernardino Rossellino o forse Francesco del Borgo sono i nomi ai quali
viene attribuito il progetto.
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complesso di Palazzo Venezia (visto dalla terrazza del Vittoriano) |
Palazzo Venezia è costituito da due corpi di fabbrica: il cosiddetto
Palazzetto costruito nel 1455 tra le attuali
Piazza Venezia e
Piazza S.Marco (e che venne spostato nel 1911/1913 alla sinistra della
Basilica di S.Marco), e il corpo principale tra
Via del Plebiscito, Via degli Astalli e Piazza Venezia.
Alla destra della
Basilica di S.Marco sorgeva in epoca medievale una casa costruita dal presbitero Giovanni d'Anagni.
La casa alloggiava i cardinali titolari della chiesa.
Nel 1440, quando ancora non era titolare della chiesa, vi andò ad abitare il Cardinale Pietro Barbo, nobile veneziano, pronipote di Gregorio XII e nipote di papa Eugenio IV.
Nel 1455, divenuto cardinale di S.Marco, sistemò e riadattò l'edificio medievale, per poi farlo divenire alla sua elezione al soglio pontificio (1464) una residenza papale.
Il suo appartamento privato alloggiato al piano nobile del palazzo s'affacciava sull'attuale
Piazza Venezia, chiamata allora
Platea Nova, e occupava quindi il fianco sud-est dell'edificio.
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facciata di Palazzo Venezia con l'Appartamento Barbo |
Questa facciata coronata da merli e beccatelli, presenta al centro una porta architravata decorata con borchie e mostaccioli, eseguita forse nel 1467.
Dalle mensole che reggono l'architrave pendono due stemmi del Cardinale Marco Barbo, mentre al centro aggetta una testa leonina.
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parte centrale della facciata su Piazza Venezia con portale, finestrella, balcone, merli e beccatelli |
La finestrella al di sopra della porta donava luce all'androne.
E' decorata con due cornucopie e lo stemma di Paolo II.
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portale centrale con finestrella dell'androne |
Al livello dell'ammezzato presenta a sinistra del portale sei finestre marmoree centinate ad arco, che hanno sostituito le finestre rettangolari del palazzo cardinalizio (1870/1909).
Le finestre originali sono infatti le quattro a destra del portale tra cui si trova la porta della
Cappella della Madonna delle Grazie, spostata qui nel 1911.
Lo stemma sopra la porta apparteneva all'ambasciatore Antonio Grimani.
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porta della Cappella della Madonna delle Grazie |
Al primo piano, al di sopra de marcapiano, vi sono dieci finestre a croce marmoree col nome e lo stemma di Paolo II.
L'iscrizione tra la prima e la seconda finestra ricorda la costruzione del palazzo cardinalizio e porta lo stemma del Cardinale Pietro Barbo.
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finestre dell'ammezzato e del primo piano |
Al posto del balcone, all'epoca del Cardinale Pietro Barbo, vi era una finestra
come le altre.
Il balcone a balaustri con il simbolo di S.Marco venne infatti realizzato nel 1714.
Al secondo piano vi sono finestre rettangolari architravate, non esistenti all'epoca del Cardinale Pietro Barbo.
Vi erano invece finestre al centro della facciata, ma ad un livello superiore.
All'angolo sinistro della facciata si trova la
Torre della Biscia, che venne prima alzata e munita di merli e beccatelli (1465/1470) e poi alzata ulteriormente di tre piani in un successivo tempo.
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Torre della Biscia (lato su Piazza S.Marco) |
La soprelevazione della torre presentava tre finestre su ognuno dei tre piani.
Le finestre centrali della facciata della torre su
Piazza Venezia furono chiuse.
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angolo del palazzo con Torre della Biscia |
Facevano parte del cosiddetto
Appartamento Barbo (partendo dalla
Torre della Biscia verso
Via del Plebiscito), due anticamere, uno studio (
Camera della Torre nella quale veniva custodita la ricca collezione del pontefice di gemme, medaglie, stoffe preziose e oreficeria), la camera da letto, la cosiddetta
Sala delle Fatiche d'Ercole e la
Sala del Pappagallo.
La
Sala delle fatiche d'Ercole venne anche chiamata
Sala dei paramenti, perché era in questo luogo che il papa indossava i paramenti pontificali.
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Sala delle Fatiche d'Ercole |
La sala, attualmente in restauro, prende il nome dal fregio nel quale sono rappresentate le
Fatiche d'Ercole e le
Fontane d'amore, eseguite nel 1470/1480 nella parte alta dell'ambiente.
Attribuite in un primo tempo ad un pittore lombardo bramantesco, oggi si tende a pensare che le pitture del fregio siano opera del miniaturista Giuliano Amidei.
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fregio della Sala delle fatiche d'Ercole |
In otto riquadri sono raffigurate alcune delle 12 fatiche dell'eroe:
Ercole e il leone Nemeo, Ercole e Anteo, Ercole e i buoi di Gerione, Ercole e Gerione, Ercole e il drago Ladone, Ercole e la cerva di Cerinea, Ercole e gli uccelli di Stinfalo, Ercole e il centauro Nesso.
Questi riquadri sono intervallati da quattro fontane con amorini.
Il soffitto è ligneo.
Segue la
Sala del Pappagallo con soffitto dipinto con lo stemma Barbo e un fregio con putti.
La sala fu così chiamata perché qui il papa teneva un pappagallo.
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soffitto della Sala del Pappagallo |
Il soffitto ligneo decorato con motivi ornamentali è sorretto da travi con mensole doppie.
Al di sotto del soffitto corre un fregio con puttini che reggono festoni, e lo stemma araldico Barbo.
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soffitto con puttini con festoni e stemmi Barbo della Sala del Pappagallo |
Fu proprio in questa sala che il 24 luglio 1943 si tenne l'ultimo incontro del Gran Consiglio del Fascismo.
Non potendo avere il palazzo un cortile interno per mancanza di spazio, venne
allora costruito, a fianco della facciata della
Basilica di S.Marco e addossato
alla
Torre della Biscia, protratto verso l'attuale
Piazza Venezia, il cosiddetto
Viridarium o giardino segreto.
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plastico di Palazzo Venezia e del Viridarium nella sua collocazione originaria |
Quindi per accedere al
giardino dall'appartamento papale bisognava passare dalla
Torre della Biscia.
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pianta di Palazzo Venezia, della Basilica di S.Marco e del Viridarium nella sua sede originale |
Era un giardino pensile, costituito da un portico quasi trapezoidale, sopraelevato di 3m rispetto al piano stradale antico.
Il basamento era al livello dell'ammezzato del palazzo, dove si trovavano le stalle e botteghe artigiane.
Originariamente (1455) era un portico che racchiudeva un giardino segreto (
viridarium), una costruzione ad un solo piano
coronato da merli e beccatelli, ma venne poi sopraelevato.
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Palazzetto e viridarium |
I due ordini di logge porticate erano inizialmente aperti verso l'esterno.
Gli elementi architettonici in travertino sono ripresi dall'architettura romana. Negli ordini sovrapposti e nel cornicione con fregio a mensole richiama l'architettura del
Colosseo.
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loggiati del Palazzetto |
Sorreggono le arcate del primo livello pilastri ottagonali con capitelli compositi, mentre colonne con capitelli ionici sorreggono le arcate del secondo livello.
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loggiato superiore del Palazzetto |
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loggiati del Palazzetto |
Il piano nobile aveva finestre a croce guelfa.
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facciate del Palazzetto (nella sua posizione attuale tra Piazza S.Marco e Largo Enrico Berlinguer) |
Tra il 1537 e il 1770 le arcate del portico furono chiuse e divenne un piccolo palazzo, il cosiddetto
Palazzetto.
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merlatura del Palazzetto |
Nel giardino vi erano siepi tagliate in forme geometriche e un agrumeto.
Al centro del giardino vi era una cisterna di forma ottagonale con lo stemma del Cardinale Marco Barbo.
In questo giardino si svolgevano feste, e sotto i portici erano esposti reperti antichi.
Per far sorgere in
Piazza Venezia un mercato coperto, nel 1811 fu decretato che il cosiddetto
Palazzetto fosse demolito, ma Antonio Canova e Vivant Denon (prefetto dei Musei Imperiali Francesi), riuscirono a salvarlo.
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Viridarium (Palazzetto) nella sua pozione attuale (visto dalla terrazza del Vittoriano) |
Ma
nel 1909/1910 si procedette alla demolizione e alla sua ricostruzione
nella sede attuale (1911/1913), sul lato sud-ovest del complesso, tra
Via degli Astalli e
Via di S.Marco.
Vennero sacrificate però 8 arcate.
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foto dei lavori di demolizione e ricostruzione del viridarium (1911/1913) |
Sono stati murati sul lato esterno del nuovo
Palazzetto stemmi di Paolo II.
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stemmi di Paolo II sui muri esterni del Palazzetto |
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stemma di Paolo II sul muro esterno del Palazzetto |
Nel 1464 il Cardinale Pietro Barbo fu eletto papa col nome di Paolo II e decise di trasformare la sua residenza cardinalizia in palazzo papale, l'unica sede pontificia posta al di fuori delle mura vaticane.
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stemma ligneo di Paolo II forse montato nella Sala del Mappamondo (1470) |
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busto di Paolo II (bottega di Paolo Romano) |
Per questo venne ampliato il complesso cardinalizio che passò da 700mq a 11.000 mq (compreso il giardino).
All'interno del palazzo fu costruita la cosiddetta
Sala del Mappamondo (1466/1467) che misura 280mq.
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Sala del Mappamondo |
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Sala del Mappamondo |
La sala prende il nome da una mappa terrestre policroma del cosmografo Girolamo Bellavista, andata perduta, collocata un tempo al centro della parete maggiore, sotto lo stemma di Innocenzo VIII e del Cardinale Lorenzo Cybo.
La sala veniva chiamata anche
Sala Tertia perché era la terza sala in ordine d'entrata nel palazzo.
Sisto IV della Rovere fece decorare per primo la sala, che venne ultimata sotto il pontificato di Innocenzo VIII.
Nel '600 vennero aggiunte piccole vedute e scene marine.
L'attuale decorazione architettonica illusionistica fu ripristinata negli anni '20 del secolo scorso sulla base dei resti degli affreschi del '400 rinvenuti in fase di restauro.
Federico Hermanin che curò i lavori, attribuì gli affreschi ad Andrea Mantegna (1488).
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decorazione illusionistica delle pareti con stemma di Innocenzo VIII e del Cardinale Lorenzo Cybo |
Sulle pareti sono raffigurate colonne corinzie su basi classiche.
Sull'architrave sono rappresentati i
Dottori della Chiesa ritratti in medaglioni che si alternano a sei
sfingi alate.
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fregio con ritratto di Dottore della Chiesa e sfingi alate |
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particolare del fregio con ritratto di Dottore della Chiesa e sfingi alate |
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particolare del fregio con ritratto di Dottore della Chiesa e sfingi alate |
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basi classiche delle colonne |
Sulle strombature della finestra del balcone settecentesco della sala, fatto costruire dall'ambasciatore Niccolò Duodo e divenuto famoso in epoca fascista per i discorsi del Duce, vi è un'iscrizione novecentesca che riporta che i ritratti sono d'ispirazione mantegnesca.
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strombatura della portafinestra |
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strombatura della portafinestra |
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affaccio del balcone della Sala del Mappamondo |
Su un lato corto della sala si trova il grande camino (l'unico camino rimasto dell'antico palazzo), con lo stemma del Cardinale Marco Barbo.
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camino della Sala del Mappamondo |
Molto bello è il fregio con nastri, frutta e fiori attribuito sempre da Federico Hermanin a Mino da Fiesole e Giovanni Dalmata.
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camino della Sala del Mappamondo |
Il soffitto con gli stemmi di Roma e di Venezia, è opera di restauro novecentesca.
E' stato preso d'esempio il soffitto della
Chiesa di S.Vittore a Vallerano in provincia di Viterbo.
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soffitto della Sala del Mappamondo |
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soffitto novecentesco della Sala del Mappamondo |
Nel 1715 l'ambasciatore Niccolò Duodo fece dividere la sala in due ambienti, e la fece soppalcare per ricavare in totale nove stanze.
Queste suddivisioni vennero rimosse negli anni '20.
Del secolo scorso è anche il pavimento in marmo bianco e nero.
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pavimentazione della Sala del Mappamondo |
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particolare della pavimentazione della Sala del Mappamondo |
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particolare della pavimentazione della Sala del Mappamondo |
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particolare della pavimentazione della Sala del Mappamondo |
Una cornice a mosaico riprende i temi decorativi marini delle
Terme del Nettuno di Ostia Antica.
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particolare della cornice a mosaico del pavimento della Sala del Mappamondo |
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particolare della cornice a mosaico del pavimento della Sala del Mappamondo |
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particolare della cornice a mosaico del pavimento della Sala del Mappamondo |
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particolare della cornice a mosaico del pavimento della Sala del Mappamondo |
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particolare della cornice a mosaico del pavimento della Sala del Mappamondo |
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particolare della cornice a mosaico del pavimento della Sala del Mappamondo |
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particolare della cornice a mosaico del pavimento della Sala del Mappamondo |
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particolare della cornice a mosaico del pavimento della Sala del Mappamondo |
Al centro della pavimentazione vi è un mosaico di Pietro d'Achiardi che raffigura il
Ratto di Europa.
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Ratto di Europa (Pietro d'Achiardi) |
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particolare del mosaico |
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particolare del mosaico |
Nella Sala del Mappamondo nel 1471 Paolo II nominò Borso d'Este Duca di Ferrara, e in quell'occasione si svolse in questa sala una gran festa.
Nel 1495 il re di Francia Carlo VIII soggiornò nel palazzo su invito di Alessandro VI Borgia.
Nella Sala del Mappamondo Carlo V e Paolo III Farnese nel 1536 decisero la convocazione del Concilio di Trento.
Nel 1468 il palazzo subisce un ulteriore ampliamento con la costruzione della facciata su
Via del Plebiscito.
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facciata del palazzo su Via del Plebiscito |
Fu realizzato il bellissimo
portale d'ingresso del palazzo sull'antica
Via Papale (oggi
Via del Plebiscito).
Il portale ha semicolonne corinzie scanalate poggianti su basi con stemmi del Cardinale Marco Barbo.
Il timpano è decorato con due angeli reggenti lo stemma di Paolo II.
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portale d'ingresso della facciata su Via del Plebiscito |
Ai lati del portale, al livello del suolo si trovano a sinistra otto finestre con inferriate per arieggiare le cantine, mentre a destra n'è rimasta solo una.
Al pian terreno ci sono ora finestre a sesto semicircolare moderne che hanno sostituito quelle originali, che erano in parte come queste e in parte rettangolari.
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facciata di Palazzo Venezia su Via del Plebiscito |
Al primo piano da sinistra si trovano otto finestre a croce, un balcone con mostra architravata e otto finestre architravate (quest'ultime corrispondono al successivo
Appartamento Cybo).
L'ultima è una porta-finestra col balcone.
In origine vi erano sul lato destro finestre di varia grandezza uniformate nel XVIII secolo.
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angolo del palazzo tra Via del Plebiscito e Via degli Astalli |
Al secondo piano invece ci sono 18 finestre architravate, non tutte poggianti sul marcapiano, e alcune con lo stemma del Cardinale Marco Barbo.
Sulla sinistra della facciata è murato un
leone di S.Marco, opera dello scultore Urbano Nono, dono del Comune di Venezia (1922).
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leone di S.Marco (Urbano Nono) |
In quegl'anni iniziarono anche i lavori del
portico del cortile, costruendo le prime dieci arcate d'angolo.
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portico incompiuto del cortile del palazzo |
Il portico, rimasto incompiuto, doveva avere 11 arcate sui lati lunghi e 7 sui lati corti.
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portico del cortile |
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arcate interrotte del portico |
Il portico riprende lo stile classico, e in particolare richiama l'architettura del
Colosseo e del
Teatro Marcello: due ordini sovrapposti con semicolonne addossate ai pilastri tra gli archi.
E proprio dal Colosseo proviene gran parte del travertino usato per la sua costruzione.
Il pian terreno presenta capitelli dorici, mentre quello superiore ha capitelli corinzi.
Sul basamento delle colonne si trovano lo stemma cardinalizio di Marco Barbo e quello papale di Paolo II.
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livello inferiore del portico con semicolonne doriche |
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secondo livello del portico con semicolonne corinzie con stemma cardinalizio e papale Barbo sulle basi |
I marmi antichi esposti sotto il portico o nel giardino provengono dagli scavi effettuati durante lo spostamento del cosiddetto
Palazzetto (di cui parlerò più avanti).
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frammenti antichi nel giardino |
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colonna e capitello antichi sotto il portico |
Intorno al cortile si possono osservare le diverse ali del palazzo e i suoi diversi momenti di costruzione.
Sul lato occidentale del cortile si può vedere il cosiddetto
Passetto dei Cardinali, costruito dal Cardinal Angelo Maria Querini (1733) chiudendo il passaggio di ronda su
Via degli Astalli.
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facciata del palazzo su Via degli Astalli |
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Passetto dei Cardinali (visto dal cortile) |
In una nicchia al pian terreno, tra arcate cieche, fu collocata la statua di
S.Pietro Orseolo, primo patriarca di Venezia.
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S.Pietro Orseolo |
Su questo lato del cortile vi è anche l'ingresso su
Via degli Astalli che permetteva ai cardinali l'accesso al palazzo.
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lato occidentale del cortile: Passetto dei Cardinali |
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ingresso al cortile da Via degli Astalli (visto dal cortile) |
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ingresso al cortile da Via degli Astalli (visto dall'esterno) |
Si può anche vedere nell'angolo sud-ovest del cortile la cosiddetta
Ala Querini ricavata in una torre incompiuta dallo stesso cardinale come alloggio cardinalizio.
Nell'angolo nord-occidentale del cortile si vede l'abside e la cupola della
Chiesa del Gesù.
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abside e cupola della Chiesa del Gesù |
E' visibile invece sul lato orientale del cortile il fianco della
Basilica di S.Marco, con finestre risalenti all'epoca di Paolo II inserite in quelle di epoca medievale, e il suo campanile romanico
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fianco della Basilica di S.Marco con campanile |
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campanile romanico della Basilica di S.Marco |
Sul lato settentrionale del cortile (verso
Via del Plebiscito), si notano porte e finestre con mostre in marmo che portano gli stemmi dei cardinali Marco Barbo e Lorenzo Cybo.
Sotto al porticato s'accede all'androne del palazzo e alla
Scala Nova.
Sul lato meridionale del cortile si trova il cosiddetto
Palazzetto.
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lato meridionale del cortile |
Un portale moderno, con all'esterno murato un leone di S.Marco proveniente da un antico portale demolito, permette l'uscita in
Piazza S.Marco, accanto alla basilica.
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lato esterno del cortile su Piazza S.Marco |
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ingresso al cortile su Piazza S.Marco |
La fontana posta al centro del cortile rappresenta
Venezia che sposa il mare.
E' un'opera di Carlo Monaldi (1730), e fu commissionata dall'ambasciatore veneto Borbon Morosini.
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fontana nel cortile |
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Venezia che sposa il mare (Carlo Monaldi - 1730) |
L'impersonificazione della Serenissima è posta sopra una conchiglia sorretta da tre tritoni, ha in testa il cappello del doge ed è affiancata dal leone di S.Marco e da un putto che regge una targa.
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Serenissima con leone di S.Marco e putto reggitarga |
I putti sul perimetro della vasca hanno scudi con iscritti i nomi delle conquiste veneziane.
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tritone e putto con scudo della fontana |
In qualche occasione il cortile fu usato per giostre di tori.
Si racconta anche che in una sala del pian terreno del palazzo nel XVII secolo venisse tenuto un elefante.
L'animale, donato dal re d'Inghilterra ad un suo famigliare, fu venduto ai Francesi, e giunto qui veniva mostrato ai visitatori.
Un'altra curiosità da citare è la custodia nel giardino della quadriga in bronzo della Basilica di S.Marco di Venezia, per evitare che fosse bombardata durante la Prima Guerra Mondiale.
Spaventato da una congiura Paolo II si ritirò in
Vaticano dove morì nel 1471.
Fino al 1491 il Cardinale Marco Barbo, patriarca di Aquileia e nipote di Paolo II, continuò i lavori del palazzo.
Furono costruite in questi anni la
Sala Regia e la
Sala del Concistoro o
Sala della Battaglia.
La
Sala Regia è la sala più grande del palazzo, misurando 430mq ed essendo lunga 37m.
Per questo era detta anche
Aula maxima.
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Sala Regia |
La sala era anche detta
Prima Aula Regum perché un tempo era la prima sala d'accesso dopo aver salito la cordonata quattrocentesca.
La sala era destinata a far sostare i reali, gli ambasciatori e i personaggi potenti che si recavano in udienza dal Papa.
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Sala Regia |
La sala fu terminata dal Cardinale Lorenzo Cybo.
Nel secolo scorso la sala è stata ridecorata seguendo il gusto bramantesco dei frammenti della decorazione del XV secolo trovati durante i lavori di restauro.
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paraste corinzie dipinte sulle pareti della Sala Regia |
Sono rappresentate sulle pareti paraste corinzie che sorreggono un fregio a chiaroscuro con busti di imperatori, bucrani, fauni musicanti, volute floreali.
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fregio: bucrani, fauni musicanti, volute floreali e ritratto di imperatore |
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fregio: bucrani, fauni musicanti, volute floreali e ritratto di imperatore |
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fregio: bucrani, fauni musicanti, volute floreali e ritratto di imperatore |
Sulle tre pareti senza finestre è raffigurata la
Fama alata posta su un globo.
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fregio: Fama alata |
Sulle strombature delle finestre superiori appaiono tondi in chiaroscuro in cui sono raffigurati soggetti presi dai bassorilievi dell'
Arco di Costantino.
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strombatura di una finestra superiore con tondo in chiaroscuro |
I restauri novecenteschi hanno eliminato le decorazioni con
Virtù cristiane inserite in nicchie affrescate nel XVII secolo e una decorazione floreale del Settecento.
La sala è coperta da un soffitto a cassettoni realizzato da Ermenegildo Estevan negli anni '20.
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soffitto a cassettoni della Sala Regia |
Per la sua realizzazione è stato preso ad esempio il soffitto della
Basilica di S.Marco.
Gli stemmi presenti sul soffitto sono quelli del Regno d'Italia, del Comune di Roma e di Venezia, simboleggiata dal leone di S.Marco.
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stemma del Regno d'Italia |
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stemma di Venezia |
Il pavimento novecentesco in marmo è opera di Luigi Marangoni.
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disegno dell'antico pavimento della Sala Regia |
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particolare del pavimento della Sala Regia |
In questa sala nel 1504 si diede un concerto in onore di Giulio II (come testimonia la foto precedente).
La
Sala del Concistoro così chiamata perché qui si riunì sino al 1597 sotto Clemente VIII il collegio dei cardinali.
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Sala del Concistoro |
La sala era anche detta
Aula seconda.
E' anche chiamata
Sala delle Battaglie (o
delle Vittorie), per le decorazioni di Armando Brasini ispirate alle battaglie della Prima Guerra Mondiale.
Nel Settecento era invece detta
Sala dei Cinque Lustri per i lampadari di Murano che illuminavano la sala.
Qui si svolgevano sfarzosi balli.
Nel 1770 Wolfgang Amadeus Mozart, allora quattordicenne, tenne un suo concerto, mentre nel 1842 Gioacchino Rossini qui diresse lo
Stabet Mater per la prima volta.
Prima dei restauri la sala aveva una decorazione neoclassica, ma non si conserva nulla della decorazione originaria.
Agli inizi del secolo scorso sulle pareti sono stati dipinte da Giovanni Costantini colonne accoppiate alternate a nicchie e finte specchiature.
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decorazione parietale della Sala del Concistoro |
Clipei e targhe riportano i nomi delle battaglie della Prima Guerra Mondiale.
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clipeo con ricordo della Battaglia di Vittorio Veneto |
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clipeo con ricordo della Battaglia del Monte Grappa |
La sala ha un soffitto cassettonato novecentesco con un lampadario disegnato da Giorgio Liebe.
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lampadario della Sala del Concistoro |
Il pavimento è in marmo policromo ed è stato realizzato negli anni '20.
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particolare del pavimento della Sala del Concistoro |
Su alcune delle sovrapporte delle tre Sale monumentali sono stati apposti gli stemmi di Paolo II e del Cardinale Marco Barbo.
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decorazione di una sovrapporta |
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sovrapporta con iscrizione del Cardinale Marco Barbo patriarca di Aquileia |
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sovrapporta con stemma del Cardinale Marco Barbo |
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sovrapporta con lo stemma di Paolo II |
In fondo alla facciata di
Via del Plebiscito fu costruita una torre, collegata con un'altra torre sull'angolo opposto mediante un camminamento di ronda su
Via degli Astalli.
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facciata del palazzo su Via degli Astalli con le due torri unite da un camminamento |
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una torre (angolo Via del Plebiscito/Via degli Astalli) |
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l'altra torre (su Via degli Astalli) |
Morto il Cardinale Marco Barbo, fu il Cardinale Lorenzo Cybo, nipote di Innocenzo VIII, che proseguì i lavori (1491/1501).
Egli fece terminare la
Sala Regia, fece decorare la
Sala del Mappamondo e terminò l'appartamento sull'antica
Via Papale (oggi
Via del Plebiscito) che da lui, che lo abitò per primo, prese il nome di
Appartamento Cybo.
Nel XVI secolo Paolo III Farnese fece costruire una
cappellina nell'
Appartamento Cybo.
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cappellina dell'Appartamento Cybo |
Sono ancora qui conservati gli affreschi sulle pareti e nella volta con raffigurazione di Dio Padre e di figure veterotestamentarie.
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affresco di una parete della cappellina dell'Appartamento Cybo |
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particolare della volta della cappellina dell'Appartamento Cybo |
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particolare della volta della cappellina dell'Appartamento Cybo |
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particolare della volta della cappellina dell'Appartamento Cybo |
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particolare della volta della cappellina dell'Appartamento Cybo |
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particolare della volta della cappellina dell'Appartamento Cybo |
I pavimenti dell'appartamento furono rifatti negli anni '20 in stile tardo rinascimentale su disegno di quelli originali.
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pavimento dell'Appartamento Cybo |
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pavimento dell'Appartamento Cybo |
Anche i soffitti in stile neocinquecentesco, ricchi di stucchi e dorature, furono ricreati su disegno di Ludovico Seitz.
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soffitto dell'Appartamento Cybo |
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soffitto dell'Appartamento Cybo |
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soffitto dell'Appartamento Cybo |
Nel XVI secolo venne aggiunto all''appartamento cardinalizio la cosiddetta
Sala Pisana.
La sala, posta d'angolo tra
Via del Plebiscito e
Via degli Astalli, prese il nome dal Cardinale Francesco Pisani che la volle costruire.
Questa sala venne distrutta in un incendio nel 1569 e ricostruita chiamandola
Sala Nova.
Venne poi colpita da un secondo incendio nell'Ottocento e divisa in tre ambienti.
Nell'ambiente più grande negli anni '20 Federico Hermanin vi allestì la decorazione ad affresco della loggia di
Palazzo Altoviti, dipinta dal Vasari nel 1553.
Palazzo Altoviti fu infatti distrutto nel 1876 per permettere la costruzioni degli argini del Tevere.
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Sala Altoviti |
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volta con affreschi di Giorgio Vasari nella Sala Altoviti |
Oggi le sale dell
'Appartamento Cybo sono occupate dalla
Pinacoteca del
Museo di Palazzo Venezia.
Paolo III risiedette nel palazzo e fece costruire una torre sul
Campidoglio e un corridoio pensile che la metteva in comunicazione con il palazzo (1537), abbattuti entrambe per far posto al
Vittoriano.
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palazzo con il corridoio pensile |
Il palazzo continuò ad essere proprietà pontificia fino al 1564: fu infatti in quest'anno che Pio IV Medici cedette alla Repubblica Veneta una parte del palazzo.
Il palazzo
divenne così la residenza degli ambasciatori veneti presso la
Santa Sede, che lo dividevano con i cardinali titolari della
Basilica di S.Marco.
E da questo momento che il palazzo prese il nome di
Palazzo Venezia.
Nel 1733/1734 fu costruito un passaggio coperto (chiamato
Passetto dei Cardinali) sul cammino di ronda di
Via degli Astalli.
Questo passaggio portava alla cosiddetta "
Palazzina", fatta costruire sulla torre voluta dal Cardinale Barbo.
Dopo il
Trattato di Campoformio (la pace firmata tra Austria e Francia
nel 1797), e la conseguente cessione della Repubblica Veneta, il palazzo passò all'Impero.
Nel 1812 il palazzo, passato al Regno Italico, fu la sede dell'
Accademia delle Belle Arti diretta da Antonio Canova.
Nel 1916 il palazzo fu confiscato e passò allo Stato Italiano.
Il palazzo fu restaurato e consolidato.
Nel 1924/1930 l'architetto Luigi Marangoni fece costruire la
Scala Nova a cui si accede dall'atrio d'ingresso di
Via del Plebiscito.
Sulle quattro porte dell'
atrio vi sono gli stemmi cardinalizio e papale della famiglia Barbo, lo scudo crociato con l'aquila dei Savoia, e sulla porta per accedere alla
Scala Nova lo stemma del Regno d'Italia con due fasci littori.
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stemma dei Savoia |
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stemma di Paolo II |
Alla destra della prima rampa della scala si trova un
androne.
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androne |
In quest'ambiente si trova una
fontana con tre teste di leone coronate (che rappresentano la Dalmazia), gli stemmi del Regno d'Italia e quello di Zara (con S.Crisogono patrono della città, la corona e il leone di S.Marco), capitale storica della Dalmazia riconquistata.
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fontana dell'androne |
Sul pavimento si possono notare i nomi delle vittorie navali (Buccari, Premuda e Durazzo) e di Trieste e Pola, riconquistate dalla marina italiana.
Inoltre sono rappresentati simboli che rimandano alla navigazione e al mare, trai quali la
Rosa dei Venti, l'elica, la stella marina, l'ancora, il timone.
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pavimento con a stella marina |
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pavimento con conchiglia e animali marini |
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pavimento con l'ancora |
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pavimento con l'elica |
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pavimento con la Rosa dei Venti |
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pavimento con il timone |
Una porta dell'androne porta l'iscrizione ADRIAE DICATA dedicata alla città di Adria riconquistata nel 1866.
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porta con iscrizione ADRIAE DICATA |
La
Scala Nova in travertino andava a sostituire altre due scale che a loro volta, nel Settecento e poi nel 1911, erano state costruite al posto dell'antica scala in laterizio, la cordonata quattrocentesca fatta costruire da Paolo II nel 1464/1471.
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prima rampa della Scala Nova |
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Scala Nova |
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Scala Nova |
La scala, composta a sei rampe, è sostenuta da pilastri compositi, con 150 capitelli realizzati da Benedetto D'Amone.
Alcuni sono opera dello stesso Marangoni.
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Scala Nova |
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Scala Nova |
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Scala Nova |
Sui capitelli sono raffigurati animali marini e antropomorfici, monumenti e simboli che riconducono a città italiane che hanno scritto la storia della III Guerra d'Indipendenza (1866) e della Prima Guerra Mondiale (1915/1918).
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S.Crisogono a cavallo (patrono della città di Zara) |
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scudo con rovere sormontato dal Castello di Rovereto |
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stemma crociato e anfiteatro della città di Pola |
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stemma con la cornucopia riferito alla regione dalmata della Cornicchia |
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due torri asimmetriche della Cattedrale di S.Trifone della città di Cattaro (Repubblica del Montenegro) |
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Cattedrale di Traù con il motto della famiglia Cippico (OMNIA EX ALTO) |
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Duomo di Sebenico (Dalmazia) |
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elmo e stemma con scritta dell'incipit in dialetto del discorso del Capitano delle Guardie di Perasto (ultimo baluardo veneziano) |
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statua del condottiero Cangrande della Scala e stemma di Verona |
Sul pavimento del pianerottolo del primo piano è rappresentata una lumaca, su quello del secondo piano un granchio, mentre sul terzo una medusa.
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pavimento del pianerottolo del primo piano |
Sulla sommità della scala si trova una volta a lacunari.
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volta a lacunari della Scala Nova |
Durante gli anni '20 vennero ridecorate anche le pareti della
Sala del Concistoro e sistemato un pavimento donato dal Conte Volpi.
Nella
Sala del Mappamondo fu rifatto il pavimento a mosaico su disegno di Pietro D'Achiardi.
Si cercò di recuperare le decorazioni pittoriche delle sale monumentali, che vennero destinate nel 1929 a sede del
Capo del Governo e del
Gran Consiglio del Fascismo, qui attivo sino al 24 luglio 1943.
Noto a tutti è il balcone della
Sala del Mappamondo dal quale Mussolini s'affacciava per parlare al popolo.
Nel palazzo furono anche sistemati il
Museo di Palazzo Venezia di arte medievale e rinascimentale e la
Biblioteca dell'Istituto dell'Archeologia e Storia dell'Arte.
Palazzo Venezia rischiò di essere distrutto durante la cosiddetta
"Operazione Dux".
Il 19 luglio 1943 i bombardieri inglesi della RAF avrebbero dovuto bombardare il palazzo insieme alla residenza del Duce a
Villa Torlonia, nella speranza di eliminare fisicamente Benito Mussolini.
Ma all'ultimo momento Churchill s'oppose per non uccidere troppe persone e distruggere molti monumenti antichi.
www.museopalazzovenezia.beniculturali.it
Orario: martedì/domenica 8.30/19.30
Costo: 5€
GRATIS: prima domenica del mese
CONCLUSIONI
Palazzo Venezia è un luogo davvero importante nella storia di Roma, nel quale si possono ripercorrere gli anni della città dal Quattrocento ai giorni nostri.
Cardinali, Papi, re, ambasciatori, uomini potenti ed artisti, hanno risieduto o sono stati ospitati tra queste mura, e hanno passeggiato nei suoi due cortili.
Considerando poi le antiche origini della
Basilica di S.Marco inclusa tra le sue mura, e l'importante museo d'arte antica qui ospitato, si può di certo suggerire di visitare questo luogo, ammirando i suoi saloni monumentali o gli appartamenti cardinalizi.
Purtroppo però le sale del museo non sono visitabili nella loro interezza per problemi di restauri in corso e per mancanza di personale
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