domenica 22 agosto 2021

Firenze: l'antica Chiesa dei Santi Apostoli e S.Biagio

La Chiesa dei Santi Apostoli e S.Biagio, una delle chiese fiorentine più antiche, si trova in Borgo Santi Apostoli, tra Ponte Vecchio e Piazza della Repubblica.

Pur non essendo mai stata cattedrale, per le sue antiche origini questa chiesa viene chiamata anche "Vecchio Duomo di Firenze".

La chiesa venne costruita sull'argine dell'Arno, e dopo che venne circondata da altri palazzi, è rimasta collegata al Lungarno degli Acciaioli tramite il Chiasso Bolgherini.

Questa zona si trovava anticamente fuori dalla prima cerchia delle mura cittadine romane, lungo il raccordo della Cassia Vetus (che passava a Nord di Florentia) e la Cassia Nova Oltrarno, in prossimità di un cimitero romano del IV/V secolo e delle Terme romane.

CURIOSITA': a proposito delle Terme romane, adiacente alla piazza in cui sorge la chiesa fu costruito sulle terme antiche uno stabilimento termale da Antonio Peppini nel 1826 e una targa su questo edificio ricorda che per costruirlo vennero chiusi dei vicoli adiacenti.

iscrizione dell'ottocentesco stabilimento termale

Per quanto riguarda invece la data della sua costruzione c'è molta incertezza.

La leggenda vuole far risalire la consacrazione all'anno 805 alla presenza di Carlo Magno (che ne volle la costruzione), accompagnato dal nipote Orlando (ma il paladino era già morto a Roncisvalle nel 778) e dal vescovo Turpino (il paladino era suo allievo).

A voler lasciare traccia di questi fatti leggendari fu posta sulla porta sinistra della facciata della chiesa una lapide con inscrizione in latino.

targa in latino della fondazione della chiesa

Per molti studiosi la chiesa venne fondata  con più probabilità tra la fine del X e l'inizio  dell'XI secolo dove si trovava fino all'anno mille un cimitero in cui si seppellivano i bambini morti primi di essere stati battezzati: per questo la piazza antistante la chiesa prese il nome di Piazza del Limbo, in luogo in cui si trovavano le anime dei non battezzati. 

La chiesa entrò a far parte delle mura cittadine tra il 1173 e il 1175.

La facciata dalla muratura irregolare tipica medievale è in stile romanico. L'originale muratura fu riportata ala luce sotto l'intonaco nel 1884.

facciata della Chiesa dei Santi Apostoli e di S.Biagio

Sulla facciata a salienti si aprono monofore e tre porte d'accesso.

Le porte laterali sono architravate e sovrastate da lunette centinate con archetti in mattoni.  Sulla porta sinistra si trova la già citata lapide della leggendaria fondazione, sopra la porta destra si trova una lapide che ricorda la morte nel 1333 di Ugolotto (della famiglia Altoviti o Del Bene), priore della chiesa per cinquant'anni.

portale destro con iscrizione

Il portale centrale cinquecentesco in marmo bianco di Carrara e nero di Colonnata, attribuito a Benedetto da Rovezzano su disegno di Baccio d'Agnolo, porta lo stemma della famiglia Altoviti che lo commissionò. Due lesene laterali d'ordine dorico-tuscanico reggono una trabeazione dorica.

portale centrale (attr.Benedetto da Rovezzano su dis.Baccio d'Agnolo - XVI sec.)

Sopra al portale centrale vi era un finestrone che fu tamponato negli anni '30, sovrastato da una tettoia a tre spioventi poggianti su mensole in legno. Sopra la tettoia si apre poi una bifora con colonnina in marmo.

Sotto la grondaia di coronamento si trovano beccatelli di mattoni.

La torre campanaria a pianta quadrata (visibile meglio dall'Oltrarno), è opera seicentesca di Baccio d'Agnolo. La cella campanaria ha quattro grandi monofore e un cornicione con mutuli (motivi architettonici dell'ordine dorico). Originariamente vi era un campaniletto a vela, sostituito poi da quello commissionato da Ugo Altoviti e realizzato entro il 1468 (di cui rimane il basamento sino all'orologio di quello attuale).

La chiesa ha una pianta basilicale paleocristiana con tre navate (quella centrale ancora absidata mentre quelle laterali lo erano originariamente), divise da colonne in marmo verde di Prato con capitelli diversi recuperati da edifici romani: i primi due capitelli corinzi sembra provengano dalle vicine Terme romane (I secolo d.C.).

navate della Chiesa dei Santi Apostoli e di S.Biagio

Le sette colonne per lato sorreggono archi a tutto sesto. 

La navata centrale è aperta da monofore. 

Il soffitto a capriate lignee presenta una trabeazione a cavalletti decorati (1333).

Il pavimento in cocciopesto è costellato dalle pietre tombali d'importanti famiglie fiorentine come gli Altoviti, Acciaiuoli e Del Bene.

All'inizio della navata centrale si trovano due acquasantiere in marmo: quella a sinistra è stata realizzata da Benedetto da Rovezzano (1510), l'altra è del 1603 e fu messa da Antonio del Bene.

Le navate laterali sono affiancate da piccole cappelle. 

Le cappelle della navata sinistra, a pianta quasi quadrata e con arcone d'accesso poggiante su pilastri d'angolo in pietra forte, furono realizzate esternamente all'edificio all'inizio del  Cinquecento. Le famiglie che ebbero in patronato queste cappelle furono gli Altoviti, i Viviani, i Boncioni e i Carducci. Sono rimaste solo quattro cappelle: la prima cappella, quella fondata dalla famiglia Carducci, fu demolita tra il 1929 e il 1930.

In alto sulla parete è stato posto il Sepolcro di Anna Ubaldi Del Bene (madre del Gran Priore Del Bene) con busto della defunta, opera del Foggini, e un'iscrizione in latino composta da Anton Maria Salvini.

Sepolcro di Anna Ubaldi Del Bene (busto: Foggini)

La prima cappella della navata sinistra che s'incontra percorrendo la navata dalla controfacciata era patronato degli Altoviti.

Cappella Altoviti

Sulla parete destra si trova un affresco raffigurante la Madonna col Bambino e Angeli reggicortina di Paolo Schiavo (allievo di Masaccio), posto originariamente sul portale d'ingresso.

Madonna col Bambino tra Angeli (Paolo Schiavo - XV sec.)

Sopra l'altare neogotico in pietra è posta la sinopia dello stesso affresco. 

sinopia dell'affresco Madonna col Bambino e Angeli reggicortina (Paolo Schiavo - XV sec.)

In una nicchia protetta da una grata si trova un astuccio che contiene tre pietre: sono le famose "Pietre del Santo Sepolcro".

"Pietre del Santo Sepolcro" e portafuoco

Secondo la tradizione le pietre furono portate a Firenze da Pazzino de' Pazzi dalla Terrasanta dopo la Prima Crociata indetta da papa Urbano II. Pazzino capitanava 2500 soldati fiorentini che si lanciarono nel 1101 all'assalto delle mura di Gerusalemme, e Pazzino fu il primo a salire sulle mura della città assediata. Con questo atto di coraggio si fece notare da Guglielmo di Buglione che gli donò tre pietre con le quali per tradizione furono accese le torce della tomba di Cristo quando venne sepolto.

Le pietre furono inizialmente conservate nel Palazzo de' Pazzi, poi nella Chiesa di S.Maria sopra Porta in Mercato Nuovo (detta anche Chiesa di S.Biagio), e quando questa nel 1785 fu soppressa, furono portate nella Chiesa dei Santi Apostoli.

Con queste pietre ancora oggi s'accende il cero pasquale del Duomo con la partecipazione dei Cavalieri del Santo Sepolcro il Sabato Santo e s'infiamma sulla Piazza del Duomo la "colombina" durante la cerimonia dello "Scoppio del carro" il giorno di Pasqua.

La nicchia conserva anche un prezioso ed antico portafuoco con il quale viene trasportato il fuoco dalla chiesa al Duomo.

Il portafuoco è composto da una colomba ad ali spiegate in argento posta sulla sommità (già nella Chiesa di S.Maria sopra Porta nel 1378), da una parte centrale che raffigura lo stemma della Parte Guelfa realizzato dalla cerchia di Pasquino da Montepulciano nel XVI secolo (un'aquila che tiene tra gli artigli un drago), e da un braciere in rame dorato a forma di nodo baccellato (XVI secolo).

Nella seconda cappella si trova  l'affresco di Anton Domenico Gabbiano raffigurante la Gloria di S.Francesco di Sales, mentre sul soffitto è raffigurata l'Apoteosi di S.Giovanna di Chantal.

Nella terza cappella si trova una tavola di Alessandro Fei del Barbiere che raffigura l'Arcangelo Michele che abbatte Lucifero

Nella quarta cappella i trova sull'altare un'Adorazione del Bambino affiancata sulle pareti laterali dalle tavole dell'Arcangelo Raffaele con Tobiolo e di Sant'Andrea Apostolo, tutte opere di Maso da San Friano (XVI secolo).

al centro: Adorazione del Bambino / a destra: Arcangelo Raffaele con Tobiolo / a sinistra: Sant'Andrea Apostolo (Maso da San Friano - XVI sec.)

Al posto dell'ultima cappella della navata sinistra si trova il Monumento funebre di Oddone Altoviti, realizzato da Benedetto da Rovezzano.

Monumento funebre di Oddone Altoviti (Benedetto da Rovezzano - 1507)

Sulla parete che chiude la navata è posto il Tabernacolo eucaristico in terracotta invetriata policroma opera di Andrea Della Robbia,
commissionato da Giovanni di Pietro Acciaiuoli nel 1512 circa.

Tabernacolo eucaristico (Andrea Della Robbia - 1512 ca.) / resti dell'Arca sepolcrale di Donato Acciaiouli (ignoto scultore - 1333)

Nella predella due Angeli reggono una ghirlanda di foglie all'interno della quale è raffigurato un calice con ostia. Sopra la predella è raffigurata un'edicola con quattro colonne all'interno della quale è raffigurato Cristo che risorge. Intorno all'edicola lesene corinzie reggono una trabeazione sormontata da una lunetta con raffigurazione della colomba dello Spirito Santo. Il tabernacolo termina nella parte superiore con un bassorilievo con il Padre benedicente.

Il tabernacolo è posto sui resti dell'Arca sepolcrale di Donato Acciaiouli, opera in arenaria di ignoto scultore del 1333, di cui rimangono le due formelle con la Madonna e S.Giovanni Evangelista.

Siamo ora davanti all'abside della navata centrale in parte riportata all'originale aspetto con pietre a vista. 

Fu infatti risistemata tra il 1573 e il 1583 da Giovanni Antonio Dosio con la Tomba dell'Arcivescovo Antonio Altoviti in una nicchia affiancata da due porte sormontate da due busti: uno ritrae Carlo Magno, l'altro Antonio Altoviti, attribuiti a Giovanni Battista Caccini.

abside: Tomba dell'Arcivescovo Antonio Altoviti (Giovanni Antonio Dosio) / busti di Carlo Magno e di Antonio Altoviti (attr.Giovanni Battista Caccini)

La tomba è nascosta dall'alare e dalla Madonna col Bambino in trono tra Angeli e Santi e l'Adorazione dei Magi, di Jacopo di Cione e Niccolò Gerini.

Madonna col Bambino tra Angeli e Santi / predella: Adorazione dei Magi (Jacopo di Cione e Niccolò Gerini - 1383)

La parte alta dell'abside era stata decorata con stucchi a riquadri geometrici tra il 1704 e il 1725, nei lavori che videro realizzare la volta a botte ribassata sul soffitto della navata centrale decorato con il dipinto dello Spirito Santo che discende sugli Apostoli e la copertura con intonaco della facciata. Queste aggiunte furono eliminate tra il 1930 e il 1938.

Secondo Giorgio Vasari si trovava sull'altare maggiore della Chiesa dei Santi Apostoli il Trittico della Pentecoste realizzato dai fratelli Orcagna e Jacopo di Cione tra il 1362 e il 1365.

Trittico della Pentecoste (Orcagna e Jacopo di Cione - 1362/1365 - Galleria dell'Accademia)

L'opera fu rimossa durante i lavori realizzati da Giovanni Antonio Dosio, spostata nella Cappella Viviani e forse poi alla Badia Fiorentina. Nel 1939 giunse infine alla Galleria dell'Accademia dove è tutt'oggi custodita.

_______

Le cinque cappelle della navata destra a pianta rettangolare furono costruite a metà del XV secolo e furono inquadrate da lesene composite in marmo serpentino verde.

Sulla parete di fondo della navata destra si trova l'organo, accanto al quale è posto, sopra la porta che conduce in Sagrestia, il Monumento funebre di Bindo Altoviti, banchiere antimediceo.

ingresso alla Sagrestia

Monumento funebre di Bindo Altoviti (Bartolomeo Ammannati - 1570)

Il monumento, con statua allegorica della Carità accompagnata da due Putti, è opera di Bartolomeo Ammanniti (1570). 

Nella quinta cappella risalendo verso la controfacciata si trova un dipinto con la raffigurazione di un di Santo'Antonio abate.

Sant'Antonio abate

Nella quarta cappella (Cappella Bolgherini) è posta la Madonna della mela con Angeli di Pasquale Noccarato e un S.Biagio di ignoto pittore fiorentino del XVIII secolo.

in alto: S.Biagio (ignoto pittore del XVIII sec.) / in basso: Madonna della mela e Angeli (Pasquale Noccarato - 2007)

La terza cappella della navata conserva sull'altare la tela dell'Allegoria dell'Immacolata Concezione commissionata da Bindo Altoviti a Giorgio Vasari.

Allegoria dell'Immacolata Concezione (Giorgio Vasari - 1540/1541)

Oltre ad Adamo ed Eva (i due personaggi nudi in primo piano), sono raffigurati Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, Aronne, Giosuè, David, Samuele e Giovanni Battista, legati al'albero del peccato originale da chi si dipana il serpente-Lucifero schiacciato dal piede della Madonna.

Sui cartigli retti dagli Angioletti si può leggere: QUOS EVAE CULPA DAMNAVIT MARIAE GRATIA SOLVIT" ("Coloro che la colpa di Eva condannò, la grazia di Maria assolve").

Vasari realizzò più versioni di quest'opera di diversa dimensione: Bindo Altoviti per esempio ne commissionò una versione in formato ridotto per il suo studiolo (oggi all'Ashmolean Museum di Oxford), mentre un'altra versione si trova alle Gallerie degli Uffizi.

Allegoria dell'Immacolata Concezione (Giorgio Vasari - 1541 - Gallerie degli Uffizi)

Sull'altare della seconda cappella della famiglia Del Bene si trova un dipinto di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio raffigurante S.Pietro alla Porta del Tempio che guarisce uno storpio.

S.Pietro alla Porta de Tempio che guarisce uno storpio (Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio - 1576/1578)

Sulla parete sinistra della cappella è posto il Monumento funebre di Piero Del Bene, mentre sulla parete destra il rilievo in stucco di S.Paolo.

Nella prima cappella si trova un dipinto attribuito a Cosimo Gamberucci raffigurante S.Martino che fa l'elemosina.

S.Martino che fa l'elemosina (attr.Cosimo Gamberucci - XVI/XVII sec.)

Usciti dalla chiesa si può dare uno sguardo a questo angolo della città che conserva un aspetto in parte medievale.

Sull'edificio a lato della chiesa (fianco di Palazzo Bolgherini-Rosselli Del Turco) vi è un'edicola sacra con bassorilievo di Madonna col Bambino (attribuito a Benedetto da Maiano). Al di sopra dell'edicola vi è un rilievo con il profilo di Cristo sormontato dal trigramma bernardiniano circondato da un sole a tredici raggi (alcuni autori riportano che il profilo sia quello di Carlo Magno). Sotto l'edicola invece si trova un'iscrizione in cui si promettono 5 mila anni d'indulgenza se si prega per il Pontefice e per la Madre Chiesa.

fianco Palazzo Bolgherini-Rosselli Del Turco: cristogramma / profilo di Cristo / Madonna col Bambino (attr.Benedetto da Maiano) / iscrizione per l'indulgenza

Dall'altro lato della chiesa (lato Sud della piazza) sorge la Canonica. Il rettore della chiesa Oddo Altoviti fece porre sul portale lo stemma di famiglia attribuito a Benedetto da Rovezzano. 

Canonica

stemma della famiglia Altoviti (Benedetto da Rovezzano)

Di fronte alla chiesa (dove oggi si trova un hotel), si trovavano le Case-torri degli Altoviti

 

Orario: 9.30/12.00   16.00/19.00

 

CONCLUSIONI                                                                                                                             La Chiesa dei Santi Apostoli e S.Biagio è un angolo di medioevo in una città che è stata la culla del Rinascimento e che comunque per le sue linee architettoniche sembra che sia stata il modello che ha ispirato il progetto di Brunelleschi per il capocroce della Basilica di S.Lorenzo. E' una chiesa molto suggestiva che vale davvero una visita. 

 

sabato 14 agosto 2021

Firenze: la Basilica abbaziale di S.Miniato al Monte

A Sud-Est del centro storico di Firenze, in uno dei luoghi più elevati della città, si erge la Basilica abbaziale di S.Miniato al Monte.

Basilica Abbaziale di S.Miniato al Monte (vista dalle rive dell'Arno)

Basilica Abbaziale di S.Miniato al Monte (vista dalle rive del Terrazzo di Saturno di Palazzo Vecchio)

La Basilica Abbaziale di S.Miniato al Monte è una delle cinque abbazie fondate a Firenze.

La basilica è un pregevole esempio di romanico fiorentino ispirato al classicismo (la sua decorazione a tarsie marmoree rimanda infatti agli antichi edifici romani).

Come molte antiche chiese le sue origini sono avvolte da leggenda.

La basilica è infatti dedicata a San Miniato, primo Santo martire della città.

Mercante greco o principe armeno in pellegrinaggio a Roma, Miniato giunse a Firenze intorno al 250, e qui visse in eremitaggio fino a quando fu giustiziato durante le persecuzioni dell'imperatore Decio per essersi rifiutato di adorare gli dei pagani. Si racconta che dopo essere stato decapitato, raccolse la sua testa e, oltrepassato l'Arno, raggiunse il Mons Florentinus dove chiese di essere sepolto.

CURIOSITA': Questa storia appartenente alla letteratura agiografica ha delle analogie con quella narrata sul Santo vescovo Dionigi, forse martirizzato nello stesso periodo, che a Parigi (all'epoca chiamata Lutetia) portò la sua testa dal colle di Montmartre (letteralmente Monte del martirio) a Saint-Denis.

Nel luogo della sepoltura di S.Miniato venne eretto un santuario e poi nell'VIII secolo una cappella. La prima testimonianza storica risale al 783 in un diploma di Carlo Magno in cui la chiesa è citata come "basilica".

Dove furono ritrovate le reliquie del Santo (in prossimità della cosiddetta Porta Santa), furono fondati nel 1018 una chiesa e un monastero, i cui lavori di costruzione intrapresi dal vescovo Ildebrando, e proseguiti dall'imperatore Enrico II, durarono duecento anni.

L'abbazia fu fondata dai monaci Benedettini, che aderirono poi alla Congregazione Cluniacense. Passò poi ai monaci Olivetani nel 1373. 

scalinata d'accesso alla Basilica abbaziale di S.Miniato al Monte

Il sagrato della basilica si raggiunge salendo una scalinata che passa attraverso il Cimitero delle Porte Sante.

La facciata a salienti della basilica è caratterizzata dalla bicromia della sua decorazione marmorea.

facciata della Basilica Abbaziale di S.Miniato al Monte

La facciata è divisa orizzontalmente da una cornice in marmo verde.

La parte inferiore della facciata è divisa da cinque archi a tutto sesto sorretti da colonne in serpentino verde, con capitelli corinzi e basi in marmo bianco.

In tre di questi archi sono posti i tre portali della basilica, mentre gli altri due sono ciechi e simulano altrettante porte.

L'ordine superiore della facciata è diviso in tre parti. Le parti laterali, corrispondenti alle due navate laterali, presentano una decorazione in marmo bianco e serpentino di Prato.

parte superiore della facciata

La parte centrale sembra un pronao tetrastilo sorretto da quattro paraste. Al centro si apre una finestra ad edicola, incorniciata da un timpano triangolare e da due colonne sorrette da teste di leoni marmoree.

Nel timpano della finestra vi è raffigurato ad intarsio un vaso con due colombe.

Sopra la finestra si trova un mosaico su fondo dorato in cui è rappresentato Cristo Pantocratore tra la Vergine e S.Miniato, risalente al 1260.

Il frontone è composto da nove archetti bianchi e verdi, affiancati da due figure oranti e  sormontati da una croce e da candelabre.

La decorazione della parte superiore della facciata fu sovvenzionata dall'Arte di Calimala, la corporazione dei mercanti della lana, responsabile dal 1288 della chiesa: l'aquila bronzea che ghermisce un torsello (più panni tenuti insieme da un laccio) è il simbolo dello "sponsor" dei lavori, ovvero della corporazione.

L'interno della basilica ha una pianta ad aula divisa in tre navate (quella centrale ha una larghezza doppia di quelle laterali).

interno della Basilica Abbaziale di S.Miniato al Monte

interno della Basilica Abbaziale di S.Miniato al Monte (verso la controfacciata)

Le navate sono divise da colonne di derivazione classica rivestite nell'Ottocento di scagliola a simulare il marmo; ogni due colonne vi è un pilastro polistilo. I capitelli in marmo bianco sono romani e quindi di recupero, mentre quelli in terracotta dipinta in bianco con foglie d'acqua sono romanici. Sulle colonne poggiano archi a tutto sesto.

un capitello romanico della basilica

L'interno appare subito distribuito su tre livelli: quello del pavimento, quello della cripta e quello del presbiterio posto sopra la cripta ed accessibile tramite due scalinate marmoree poste nelle navate laterali.

A livello delle scalinate attraversa la navata centrale un grande arcone decorato con tarsie marmoree, che richiama quello posto a metà navata e quello dell'abside.

arconi della navata centrale

Il soffitto è a capriate lignee stuccate con riferimenti paleocristiani, che vennero realizzate da maestranze lombarde. 

soffitto a capriate lignee della navata centrale

soffitto a capriate lignee del presbiterio

L'antico pavimento della navata centrale della basilica (1207) è intarsiato con motivi geometrici e zoomorfi.

pavimento intarsiato della navata centrale

Sul pavimento si trova incisa un'iscrizione che riporta a numeri romani la data della fine dei lavori di costruzione della basilica (1207).

iscrizione sul pavimento

Uno dei pannelli che lo compongono presenta uno zodiaco con meridiana solstiziale: il 21 giugno alle 12.00 solari un raggio di sole illumina il segno del Cancro (giorno che corrispondeva anche alla festa di S.Giovanni Battista patrono di Firenze). La meridiana è tra le più antiche ancora funzionanti in Europa. La sua funzione fu riscoperta dopo 800 anni dalla sua costruzione.

pannello con lo zodiaco e la meridiana solstiziale

Il pavimento delle navate laterali è costellato di lastre tombali.

lastre tombali nel pavimento della navata laterale destra

Le pareti delle navate laterali hanno la muratura a vista, mentre la decorazione bicroma della navata centrale è ottocentesca.

navata laterale destra

Sulle pareti della navate laterali si trovano numerosi affreschi del XII/XV secolo e una sinopia.

navata sinistra: Madonna col Bambino e Santi (Anonimo fiorentino - XIV/XV sec.)

navata sinistra: Crocifissione di Cristo (Mariotto di Nardo - 1410/1420)

navata sinistra: S.Giovanni Battista e Santa Caterina d'Alessandria (Anonimo fiorentino - XIV sec.)

navata sinistra (a destra): S.Girolamo (Anonimo fiorentino - XV sec.)

 
navata destra (da sinistra): S.Caterina d'Alessandria / Santo Apostolo e Santa Lucia (Paolo Badaloni - 1435/1440)

navata destra (da sinistra): Cristo circondato da strumenti di lavoro (Mariotto di Cristofano - XV sec.) / S.Giuliano Ospedaliere, S.Miniato e Santa Caterina d'Alessandria (Anonimo fiorentino - XIV sec.)

navata destra (al centro): S.Maria Maddalena nel deserto (Anonimo fiorentino - XIV sec.)

navata destra (da sinistra): Sant'Andrea, S.Miniato e S.Nicola di Bari (attr.Andrea Bonaiuti - XIV sec.) / Sant'Antonio abate (Andrea Bonaiuti - XIV sec.) / (?)

navata destra: S.Cristoforo (Anonimo fiorentino - XIII sec.)

navata destra: Madonna col Bambino in trono e S.Francesco d'Assisi, S.Marco Evangelista, S.Giovanni Battista, S.Giovanni Evangelista, S.Giacomo Maggiore e Sant'Antonio abate (Paolo Badaloni - 1436)

navata destra: sinopia

 

All'inizio della navata sinistra si trovano un moderno fonte battesimale in alabastro realizzato da Marco Bagnoli e vicino, appeso alla parete, un Crocifisso dipinto su tavola di fine Duecento.

fonte battesimale (Marco Bagnoli - 2018)

Crocifisso (XIII sec.)

Nella navata sinistra si trova anche la Cappella del Cardinale del Portogallo (purtroppo in restauro durante la nostra visita!).

E' questa l'unica cappella funeraria della basilica, e fu costruita tra il 1459 e il 1467 per accogliere le spoglie del cardinale Giacomo di Lusitania.

Come ambasciatore di passaggio a Firenze, il giovane cardinale appartenente alla casa reale portoghese (cugino e cognato di Alfonso V) morì in città il 27 agosto 1459 a soli 25 anni, e volle essere sepolto proprio qui, dove nell'ultimo periodo della sua vita ogni giorno celebrava messa.

La cappella a pianta quadrata coperta da una volta a vela fu progettata da Antonio Manetti (allievo del Brunelleschi) ed affrescata da Alessio Baldovinetti con un'Annunciazione e una serie di Profeti, Evangelisti e Padri della Chiesa.

Il monumento funebre fu scolpito da Antonio e Bernardo Rossellino. Il soffitto della cappella fu decorato in terracotta invetriata policroma con le raffigurazioni delle Virtù Cardinali e dello Spirito Santo in forma di colomba da Luca della Robbia.

La pala d'altare che raffigura i Santi Vincenzo, Giacomo ed Eustachio fu dipinta da Antonio e Bernardo del Pollaiolo. L'opera è stata sostituita oggi nella cappella da una copia, mentre l'originale si trova alle Gallerie degli Uffizi.

Santi Vincenzo, Giacomo ed Eustachio (Antonio e Bernardo del Pollaiolo - 1466/1467 - Gallerie degli Uffizi)

S.Vincenzo era il patrono di Lisbona, S.Giacomo era il patrono del cardinale, e Sant'Eustachio era il patrono della chiesa a Roma di cui il cardinale era titolare.

In fondo alla navata centrale, tra le due scale che portano al presbiterio, si trova la Cappella del Crocifisso, un tempietto dalle forme classiche, finanziato da Piero de' Medici detto il Gottoso e progettato da Michelozzo di Bartolomeo nel 1448.

Cappella del Crocifisso
 
Cappella del Crocifisso (vista dal presbiterio rialzato)

Si pensa che qui vi fosse già un altare romanico.

La mensa dell'altare è in marmo rosso. I fronti laterali e quello posteriore dell'altare sono rivestite da tarsie marmoree. Il fronte rivolto verso i fedeli è novecentesco.

Il tempietto venne costruito per accogliere degnamente il miracoloso Crocifisso di San Giovanni Gualberto, dipinto su tavola nell'XI secolo (per altri coevo stilisticamente con la cappella).

Era circa il 1030. Giovanni Gualberto, nobile cavaliere fiorentino, fu chiamato a vendicare la morte di suo fratello Ugo. Quando però si trovò di fronte all'assassino che inginocchiato gli chiedeva pietà, lo perdonò e getto la spada. Entrò poi nella chiesa di S.Miniato per pregare e il Crocifisso chinò il capo in segno d'approvazione. Giovanni si fece monaco e fondò l'Abbazia di Vallombrosa.

Nel 1671 il Crocifisso di San Gualberto venne trasferito nella chiesa vallombrosiana di Santa Trinità

Al posto del Crocifisso fu posta una pala d'altare attribuita ad Agnolo Gaddi, costituita da 13 formelle lignee raffiguranti scene della Passione di Cristo, S.Minato e S.Giovanni Gualberto.

Passione di Cristo, S.Miniato e S.Giovanni Gualberto (Agnolo Gaddi - 1394/1396)

L'opera fu realizzata cuspidata tra il 1394 e il 1396 e poi modificata posteriormente per adattarla alla cappella.

particolare con S.Miniato e S.Giovanni Gualberto


Il tempietto ha una volta a botte sorretta anteriormente da due colonne dai capitelli compositi e posteriormente da due pilastri scanalati.

Cappella del Crocifisso

La volta ha una decorazione in terracotta smaltata realizzata da Luca della Robbia.

Il soffitto è decorato con lacunari ottagoni dalle cornici bianche e gli interni azzurri con al centro corolle di fiori.

L'intradosso è invece decorato con motivi a squame nei colori bianco, rosso e verde tipici della famiglia Medici.

La volta è poggiata su una trabeazione intarsiata, scolpita e lumeggiata d'oro con marmi verdi e bianchi a formare gli emblemi di Cosimo il Vecchio e Lorenzo il magnifico: tre piume infilate in un anello d'oro con rubino e un festone con la scritta "Semper".

Sulla sommità della copertura del tempietto furono poste due aquile bronzee, simboli dell'Arte di Calimala, realizzate da  Maso di Bartolomeo.  

Delimita la cappella un recinto metallico ottocentesco. 

Salendo verso il presbiterio da una delle scalinate ampliate durante il Rinascimento, ci troviamo dinnanzi la transenna marmorea del coro del XIII secolo, decorata con intarsi a motivi geometrici e zoomorfi.

transenna del coro (XIII sec.)

particolare della transenna del coro (XIII sec.)

Rivolto verso i fedeli si trova l'ambone quadrato, anch'esso del XIII secolo, realizzato da Giovanni di Gaiole e Francesco di Domenico. 

ambone (Giovanni di Gaiole e Francesco di Domenico - XIII sec.)

Il leggio è sorretto dall'aquila simbolo Giovanni Evangelista, mentre alla base si trova il leone simbolo di S.Marco Evangelista. Tra i due simboli del tetramorfo si trova quello di S.Matteo: una figura umana. Mancherebbe il toro, simbolo dell'Evangelista Luca... il toro è il verbo, la parola incarnata, impersonificata dal sacerdote che sale sul pulpito.

leggio con tre simboli del tetramorfo

Oltre la transenna, a destra del presbiterio, si trova un altare sul quale si trova una tavola raffigurante S.Miniato e otto scene della sua vita, opera di Jacopo del Casentino. Sulla parete dietro l'altare e sulla parete destra si trovano altri affreschi.

altare alla destra del presbiterio

affreschi sulle pareti

S.Miniato e otto scene della sua vita (Jacopo del Casentino - XIV sec.)
 

Da qui si può accedere alla Sagrestia costruita dalla famiglia degli Alberti nel 1300, al loro rientro in città. La Sagrestia conserva un ciclo si affreschi  raffigurante le Storie di S.Benedetto, opera di Spinello Aretino (1387 ca.).

Il presbiterio ha un'abside semicircolare con decorazione architettonica a marmi bianchi e verdi e con cinque finestre coperte da lastre di alabastro. 

abside della basilica

Il Crocifisso in terracotta invetriata posto sull'altare maggiore è opera di Luca della Robbia.

altare maggiore / Crocifisso (Luca della Robbia)

Nel catino absidale si trova un mosaico che ripropone il tema di quello della facciata, Cristo Pantocratore con la Vergine e S.Miniato e i simboli dei quattro Evangelisti.

Cristo Pantocratore con la Vergine, S.Miniato e i simboli dei quattro Evangelisti (1297)

Il coro ligneo è stato realizzato nel XIV secolo. 

coro ligneo (XIV sec.)

 Alla sinistra dell'abside si trova un altro altare sul quale è posta una tavola raffigurante S.Giovanni Gualberto con Episodi della sua vita, opera del Maestro della pala d S.Nicola (XIV secolo).

altare con S.Giovanni Gualberto ed Episodi della sua vita (Maestro della pala di S.Nicola - XIV sec.) / Noli me tangere (Anonimo fiorentino - XIV sec.)

Sulla parete alle spalle di questo altare vi sono i lacerti di altri antichi affreschi tra i quali un Noli me tangere di Anonimo fiorentino del XIV secolo.

In questo spazio è anche posto un organo a canne.

organo a canne (Tamburini - 1979)


Sotto il presbiterio, tramite tre rampe di scale si può raggiungere la Cripta dell'XI secolo, la parte più antica della chiesa.

cripta

cripta

cripta

La cripta è lunga quanto il presbiterio, ovvero quanto la larghezza della chiesa. Le volte del soffitto poggiano su 38 colonne che suddividono l'ambiente in 7 navate (3 centrali e 4 laterali). Le colonne e i capitelli sono di diversa fattura e di materiali differenti. Alcuni capitelli hanno ancora tracce della doratura apportata da Taddeo Gaddi (1342).

colonne della cripta

Su alcune volte Taddeo Gaddi ha realizzato nel 1341 affreschi che raffigurano Santi e Martiri.

affreschi delle volte della cripta (Taddeo Gaddi - 1341)

L'altare conserva le reliquie di S.Miniato (anche se alcuni pensano che in epoca medievale le reliquie forse furono trafugate e portate a Metz) ed è protetto da una cancellata del 1338.

altare con cancellata della cripta

Prima di uscire dalla chiesa diamo uno sguardo in controfacciata e noteremo gli ottocenteschi monumenti funebri di due artisti che furono anche amici: quello con la figura ad altorilievo del poeta Giuseppe Giusti, opera di Reginaldo Bilancini, e quello con l'Allegoria della Pittura e il busto del pittore Giuseppe Bezzuoli, realizzato dallo scultore Emilio Santarelli.

Monumento funebre di Giuseppe Bezzuoli (Emilio Santarelli - 1860)

Monumento funebre di Giuseppe Giusti (Reginaldo Bilancini)

Usciti dalla basilica tutti si soffermano ad ammirare il panorama che da questa terrazza si può cogliere sulla città e a scattare fotografie che sembrano cartoline.
 
panorama di Firenze

terrazza panoramica del sagrato della basilica

panorama su Firenze

Firenze al tramonto

Nel 1295 accanto al chiostro del monastero e a destra della chiesa fu costruito il Palazzo dei Vescovi, così chiamato perché residenza estiva dei vescovi fiorentini. Venne fatto erigere a proprie spese dal vescovo Andrea de' Mozzi, citato da Dante nella Divina Commedia nel Canto XV dell'Inferno (nel cerchio dei sodomiti). 

Palazzo dei Vescovi

Nel 1426 fu deciso un rifacimento dall'Arte di Calimala che aveva anche il patronato della chiesa.

Le decorazioni pittoriche, imbiancate a calce e poi riportate alla luce nel XX secolo, si devono a Paolo Uccello (1447 - Refettorio e chiostro superiore con Storie dei Santi Padri del deserto).

Il palazzo presenta finestre bifore ogivali con gli stemmi dei vescovi che contribuirono alla costruzione e all'ampliamento dell'edificio. E' coronato da una merlatura. 

Nel 1529 l'abbazia venne abbandonata dai monaci e divenne la sede dei Lanzichenecchi che assediarono e conquistarono la città. 

Il palazzo divenne la caserma delle truppe spagnole assoldate da Cosimo I. Fu trasfomato in lazzaretto tra il 1630 e il 1633.

Nel XVI secolo il monastero fu trasformato in fortezza: il campanile (posto a sinistra della chiesa), realizzato nel 1518 (e mai terminato) da Baccio d'Agnolo al posto dell'originale crollato, venne trasformato in torre di guardia e usato dall'artiglieria. Si racconta che nel 1530, per proteggerlo durante l'assedio delle truppe imperiali di Carlo V, Michelangelo, nominato dalla Repubblica fiorentina Governatore generale e Procuratore delle fortificazioni della città, usò materassi o balle di fieno.

campanile della Basilica abbaziale di S.Miniato al Monte

I monaci Olivetani ritornarono al monastero nel 1924 e qui, entro i bastioni della fortezza provvisoria eretta da Michelangelo e rifatta in muratura da Francesco da Sangallo per ordine di Cosimo I de Medici, venne costruito anche il Cimitero Monumentale delle Porte Sante

Il cimitero fu progettato da Nicolò Matas e contiene cappelle della borghesia fiorentina, realizzate in stile liberty, art déco e razionalista.

Cimitero Monumentale delle Porte Sante

Cimitero Monumentale delle Porte Sante

Tra le tante personalità qui sepolte riposano: l'intellettuale Giovanni Papini, il collezionista Frederick Stibbert, gli scrittori Luigi Bertelli detto Vampa (autore delle "Avventure di Gian Burrasca), Vasco Pratolini, Carlo Collodi pseudonimo di Carlo Lorenzini (autore di "Pinocchio"), lo stilista Enrico Coveri, il pittore Pietro Annigoni, l'editore Felice Le Monnier, il regista Franco Zeffirelli, il produttore cinematografico Mario Cecchi Gori, i politici Giovanni Spadolini e Gaetano Salvemini, il cuoco Pellegrino Artusi...

 

Orari: lunedì/sabato   9.30/13.00   15.00/19.00

           domenica         8.15/13.00   15.00/19.00

 

CONCLUSIONI                                                                                                                               Sulla soglia in marmo del portale sinistro si trova un'iscrizione in latino che dice: HAEC EST PORTA COELI ("questa è la porta del cielo", il varco per il Paradiso)...e a prescindere dal significato religioso e simbolico per la quale fu scritta, il turista, che magari con una passeggiata dal centro storico è salito fin qui, sin dal primo sguardo alla facciata e ancor più varcando l'ingresso della chiesa è accolto da un'atmosfera di quiete e serenità. E non solo i turisti vengono colpiti dalla facciata di questa chiesa...la tessitura muraria della facciata di questo pregevole esempio di romanico fiorentino fu ripresa nel Quattrocento da Leon Battista Alberti per il completamento della Basilica di S.Maria Novella e nell'Ottocento per il rivestimento della facciata del Duomo e della Basilica di S.Croce. Da meno di un mese la Basilica di S.Miniato al Monte è entrata nella lista del patrimonio Unesco.