Nella famosa
Piazza della Signoria a Firenze, accanto al
Museo degli Uffizi e all'ombra di
Palazzo Vecchio, si trova la
Loggia dei Lanzi, o
Loggia della Signoria, o
Loggia dei Priori o
Loggia dell'Orcagna.
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Piazza della Signoria con Palazzo Vecchio e Loggia dei Lanzi |
I tanti nomi con i quali la Loggia è stata identificata nel tempo fanno riferimento alla sua costruzione o a chi l'ha utilizzata.
La
Loggia venne infatti voluta nel 1350 dalla Signoria ("
Loggia della Signoria") per poter ospitare in caso di maltempo le assemblee pubbliche popolari e le cerimonie ufficiali dei Priori e dei Gonfalonieri dela citta ("
Loggia dei Priori").
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Loggia dei Lanzi |
La realizzazione della
Loggia dei Lanzi, la più rappresentativa architettura civile fiorentina dell'ultimo quarto del Trecento, incominciò nel 1376 e si concluse nel 1382.
Erroneamente si attribuì il progetto della loggia ad Andrea di Cione detto l'Orcagna ("
Loggia dell'Orcagna"), che forse diede un suo contributo, ma all'epoca della realizzazione era già morto.
Gli architetti che la costruirono furono Benci di Cione (che non era neanche imparentato con l'Orcagna) e Simone di Francesco Talenti.
La realizzazione della
Loggia infatti era gestita dall'Opera del Duomo, di cui i due architetti nel 1376 erano i capomastri.
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un'arcata a tutto sesto della Loggia dei Lanzi |
Nel 1541 poi Cosimo I de' Medici assoldò come guardia personale 200 mercenari tedeschi, i Lanzichenecchi, acquartierati nel vicino Chiasso de' Baroncelli.
La
Loggia prese quindi dal corpo di guardia (o forse dalle loro armi, le "lanze") il nome di "
Loggia dei Lanzi".
Lo stile della
Loggia è gotico, anche se le sue tre arcate a tutto sesto sono anticipazioni dello stile rinascimentale.
CURIOSITA': si dice che Filippo Bunelleschi si sia ispirato alla
Loggia dei Lanzi per progettare lo
Spedale degli Innocenti, l'orfanotrofio in
Piazza della Santissima Annunziata, una delle prime architetture rinascimentali al mondo.
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Spedale degli Innocenti in Piazza della Santissima Annunziata (Filippo Brunelleschi) |
La facciata della
Loggia è decorata, in corrispondenza dei pilastri delle arcate, con quattro
medaglioni formati dall'intersezione di un triangolo rovesciato con una figura trilobata, in cui sono state raffigurate a bassorilievo, su disegno di Agnolo Gaddi (1383/1386), le quattro
Virtù Cardinali (
Fortezza, Temperanza, Giustizia e
Prudenza).
Frate Leonardo monaco di Vallombrosa decorò gli sfondi dei medaglioni con vetri colorati di azzurro, mentra Lorenzo di Bicci realizzò le stelle dorate.
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particolare della facciata della Loggia dei Lanzi: formelle con le Virtù Cardinali (a sinistra: Prudenza / a destra: Giustizia - Giovanni D'Ambrogio su dis.di Agnolo Gaddi - 1384) |
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particolare della facciata della Loggia dei Lanzi: formelle con le Virtù Cardinali (a sinistra: Temperanza /a destra: Fortezza - Giovanni di Fetto e Jacopo di Piero Guidi su dis. di Agnolo Gaddi - 1385) |
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particolare della facciata della Loggia dei Lanzi: la Temperanza (Giovanni di Fetto e Jacopo di Piero Guidi su dis. di Agnolo Gaddi - 1385) |
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particolare della facciata della Loggia dei Lanzi: la Giustizia (Giovanni D'Ambrogio su dis.di Agnolo Gaddi - 1384) |
Sotto il balattoio del fianco della
Loggia Piero Guidi scolpì le raffigurazioni delle
Virtù Teologali:
Speranza, Fede e
Carità.
Sopra ai medaglioni erano stati posti gli stemmi del Comune scolpiti da Nicolò di Piero Lamberti.
Le basi dei pilastri che reggono la terrazza sopra la loggia sono decorati con leoncini e leonesse realizzati da Jacopo Guidi.
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pilastro della Loggia decorato con leoncini e leonesse |
Sotto la loggia nel Cinquecento si rinvenne un ambiente voltato che dal 1510 venne usato come magazzino per depositare le artiglierie. Nel XVIII secolo divenne un magazzino per l'olio e durante la seconda guerra mondiale servì come ricovero per proteggere le statue della Loggia dai bombardamenti.
Fino all'epoca del Principato Mediceo, la
Loggia rimase priva di statue.
Fu dopo la metà del XVI secolo che si pensò di arricchire la sua decorazione posizionando tre gruppi scultori realizzati da importanti scultori: la
Giuditta e Oloferne di Donatello, il
Perseo di Benvenuto Cellini e il
Ratto delle Sabine del Giambologna.
La Loggia divenne così uno dei primi spazi espositivi al mondo.
Il primo gruppo scultoreo ad essere collocato sotto la
Loggia fu
Giuditta e Oloferne, opera in bronzo commissionata a Donatello da Cosimo il Vecchio de' Medici.
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copia di Giuditta e Oloferne (Donatello - 1453/1457) |
Per alcuni autori l'opera, realizzata dall'artista in età avanzata e oggi conservata nella Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio, fu iniziata per la Cattedrale di Siena e in seguito acquistata dai Medici per decorare probalmente il giardino di Palazzo Medici. Quando la potente famiglia fu cacciata da Firenze per la seconda, la Giuditta fu posta in Piazza della Signoria, vicino all'ingresso del Palazzo della Signoria quale simbolo di libertà e di vittoria contro il tiranno: la virtù abbatte il peccato.
Anche quando i Medici tornarono a Firenze il gruppo scultoreo raffigurante l'episodio bibblico rimase nella piazza.
Fu spostata nel 1506 sotto la campata ovest della Loggia, per lasciare il posto al David di Michelangelo, ma da qui spostata nel 1582 sul lato corto della stessa Loggia (quello che affaccia verso l'ingresso agli Uffizi), per essere sostituita con il Ratto delle Sabine del Giambologna.
L'opera fu spostata sull'Arengario, il piano rialzato davanti al Palazzo Vecchio recintato un tempo da una ringhiera, per poi essere sostituita da una copia e spostata all'interno dello stesso palazzo nel 1988.
Nel 1554 fu posta sotto la
Loggia l'opera in bronzo di Benvenuto Cellini: il
Perseo.
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Perseo (Benvenuto Cellini - 1545/1554) |
Le imprese di Perseo, celebrate da Ovidio nelle Metamorfosi, e raffigurate in questa statua da Perseo che regge con una mano la testa di Medusa appena recisa e con l'altra la spada, dovevano ricordare quelle di Cosimo I per la conquista del ducato: la caduta della Repubblica per opera de Medici.
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Perseo (Benvenuto Cellini - 1545/1554) |
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Perseo (Benvenuto Cellini - 1545/1554) |
Perseo era figlio di Danae e Giove, che si era innamorato della dea e si era unito a lei sotto forma di pioggia d'oro.
Al padre di Danae (Argo Acrisio), era stato predetto dall'oracolo di Delfi che sarebbe stato ucciso dal nipote Perseo e perciò ordinò che la figlia e il nipote fossero messi in una cassa e abbandonati in mare.
Madre e figlio alla deriva arrivarono sull'isola di Serifo (nelle Cicladi) e vennero salvati da Ditti, fratello del re dell'isola. Re Polidette s'innamorò di Danae e per allontanare Perseo ordina al ragazzo di portagli la testa di Medusa, l'unica delle tra gorgoni ad essere mortali.
Poseidone si era invaghito di Medusa e aveva sedotto la fanciulla quando era nel tempio di Atena.
La dea offesa tramutò Medusa in un mostro con serpi al posto dei capelli, capace di tramutare in pietra chunque l'avesse guardata.
Perseo, munito da Atena di uno scudo lucente in cui poter vedere la gorgone riflessa, da Mercurio di una spada, dalle Ninfe di calzari alati e dell'elmo di Ade (fratello di Zeus e di Poseidone) che lo rendeva invisibile, colpì Medusa senza guardarla negli occhi, e le mozzò la testa.
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Perseo (Benvenuto Cellini - 1545/1554) |
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particolare del Perseo: Medusa (Benvenuto Cellini - 1545/1554) |
Il piedistallo in marmo e bronzo del
Perseo è stato concepito come un'antica ara
sacra e decorato con bassorilievi a tema mitologico da Cellini, con la
collaborazione di altri artisti tra i quali Francesco Ferrucci del
Tadda.
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copia del piedistallo del Perseo con i bronzetti di Danae con il piccolo Perseo e Giove |
Nelle nicchie del piedistallo sono stati posti i bronzetti di divinità connesse con il mito di Perseo, che assicurarono protezione all'eroe greco:
Giove (il padre),
Danae (la madre),
Minerva e
Mercurio (i fratelli).
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piedistallo originale del Perseo (Benvenuto Cellini - 1545/1554 - Museo del Bargello) |
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piedistallo originale del Perseo: Minerva (Benvenuto Cellini - 1545/1554 - Museo del Bargello) |
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piedistallo originale del Perseo: Mercurio (Benvenuto Cellini - 1545/1554 - Museo del Bargello) |
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piedistallo originale del Perseo: Giove (Benvenuto Cellini - 1545/1554 - Museo del Bargello) |
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piedistallo originale del Perseo: Danae con il piccolo Perseo (Benvenuto Cellini - 1545/1554 - Museo del Bargello) |
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particolare scultoreo del piedistallo originale del Perseo (Benvenuto Cellini - 1545/1554 - Museo del Bargello) |
Nella
Loggia si trova oggi la statua originale tranne che il piedistallo che è conservato al
Museo del Bargello insieme a due
bozzetti del Perseo (uno in cera e uno in bronzo).
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modelli per il Perseo (Benvenuto Cellini - Museo del Bargello) |
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modello in bronzo per il Perseo (Benvenuto Cellini - Museo del Bargello) |
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modello in cera per il Perseo (Benvenuto Cellini - Museo del Bargello) |
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particolare del modello per il Perseo in bronzo (Benvenuto Cellini - Museo del Bargello ) |
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particolare del modello per il Perseo in cera (Benvenuto Cellini - Museo del Bargello) |
Nel bassorilievo di
Perseo che libera Andromeda, che si trovava nel parapetto sottostante la statua di Perseo (oggi conservato al
Museo del Bargello), è raffigurata la liberazione della figlia incatenata ad una roccia
perché doveva scontare la colpa della madre Cassiopea che si era
considerata la più bella delle Nereidi, le Ninfe del mare.
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Perseo che libera Andromeda (Benvenuto Cellini - 1554 - Museo del Bargello) |
CURIOSITA': Tra la nuca e l'elmo di Perseo si trova l'autoritratto di Benvenuto Cellini.
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ritratto di Benvenuto Cellini nella sua opera Perseo |
CURIOSITA': La realizzazione dell'opera voluta da Cosimo I, concepita per questa collocazione, durò nove faticosi anni (1545/1554): il
gruppo scultoreo fu fuso assemblando in maniera ardua solo tre pezzi, e
Benvenuto Cellini nella spasmodica volontà di portare a termine la sua
impresa non rinunciò a liquefare lo stagno delle sue stoviglie e a
bruciare il suo mobilio per alimentare il fuoco per la fusione.
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Perseo (Benvenuto Cellini - 1545/1554) |
Il terzo gruppo scultoreo in marmo che occupò la terza arcata della
Loggia fu il
Ratto delle Sabine, venne realizzato dal Giambologna (pseudonimo di Jean de Boulogne) nel 1583, e posizionato sotto la Loggia nel 1585 per volere di Francesco I de' Medici.
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Ratto delle Sabine (Giambologna - 1582) |
L'opera nacque come un esercizio di stile per gareggiare con le opere di Michelangelo.
Per questo l'artista non s'ispirò ad un soggetto concreto, e il nome venne dato alla composizione a posteriori su suggerimento di Vincenzo Borghini.
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Ratto delle Sabine (Giambologna - 1582) |
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particolare del Ratto delle Sabine (Giambologna - 1582) |
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particolare del Ratto delle Sabine (Giambologna - 1582) |
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particolare del Ratto delle Sabine (Giambologna - 1582) |
Il Giambologna realizzò l'opera, alta 410 cm circa e scolpita in un solo blocco di marmo, impegnandosi in ricerche formali.
L'andamento a vortice della composizione induce lo spettatore ad un'osservazione mobile, con infiniti punti di vista.
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Ratto delle Sabine (Giambologna - 1582) |
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Ratto delle Sabine (Giambologna - 1582) |
Il mito romano a cui si riferisce il titolo dell'opera è narrato dallo storico Plutarco e da Tito Livio, e riguarda l'episodio avvenuto dopo la fondazione di Roma in cui durante una festa dedicata a Nettuno i Romani rapiscono le fanciulle sabine che erano state invitate ai festeggiamenti.
Il bassorilievo sul piedistallo raffigura la
Lotta tra Romani e Sabini.
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bassorilievo sul piedistallo del Ratto delle Sabine (Giambologna - 1582): Lotta tra Romani e Sabini |
I tre corpi intrecciati della fanciulla, del giovane romano e dell'uomo anziano hanno fatto pensare alla raffigurazione delle tre età dell'uomo.
Al
Museo dell'Accademia si trova il modello in gesso dell'opera.
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modello in gesso del Ratto delle Sabine (Giambologna - 1582 - Museo dell'Accademia) |
CURIOSITA': si dice che il marchese e condottiero Bartolomeo di Leonardo Ginori Lisci (uomo molto bello e alto più di due metri), si sia prestato come modello per la raffigurazione dell'uomo che rapisce la Sabina.
Nella
Loggia non vennero agginte altre statue sino alla seconda metà del XVIII secolo.
Nel 1789 vennero aggiunte le sei statue di
figure femminili poste sulla parete di fondo.
Le statue furono ritrovate nel XVI secolo forse nel
Foro di Traiano e e dopo essere appartenute alla collezione Capranica della Valle, fecero parte dal 1584 dell'apparato decorativo di
Villa Medici a Roma.
Le statue d'arte antica di età traianeo-adrianea (II secolo d.C.), rappresentano cinque
Dame Romane dette "Sabine" (una ha la testa-ritratto di Marciana sorella di Traiano e madre di Matidia e un'altra la testa-ritratto di Matidia, nipote di Traiano e suocera di Adriano) e una
Prigioniera Barbara detta "Thusnelda" (moglie di Arminio, vincitore delle legioni romane a Teutoburgo).
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Dama Romana detta "Sabina" (II sec.d.C.) |
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Dama Romana detta "Sabina" (II sec.d.C.) |
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Prigioniera Barbara detta "Thusnelda" (II sec.d.C.) |
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Dama Romana detta "Sabina" con testa-ritratto di Matidia (II sec.d.C.) |
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Dama Romana detta "Sabina" con testa-ritratto di Marciana (II sec.d.C.) |
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Dama Romana detta "Sabina" (II sec.d.C.) |
Nello stesso anno furono posti ai lati della scala che dà accesso alla
Loggia due
leoni in marmo, anch'essi provenienti da
Villa Medici a Roma.
Il leone a destra è di epoca romana (II secolo d.C. con interventi di restauro moderni), mentre quello a sinistra fu realizzato da Flaminio Vacca tra il 1594 e il 1598.
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Leone (II s.d.C.) |
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Leone (Flaminio Vacca - 1594/1598) |
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Leone (Flaminio Vacca - 1594/1598) |
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firma di Flaminio Vacca sul Leone |
Nel 1841 furono sistemati sotto la Loggia i gruppi statuari di
Menelao e Patroclo e di
Ercole e il Centauro Nesso.
Menelao e Patroclo è una replica di età flavia di originale greco del 240/230 a.C. donata a Cosimo I da papa Pio V.
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Menelao e Patroclo (copia romana da originale greco del 240/230 a.C.) |
"E vide Menelao, l’eroe prediletto di Marte,
Pàtroclo sotto i colpi troiani cadere in battaglia;
e tra le prime file, coperto del lucido bronzo,
presso a lui corse, come giovenca primipara, ignara
sin li del parto, va mugolando d’intorno al vitello.
Stava cosí Menelao, di Pàtroclo attorno alla salma,
e innanzi a lui tendeva lo scudo rotondo e la lancia,
pronto ad uccider chiunque venuto gli fosse di contro."
(Iliade - Canto XVII - Omero)
Il gruppo scultoreo, ritrovato forse nel
Foro di Traiano o vicino
Porta Portese a Roma, fu integrato nel XVII secolo da Ludovico Salvetti su modello di Pietro Tacca e di Stefano Ricci nel XIX secolo.
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particolate di Menelao e Patroclo (copia romana da originale greco del 240/230 a.C.) |
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particolate di Menelao e Patroclo (copia romana da originale greco del 240/230 a.C.) |
CURIOSITA': La copia più conosciuta di questo soggetto (da alcuni riconosciuta come originale) è il cosiddetto
Pasquino, la più celebre delle "statue parlanti" posto a ridosso di
Palazzo Braschi in
Piazza del Governo Vecchio a Roma.
Ercole e il Centauro Nesso è invece un'opera del Giambologna realizzata nel 1599 in collaborazione con Pietro Francavilla.
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Ercole e il Centauro Nesso (Giambologna -1599) |
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Ercole e il Centauro Nesso (Giambologna -1599) |
Il gruppo scultoreo di stile manieristico ispirato al mito di Ercole era stato collocato originariamente al
Canto dei Carnesecchi, poi spostato sotto il lato meridionale del loggiato degli
Uffizi, successivamente posto vicino al
Ponte Vecchio e infine posto sotto la
Loggia.
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Ercole e il Centauro Nesso (Giambologna -1599) |
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Ercole e il Centauro Nesso (Giambologna -1599) |
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Ercole e il Centauro Nesso (Giambologna -1599) |
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Ercole e il Centauro Nesso (Giambologna -1599) |
L'ultimo gruppo scultoreo ad essere stato collocato nel 1865 sotto la
Loggia è il
Ratto di Polissena, opera realizzata da Pio Fedi.
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Ratto di Polissena (Pio Fedi - 1865) |
Polissena, figlia minore del re di Troia Priamo, venne rapita da Neottolemo (noto anche come Pirro), figlio di Achille, e sacrificata agli dei in occasione della partenza delle navi greche di ritorno dalla guerra di Troia (o uccisa sulla tomba di Achille che di lei si era innamorato e a causa di questo era stato attirato nell'imboscata in cui trovò la morte).
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Ratto di Polissena (Pio Fedi - 1865) |
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Ratto di Polissena (Pio Fedi - 1865) |
Nel gruppo scultoreo ai piedi di Neottolemo giace senza vita Polidoro, fratello di Polissena, mentre Ecuba, moglie di Piamo e madre della ragazza, cerca di trattenere il guerriero che con una mano armata di spada stà per ucciderla, mentre con l'altra trattiene Polissena che si divincola.
Infine, sulla parete destra della Loggia, è affisa un'iscrizione in marmo in latino che ricorda l'adozione del calendario comune (o gregoriano) a posto di quello fiorentino nel 1749 (altrove era stato adottato a partire dal 1582). Il calendario fiorentino inizava il 25 marzo.
Vi è anche un'altra iscrizione in marmo in ricordo dei Fiorentini valorosi che si distinsero nelle Guerre d'Indipendenza (1848/1870).
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iscrizione che ricorda l'adozione del calendario comune
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iscrizione che ricorda i Fiorentini valorosi che si distinsero nelle Guerre d'Indipendenza |
Nel 1859 furono collocati all'interno della Loggia un grande barometro a bilancia e un termometro metallico, costruiti da Giovanni Antonelli e da Filippo Cecchi.
Era intenzione con questa collocazione di far conoscere al popolo questi strumenti metereologici.
Ma gli strumenti, per un fattore estetico, furono rimossi intorno agli anni Trenta.
Sulla terrazza che sovrasta la Loggia dei Lanzi (raggiungibile percorcorrendo la Galleria degli Uffizi), fu realizzata verso la fine del Cinquecento, per volere di Francesco I, una sorta di giardino pensile dall'architetto Bernardo Buontalenti.
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terrazza della Loggia dei Lanzi vista da Palazzo Vecchio |
Era un luogo di delizie per i Granduchi: tra
piante profumate rinnovate ogni giorno, fontane con zampilli su cui
erano sospesi uccellini di metallo lucente e altre meraviglie, i Medici venivano qui ad assistere alle cerimonie e agli spettacoli, e a
godersi la vista spettacolare su Firenze.
Oggi la terrazza dona ancora l'affaccio su Piazza della Signoria a chi si siede ai tavolini del Caffè interno degli Uffizi.
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Caffè degli Uffizi sulla terrazza della Loggia dei Lanzi |
CURIOSITA': sempre per rimanere in tema "scientifico divulgativo", è ricordato che sotto la
Loggia dei Lanzi, a metà Cinquecento, fu esposto la carcassa di un capodoglio.
Costo:
GRATIS
CONCLUSIONI
La
Loggia dei Lanzi, capolavoro di arte medievale, perduta la sua funzione pubblica divenne un "museo a cielo aperto"...e continua ad esserlo tutt'oggi.
E' uno dei gioielli di Firenze che, insieme a
Palazzo Vecchio, alla
Fontana del Nettuno e all'accesso per gli
Uffizi, fanno di
Piazza della Signoria un luogo ricco di bellezza e di storia...ancor di più quando al tramonto, e poi durante la notte, si ammanta di una magica atmosfera.
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Loggia dei Lanzi by night |