venerdì 24 maggio 2019

Ravenna: la Tomba di Dante


Dove si trova sepolto Dante Alighieri, il Sommo Poeta?
A Ravenna.

Da Verona Dante era giunto a Ravenna, ospite alla corte di Guido Novello da Polenta, nel 1318.
Nella città romagnola trascorse i suoi ultimi tre anni di vita e qui terminò la stesura del "Paradiso" della "Divina Commedia" e scrisse in latino le "Egloghe".

Dante morì in questa città a 56 anni, a causa di febbri malariche contratte attraversando le paludose Valli di Comacchio, di ritorno da un'ambasciata a Venezia.
Era la notte tra il 13 e 14 settembre 1321.

Dopo un solenne funerale celebrato nella Basilica di S.Francesco, Dante fu sepolto all'esterno del chiostro di Braccioforte, adiacente alla chiesa.
Guido Novello da Polenta sembra che avesse voluto fargli erigere un monumento degno della sua fama, ma perdette la signoria solo a pochi mesi dalla morte di Dante.

Il capitano del popolo e podestà Bernardo Bembo (padre del più conosciuto cardinale e scrittore Pietro Bembo), incaricò nel 1483 Pietro Lombardo di realizzare un rilievo con il ritratto di Dante da porre sul sacello originario e fece scolpire sull'urna funeraria (un sarcofago di età romana) l'epitafio in latino scritto da Bernardo Canaccio nel 1327 e voluto dallo stesso Dante:
"I diritti della monarchia, i cieli e le acque di Flegetonte visitando cantai, finché volse il mio destino mortale. Ma poiché la mia anima andò ospite in luoghi migliori e più beata raggiunse fra gli astri il suo Creatore, qui sono racchiuso io, Dante, esule dalla patria terra, cui generò Firenze, madre di poco amore"
Sul muro accanto alla tomba di Dante è affisso un medaglione con i motti di Bernardo Bembo "VIRTUS ET HONOR" e "HIS NON CEDO MALIS", con un ramo d'alloro, palme e ginepro, provenienti dall'arco della cella.

medaglione con i motti di Bernardo Bembo
Ma la sistemazione attuale del mausoleo, un sobrio tempietto a pianta quadrata in stile neoclassico, fu voluta dal Cardinale Legato Luigi Valenti Gonzaga.
Egli affidò nel 1780 l'incarico all'architetto Camillo Morigia.

Tomba di Dante Alighieri
La costruzione è sormontata da una cupola semisferica sulla quale è posta una pigna (simbolo funebre).
Sul portale d'ingresso si trova lo stemma del cardinale Luigi Valenti Gonzaga e sull'architrave la scritta "DANTIS POETAE SEPULCRUM".

facciata della Tomba di Dante Alighieri
stemma del cardinale Luigi Valenti Gonzaga
Intorno alla costruzione corre un fregio con decorazione a bucrani, mentre nel timpano è decorato con l'ouroboros (il serpente che si morde la coda), simbolo d'eternità, e con rosoni.

La porta in bronzo fu donata nel 1921 dalla città di Roma.

ingresso della Tomba di Dante Alighieri con porta in bronzo
L'interno è stato rivestito di marmi policromi nel 1921 in occasione della ricorrenza del VI centenario della morte di Dante.

Ai piedi dell'urna e del già citato bassorilievo con l'immagine di Dante pensieroso (Pietro Lombardo 1483), racchiuso dentro un riquadro di marmo africano e greco, si trova una ghirlanda di bronzo e argento, opera dello scultore Lodovico Pogliaghi, che venne offerta nel 1921 dall'esercito vittorioso nella prima guerra mondiale.
Nella corona sono incisi i versi riferiti ai confini d'Italia.

monumento funebre di Dante con bassorilievo, urna funeraria e ghirlanda
bassorilievo con immagine di Dante (Pietro Lombardo - 1483) e croce donata da Paolo VI
urna funeraria con epitafio di Bernardo Canacci e ghirlanda in bronzo (Lodovico Pogliaghi)
Sopra l'urna è posta una croce d'oro donata da papa Paolo VI nel 1965, per il VII centenario della nascita di Dante.

Dal soffitto pende una lampada settecentesca che arde alimentata dall'olio d'oliva proveniente dai colli toscani, donato dal comune di Firenze ogni anno il 14 settembre (anniversario della morte del Poeta), dal 1908.

lampada votiva
Sulla destra del mausoleo si trova un'ampolla, opera di Giovanni Mayer, donata dalle città giuliano-dalmate nel 1908.
Sulla parete destra una lapide in marmo ricorda i restauri apportati alla tomba.

ampolla (Giovanni Mayer) e lapide che ricorda i restauri della tomba
Sui pinnacoli della volta dovevano essere realizzate le immagini di Virgilio, Brunetto Latini, Cangrande della Scala e Guido Novello da Polenta, ma il progetto non fu mai portato a termine.

volta della tomba con stucchi
I Fiorentini provarono inutilmente a richiedere le spoglie di Dante più volte (1386 - 1428 - 1476).
Poi nel 1519 (Ravenna era passata sotto il governo pontificio) papa Leone X Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, autorizzò la traslazione delle ossa di Dante a Firenze, dove Michelangelo avrebbe eretto un monumento funebre all'altezza del grande poeta e concittadino.
Ma quando i messi aprirono il sepolcro, lo trovarono vuoto.

E delle spoglie di Dante non se ne seppe più nulla fino al 1865, anno in cui, durante i lavori di abbattimento di un muro adiacente la Cappella di Braccioforte, si rinvenne una cassettina in legno con la scritta
"DANTIS OSSA A ME FRA ANTONIO SANTI HIC POSITA ANNO 1677 DIE 18 OCTOBRIS".

I frati francescani infatti, pur di non cedere le ossa di Dante ai Fiorentini, avevano praticato un foro nell'urna funeraria del poeta, nel lato in corrispondenza del muro del convento, potendone estrarre le ossa.
Nuovamente i resti di Dante vennero posti nell'urna nel 1781, ma poi ancora prelevati nel 1810 quando a seguito dell'editto napoleonico della soppressione degli ordini monastici, i frati francescani dovettero lasciare il convento e nascosero la cassettina nel muro.

Ma i resti del poeta non avevano ancora trovato requiem: durante la seconda guerra mondiale, per evitare i possibili danni che i bombardamenti avrebbero potuto arrecare alla tomba, i resti mortali del poeta furono nascosti sotto un tumulo nell'adiacente giardino del Quadrarco di Braccioforte.

Tomba di Dante e ingresso al Quadrarco di Braccioforte
Questo giardino, il cui ingresso è posto alla destra della Tomba di Dante, è recinto da una cancellata realizzata da Umberto Bellotto nel 1921.

cancellata del Quadrarco di Braccioforte (Umberto Bellotto - 1921)
Proprio a fianco alla tomba dantesca si trova il quadrarco, l'antico oratorio unito nel medioevo ad un portico della Chiesa di S.Francesco.
Questo quadrarco viene chiamato "Braccioforte" secondo una leggenda riportata da Andrea Agnello nel IX secolo: due fedeli prestarono un giuramento invocando come garante del loro contratto il "braccio forte" del Salvatore, un'immagine sacra dipinta in quel luogo (oggi non più esistente).

Quadrarco di Braccioforte
Sotto la volta del quadrarco si trovano due sarcofaghi antichi.
Quello più grande e più decorato, chiamato Sarcofago di Eliseo Profeta, risale al V secolo ed è stato descritto da Gabriele D'Annunzio nella sua opera "Francesca da Rimini".
Nella decorazione si possono vedere il Redentore tra due Apostoli, la scena della Visitazione, un'Annunciazione e due cervi alla fonte.
Questo sarcofago fu riutilizzato dalla famiglia Pignatta, mentre l'altro sarcofago fu invece riutilizzato dalla famiglia Traversari.

Giardino del Quadrarco di Braccioforte: Sarcofago di Eliseo Profeta
Altri sarcofaghi sono posti nell'area del giardino.

un altro sarcofago del giardino del Quadrarco di Braccioforte
Nel giardino si può vedere anche il tumulo dove furono sepolte le ossa dantesche durante l'ultimo conflitto mondiale e la porta murata dell'Edicola di Braccioforte dove fu murata la cassetta con le stesse nel 1810 (soppressioni napoleoniche).

Giardino del Quadrarco di Braccioforte: tumulo sotto il quale furono nascoste le ossa di Dante durante la seconda guerra mondiale (dal 23 marzo 1944 al 19 dicembre 1945)
Giardino del Quadrarco di Braccioforte: avanzo della porta murata dove furono nascoste le ossa di Dante trafugate dai frati francescani
Giardino del Quadraro di Braccioforte: avanzo della porta murata dove furono nascoste le osse di Dante di Dante trafugate dai frati francescani
La campana del piccolo campanile a vela posto dietro la Tomba di Dante, dono dei Comuni italiani, all'imbrunire suona 13 rintocchi in ricordo delle terzine iniziali dell'VIII canto del Purgatorio:
"Era già l'ora che volge il desio
ai navicanti e 'ntenerisce il core
lo dì c'han detto ai dolci amici addio,
e che lo novo peregrin d'amore
punge, se ode squilla di lontano
che paia il giorno pianger che si more"

campanile vicino alla Tomba di Dante
L'architetto Giorgio Rosi ha progettato la cosiddetta "Zona Dantesca" o "Zona del Silenzio" che comprende il Mausoleo di Dante, il Quadrarco di Braccioforte e i due Chiostri Francescani con il Museo Dantesco.

"Zona Dantesca"
ingresso ad un chiostro della Basilica di S.Francesco
un chiostro della Basilica di S.Francesco
un chiostro della Basilica di S.Francesco

Orari: lunedì/venerdì   10.00/18.00    sabato, domenica e festivi   10.00/19.00
           18 aprile/1 maggio   tutti i giorni   10.00/19.00
Costo: GRATIS

CONCLUSIONI
La Tomba di Dante è Monumento Nazionale.
Visitando la tomba di un così famoso personaggio ci si aspetterebbe di trovarsi di fronte ad un mausoleo imponente, come forse avrebbe realizzato Michelangelo se le ossa del Poeta fossero tornate a Firenze.
Invece la costruzione che custodisce le spoglie del padre della lingua italiana non sorprende per grandezza e maestosità, ma per la su semplicità.
In ogni caso trovarsi davanti a tali resti mortali suscita rispetto e forse empatia per quell'uomo che dovette morire ed essere sepolto lontano dalla sua città natale.


domenica 19 maggio 2019

Ravenna: il cosiddetto Palazzo di Teodorico


Accanto alla Basilica di Sant'Apollinare Nuovo si trovano i resti archeologici di una costruzione che ancor oggi non vede concordi gli studiosi.

E' chiamata il cosiddetto Palazzo di Teodorico perché si tramanda che la residenza del re ostrogoto fosse posta in prossimità della cinta muraria e vicina alla Cappella Palatina di Sant'Apollinare Nuovo.

La raffigurazione a mosaico del Palazzo di Teodorico posta nella navata centrale della Basilica di Sant'Apollinare Nuovo, molto simile al monumento in questione, ha fatto pensare che questa fosse l'entrata del palazzo del re.

raffigurazione del Palazzo di Teodorico nella Basilica di Sant'Apollinare Nuovo
Per questo sino al 1633 sul lato destro della presunta facciata del palazzo era inglobata la vasca in porfido che si trovava nel Mausoleo di Teodorico e che si pensa sia stato il sarcofago in cui il re fu sepolto (oggi si trova nuovamente nel mausoleo).

Sarcofago di Teodorico (Mausoleo di Teodorico)
In realtà gli scavi archeologici condotti dal 1908 al 1914 nel Sud-Est di Ravenna, tra la Chiesa di S.Giovanni Evangelista e la Basilica di S.Apollinare Nuovo,  hanno portato alla luce molti mosaici appartenenti a varie strutture abitative e a varie epoche che ricoprono un arco di sei secoli di storia.

Si è potuto capire che tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. in quest'area erano sorti due complessi abitativi: il settore settentrionale era occupato da una villa suburbana e il settore meridionale, dove sono stati trovati altri ambienti che affacciavano su un corridoio, ma non si è capito se questi settori appartenessero alla stessa residenza.

Nel IV secolo queste strutture furono trasformate e assunsero l'aspetto di un palazzo con un cortile porticato sul quale si affacciavano alcuni ambienti, tra i quali sul lato Nord una grande aula absidata (27 X 11m), con pavimento in opus sectile, e una sala tricliniare triabsidata con pavimento in mosaico.
Sono stati anche trovati sul lato Sud i resti di un piccolo edificio termale, di stanze residenziali e di servizio.

Dalla sala del triclinio proviene il mosaico con Bellerofonte sul cavallo alato Pegaso, raffigurato nell'atto di uccidere la Chimera, e circondato dalle personificazioni delle stagioni.

riproduzione dei pavimenti musivi del triclinio (Museo Nazionale - Ravenna)
Era forse questo il Palazzo di Onorio, il primo imperatore d'Occidente, che trasferì la capitale da Milano a Ravenna nel 402, ma l'appartenenza della residenza non è dimostrabile.
Si pensa anche che fosse la dimora del Pretore o del Prefectus Classis Ravennatis (comandante in capo della flotta romana).

All'epoca del regno di Teodorico il palazzo fu ampliato e nel VI secolo il livello di alcuni ambienti fu rialzato con una nuova pavimentazione.

pianta dei ritrovamenti del Palazzo di Teodorico
Il palazzo rimase in uso fino all'VIII secolo, quando quel che ancora ne rimane costituiva un corpo di guardia per sorvegliare il palazzo che a quell'epoca era la residenza degli Esarchi, ovvero i governatori delle provincie italiane che comandavano su mandato dell'imperatore di Bisanzio.

Poi il palazzo fu devastato dai Longobardi, e razziato delle decorazioni e dei materiali parietali e dei pavimenti da Carlo Magno, su concessione di papa Adriano I, che se ne servì per costruire la sua dimora imperiale di Aquisgrana.

Quel che resta di questa costruzione è una facciata a doppia parete costruita in laterizi.

cosiddetto Palazzo di Teodorico
Al pian terreno il monumento presenta un'arcata centrale affiancata da due coppie di archi, e al piano superiore un nicchione con bifora nella parte centrale, affiancato da arcatelle cieche poggianti su soglia di marmo.

parte centrale del cosiddetto Palazzo di Teodorico: arcata (piano terra) e nicchia con bifora (piano superiore)
parte laterale del cosiddetto Palazzo di Teodorico: coppia di archi (pian terreno) e arcatelle cieche (piano superiore)
cosiddetto Palazzo di Teodorico / ardica della Chiesa di S.Salvatore ad Calchi
cosiddetto Palazzo di Teodorico / ardica della Chiesa di S.Salvatore ad Calchi 
doppia parete della facciata del cosiddetto Palazzo di Teodorico
controfacciata del cosiddetto Palazzo di Teodorico
volte del cosiddetto Palazzo di Teodorico / ardica Chiesa di S.Salvatore ad Calchi
bifora del livello superiore vista dall'interno
Nel corridoio tra le due pareti della facciata sono esposti dei mosaici appartenuti al portico del palazzo.

mosaico proveniente dal portico del cosiddetto Palazzo di Teodorico (VI sec.d.C.)
mosaico proveniente dal portico del cosiddetto Palazzo di Teodorico (VI sec.d.C.)
mosaico proveniente dal portico del cosiddetto Palazzo di Teodorico (VI sec.d.C.)
Ai lati della facciata si ergevano due torri rotonde che mediante una scala a chiocciola permettevano di raggiungere il piano superiore della struttura.

entrata della torre ricostruita
scala della torre ricostruita
torre ricostruita (torre Est)
La scala a sinistra della facciata (lato Est) è stata ricostruita nei primi anni del '900 da Corrado Ricci, mentre dell'altra torre sono rimaste solo le fondamenta.

torre Ovest
Questi sono a Ravenna gli unici resti in alzato di un edificio di VIII secolo, e con la Basilica di Sant'Apollinare Nuovo (che costituiva la Cappella Palatina), sono le uniche testimonianze del palazzo imperiale.

Con la caduta dell'Esarcato e la spoliazione del palazzo, la costruzione finì per diventare l'ardica (l'atrio porticato che fungeva da nartece), della Chiesa di S.Salvatore ad Calchi, la chiesa altomedievale a tre navate, fatta costruire da Astolfo come nuova Cappella Palatina, dopo la presa della città nel 750.

Il protostorico Agnello nel suo Liber Pontificalis afferma che la Chiesa di S.Salvatore ad Calchi era posta dove si apriva la porta principale del Palazzo di Teodorico, porta che come il Portale di Dafne a Costantinopoli, era stata realizzata in bronzo, che in greco si dice Chalké, e da questa parola derivererebbe la denominazione "ad Calchi" della chiesa.

Davanti a questa porta in bronzo si ergeva la statua bronzea di Teodorico, anch'essa portata via da Carlo Magno.

La Chiesa di S.Salvatore ad Calchi sopravvisse sino al 1503.
Di questa chiesa si conservano le fondamenta del corpo principale.

La sala al piano superiore del monumento è stata allestita con un terzo dei mosaici provenienti dagli scavi compiuti all'inizio del secolo scorso.

allestimento museale della sala superiore del cosiddetto Palazzo di Teodorico
allestimento museale della sala superiore del cosiddetto Palazzo di Teodorico
allestimento museale della sala superiore del cosiddetto Palazzo di Teodorico
I mosaici esposti appartengono a varie epoche.
I più antichi sono stati realizzati con tessere bianche e nere (I secolo a.C./II secolo d.C.).
 
 a sinistra: mosaico a nido d'ape (I sec.A.C.) /a destra: mosaico con cornice nera (I sec.A.C.)
mosaici a motivi geometrici (II sec.d.C.)
sinistra: mosaico a stuoia (II sec.d.C). - destra: mosaico a crocette nere con inserzione di motivo a raggiera (II sec.d.C.)
mosaico con personaggio maschile (I/IV sec.d.C.)
mosaico con busto maschile, busto femminile e cane (I/IV sec. d.C.)
Vi sono anche frammenti di pavimenti musivi figurati (V secolo d.C.).

mosaico con medaglioni a nodo di Salomone e medaglione figurato (V sec. d.C.)
mosaico con motivo che mostra le fazioni circensi (V sec.d.C.)
mosaico con raffigurazione di auriga (V sec.d.C.)
mosaico con pantera ferita durante i giochi nell'arena (V sec.d.C.)
mosaico con giochi nell'arena (V sec.d.C.)
mosaico con giochi nell'arena (V sec.d.C.)
mosaico con caccia ai cinghiali nell'arena (V sec.d.C.)
mosaico con caccia ai cinghiali nell'arena (V sec.d.C.)
mosaico con figura ignuda a gambe divaricate, che forse rappresenta l'Autunno, e ramarro (V sec.d.C.)
Altri mosaici presentano una decorazione a motivi geometrici (VI secolo d.C.).

mosaico a motivi geometrici (VI sec. d.C.)
mosaico a motivi geometrici (VI sec. d.C.)
mosaico a motivi geometrici policromi (VI sec. d.C.)
mosaico a motivi geometrici (VI sec. d.C.)
mosaico a motivi geometrici (VI sec. d.C.)
a sinistra: mosaico a motivi geometrici ad onde e calici trifidi (VI sec. d.C.)
mosaico a motivi geometrici proveniente dal triclinio (VI sec. d.C.)
mosaico a motivi geometrici (VI sec. d.C.)
mosaico a motivi geometrici (VI sec. d.C.)
mosaico a motivi geometrici (VI sec. d.C.)
mosaico a motivi geometrici (VI sec. d.C.)
mosaico a motivi geometrici (VI sec. d.C.)
mosaico a motivi geometrici (VI sec. d.C.)
 Sono esposti nella sala anche frammenti di pavimento in opus sectile, realizzati con marmi policromi.

frammento di pavimento in opus sectile (VI sec.d.C.)
frammento di pavimento in opus sectile (I sec.a.C.)
frammento di pavimento in opus sectile (VI sec.d.C.)
Sono esposti nella sala anche due frammenti di pavimento musivo del V secolo appartenuti alla Chiesa di Sant'Agata Maggiore.

mosaico policromo della Chiesa di Sant'Agata Maggiore (V sec.d.C.)
mosaico policromo della Chiesa di Sant'Agata Maggiore (V sec.d.C.)
Altri mosaici provenienti dagli scavi si trovano al Museo Nazionale di Ravenna.

mosaico proveniente dal cosiddetto Palazzo di Teodorico (Museo Nazionale - Ravenna)
mosaico proveniente dal cosiddetto Palazzo di Teodorico (Museo Nazionale - Ravenna)
mosaico proveniente dal cosiddetto Palazzo di Teodorico (Museo Nazionale - Ravenna)
mosaico proveniente dal cosiddetto Palazzo di Teodorico (Museo Nazionale - Ravenna)
mosaico proveniente dal cosiddetto Palazzo di Teodorico (Museo Nazionale - Ravenna)
Sempre nel Museo Nazionale sono conservati due reperti provenienti dagli scavi del cosiddetto Palazzo di Teodorico: un torso maschile (III secolo a.C.), forse Diomede, appartenuto ad un santuario extraurbano, e un frammento di un rilievo con scena di vestizione (IV/V secolo d.C.).

torso maschile (I sec.a.C. - Museo Nazionale - Ravenna)
rilievo con scena di vestizione (IV/V sec.d.C. - Museo Nazionale - Ravenna)

http://polomusealeemiliaromagna.beniculturali.it/musei/palazzo-di-teodorico
Orari: giovedì/domenica  8.30/13.30
visita guidata compresa nel biglietto  alle 10.30 del I e III sabato del mese
Costo: 1€

CONCLUSIONI
Il cosiddetto Palazzo di Teodorico è un sito poco visitato dai turisti, anche se adiacente alla frequentata Basilica di Sant'Apollinare Nuovo.
L'importanza dei mosaici esposti al suo interno dovrebbe attirare i visitatori curiosi di conoscere quell'arte per la quale Ravenna è stata ed è rinomata nel mondo.