Il
Parco delle Tombe di Via Latina è un parco archeologico che si trova non lontano dalla
Via Appia antica e dal suo parco.
Il parco racchiude un'area di due ettari circa sulla quale emergono i resti di alcuni sepolcri di epoca romana posti sui bordi del II e III miglio della
Via Latina, una delle più antiche strade romane.
L'area corrisponde alla
Tenuta del Corvo appartenuta in passato alle famiglie Barberini, Lante della Rovere e Belardi.
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pianta delle strutture scavate da Lorenzo Fortunati |
I sepolcri che costeggiano la
Via Latina per un tratto lungo 450m vennero alla luce tra il 1857 e il 1858 grazie agli scavi di Lorenzo Fortunati, "un insegnante con la passione dell'archeologia", che a sue spese e con il consenso del papa, fece emergere strutture sepolte dal tempo e indagò quei siti, che pur emergendo, erano stati usati per l'attività agricola o come ricovero per i pastori.
Dopo di lui un'altra campagna di scavi venne fatta da Rodolfo Lanciani, anche se molti reperti erano già stati venduti o dispersi.
L'area passò nel 1879 al demanio statale.
Agli inizi del XX secolo il ministro Guido Baccelli adibì l'area a Giardino pubblico.
La
Via Latina, la strada romana che collegava Roma a Capua, ha origini antichissime.
Deve il suo nome probabilmente al fatto che attraversava i territori della Lega Latina (sottomessa dai Romani nel IV secolo a.C.) o forse al fatto che conduceva ad un luogo di culto presso il Mons Albanus dove venivano celebrate le Feriae Latinae dedicate a Giove Laziale.
Fu costruita durante il periodo delle Guerre Sannitiche, tra il 328 e il 321 a.C., ma sin da epoca preistorica costituiva una via di comunicazione tra Lazio e Campania.
Il suo tracciato percorreva le vallate dei fiumi Sacco e Liri, attraversando i monti Lepini, Ausoni e Aurunci.
Anche gli Etruschi la percorrevano per i loro commerci.
Ebbe un'importanza fondamentale in età repubblicana, per la penetrazione dei Romani nel Sud.
Il tratto che da Cassino porta a Capua fu infatti realizzato più tardi, in quanto legato alla conquista della Campania da parte dei Romani (II secolo a.C.).
Fu percorsa anche in epoca medievale dai pellegrini cristiani, e lungo le prime miglia dalla città si incontravano alcune catacombe e chiese: la
Catacomba di S.Epimaco e la
Chiesa dei SS.Gordiano ed Epimaco (I miglio), la
Catacomba di Aproniano e la
Chiesa di Sant'Eugenia (II miglio) e la
Basilica di S.Stefano Protomartire (al III miglio, i cui resti sono inglobati nel
Parco delle Tombe di Via Latina).
Per questo fu restaurata da papa Adriano I e da papa Leone II nell'VIII secolo.
La Via Latina usciva da Roma insieme alla Via Appia varcando le Mura Serviane a Porta Capena (vicino al Circo Massimo), e dopo un breve percorso usciva dalle Mura Aureliane da Porta Latina.
In direzione Sud-Est si allungava per 200km.
Nel suo percorso toccava i centri importanti di Ferentinum, Aquinum, Casinum, Venafrum, Teanum, Cales e Casilinum, dove si riuniva con la Via Appia.
La strada rimase in uso fino al XVI secolo, poi il primo tratto sino a ad Anagni venne sostituito dalla Via Labicana, e nel tratto successivo dalla Via Casilina.
Accompagnavano il suo percorso sei acquedotti romani: l'
Anio Vetus e l'
Anio Novus, l'
Aqua Marcia,
Tepula,
Iulia e
Claudia.
Lungo i bordi della strada si trovavano vari tipi di sepolcri costruiti dall'età repubblicana all'alto medioevo.
Era infatti un'usanza romana il seppellire fuori dal Pomerio i defunti, ma in luoghi frequentati, per perpetuarne la memoria.
Subito dopo aver varcato l'ingresso del parco si trova sulla destra quel che resta (nucleo di calcestruzzo e tufo) di un
sepolcro a dado.
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sepolcro a dado |
In questo tipo di sepolcro, alto 6m e un tempo ricoperto in marmo, si conservavano di solito le ceneri del defunto.
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sepolcro a dado |
Sui resti del sepolcro è stata affissa un'iscrizione che ricorda gli scavi effettuati da Lorenzo Fortunati e da Pio IX.
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iscrizione dedicatoria posta sul sepolcro a dado |
PIO IX PONTIFICI MAXIMO
XII KALendis MAI ANno CHRisti MDCCCLVIII
SCIENTER LVSTRANTI
BASILICAM STEPHANI PROTOMARTYRIS
CVIVS A SAECVLIS VIX NOMEN SVPERERAT
VIAM LATINAM SEPVLCRA COLVMBARIA COEMETERIA
RELIQVAMQVE MONVMENTORUVM SEGETEM
OMNIA SVB TERRAM CONDITA ET IN APRICVM PROLATA
LAVRENTIVS FORTVNATI INVENTOR
Devotis Numini Maiestati Que Eius
("Pio IX Pontefice Massimo
il 20 aprile dell'anno del Signore 1858
abile ricercatore
la basilica di S.Stefano Protomartire
di cui nei secoli sopravvisse il suo nome
la Via Latina, sepolcri, colombari, cimiteri
e il resto dei monumenti mozzati
tutti preservati dalla terra e portati alla luce del sole
lo scopritore Lorenzo Fortunati
devoto alla Sua Divinità e Maestà").
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Proseguendo lungo il tracciato della strada sulla destra si trova il cosiddetto
Sepolcro Barberini o
Sepolcro dei Corneli.
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Sepolcro Barberini |
Il sepolcro prende il nome dalla nobile famiglia che acquisì il terreno nel Seicento e ne fu l'ultima proprietaria, mentre viene chiamato anche "
dei Corneli" in riferimento ad un disegno cinquecentesco di Pirro Ligorio che riportava un frammento dell'iscrizione sulla facciata del sepolcro (oggi scomparsa), che menzionava un certo "Q.CORNELIUS", forse il capostipite della famiglia i cui membri qui erano qui sepolti.
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facciata fronte strada e laterale del Sepolcro Barberini |
Il sepolcro di tipo a tempietto in laterizio policromo, ha una struttura a tre piani (due elevati e uno ipogeo).
L'edificio funerario era circondato da un muro che faceva però vedere l'iscrizione con il nome del proprietario posta sulla facciata dirimpetto alla
Via Latina.
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prospetto della facciata del Sepolcro Barberini (Pirro Ligorio) |
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semiprospetto e sezione del Sepolcro Barberini (P.S.Bartoli) |
Questa facciata fronte strada presentava delle decorazioni policrome realizzate usando laterizi rossi per le murature e gialle per le cornici delle finestre, per le cornici architravate e per i capitelli corinzi delle semicolonne.
Si sono ritrovate tracce anche di colore blu, giallo, violetto e oro.
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cornici policrome del sepolcro |
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cornici policrome e capitelli corinzi del sepolcro |
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decorazioni delle cornici policrome del sepolcro |
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cornice del porta iscrizione della facciata posteriore |
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policromia della muratura del sepolcro |
Per il tipo di decorazione che presenta esternamente, il sepolcro risale circa al 160 d.C., epoca in cui regnavano gli Antonini.
Al pianterreno la facciata presenta tre aperture: quelle laterali erano due finestre (poi tamponate) e quella centrale ospitava l'epigrafe già citata.
Al livello superiore si apriva una grande finestra ad arco (anch'essa oggi risulta tamponata e racchiudente una nuova finestra).
Un corridoio pavimentato a mosaico conduceva alla facciata d'ingresso, posta sul retro, che introduceva all'ambiente del piano terra.
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facciata d'ingresso del Sepolcro Barberini |
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ingresso al piano terra del sepolcro |
Le pareti interne di questo ambiente a pianta rettangolare presentano numerose nicchie, alcune delle quali presentano lesene e timpani.
Nella parete di fondo si trovava un'edicola con tetto spiovente, destinata alla memoria dei defunti.
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nicchie lungo le pareti dell'ambiente al pian terreno |
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parete di fondo con impronta della nicchia ad edicola e delle finestre tamponate |
In questo ambiente lungo una parete vi era una scala che conduceva al piano superiore, dove si svolgevano i riti funerari.
La scala è oggi scomparsa, come anche i solai di separazione dei piani, eliminati nell'Ottocento per utilizzare l'edificio come fienile.
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solaio moderno dal quale si può vedere la sottostante camera sepolcrale |
Il piano superiore ha una copertura con volta a crociera, rivestita da affreschi e decorazioni a stucco ad ovali e palmette.
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copertura del piano superiore del sepolcro con volta a crociera |
Lo sfondo della decorazione pittorica di IV stile è monocromo rosso, ripartito da sottili cornici azzurre che racchiudono raffigurazioni di dei, vittorie alate su bighe con amorini, uccelli, eroti, ippocampi e animali marini.
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affresco a sfondo rosso e ripartizioni azzurre della volta |
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particolare dell'affresco della volta: Vittoria alata su biga con cavalli e amorino/ decorazione della cornice con ovali e palmette |
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particolare dell'affresco della volta: figura maschile, anatra e ippocampo |
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particolare dell'affresco della volta:figure umane e amorini |
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particolare dell'affresco della volta: Vittoria alata su biga con cavalli e amorino |
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ipotesi ricostruttiva di come poteva apparire interamente la decorazione della volta |
Le pareti, annerite dalla fuliggine del camino costruito al piano sottostante quando l'edificio era adibito a uso agricolo, sono decorate con raffigurazioni di rilievi architettonici.
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parete dell'ambiente superiore con raffigurazioni architettoniche |
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lunetta dell'ambiente superiore con raffigurazioni architettoniche e figure danzanti |
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lunetta dell'ambiente superiore con raffigurazioni architettoniche |
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ipotesi ricostruttiva di come poteva apparire interamente la decorazione delle pareti |
Si possono notare anche graffiti di epoche più recenti.
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graffiti ottocenteschi sulle pareti annerite dalla fuliggine del camino sottostante |
La camera funeraria ipogea era invece raggiungibile tramite una scala esterna coperta da doppio spiovente (posta alla destra dell'ingresso del monumento), raggiungibile sempre tramite il corridoio scoperto perimetrale.
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planimetria piano ipogeo (P.S.Bartoli) |
L'ambiente sotterraneo è stato da poco aperto al pubblico dopo anni di accurato restauro.
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scala moderna d'accesso alla camera ipogea |
Un corridoio corre lungo i quattro lati della centrale camera sepolcrale.
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corridoio perimetrale della camera sepolcrale |
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corridoio perimetrale della camera sepolcrale |
Questo corridoio presenta una pavimentazione a mosaico a tessere bianche e nere che compongono disegni geometrici delimitati da una cornice nera.
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particolari del mosaico del pavimento del corridoio |
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differenti motivi geometrici del mosaico del pavimento del corridoio |
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particolari del mosaico del pavimento del corridoio |
Lungo le pareti del corridoio, i sarcofaghi erano posti su ripiani sorretti da archi per proteggerli dall'umidità, mentre il pavimento presenta delle fosse nelle quali venivano calati i defunti su letti funebri sovrapposti (finora si sono trovati i resti di 40 individui).
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un arcosolio che sostiene la mensola per i sarcofagi |
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mensola per i sarcofagi lungo il corridoio |
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fosse nel pavimento per la deposizione dei defunti |
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fosse nel pavimento per la deposizione dei defunti |
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fosse nel pavimento per la deposizione dei defunti |
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scala per accedere alle sepolture interrate |
Lungo le pareti della camera sepolcrale trovavano posto altri sarcofagi.
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camera sepolcrale con nicchie |
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archi con mensola della camera sepolcrale per deporvi sopra i sarcofagi |
Nella parte centrale della camera sepolcrale, su un basamento centrale Lorenzo Fortunati trovò collocato il famoso
sarcofago con mito di Protesilào e Laudamìa, oggi conservato nella
Galleria dei Candelabri del
Museo Pio Clementino ai
Musei Vaticani.
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basamento per il sarcofago di Protesilào e Laudamìa nella camera sepolcrale |
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sarcofago con il mito di Protasilào e Laudamìa del Sepolcro Barberini (Musei Vaticani - Museo Pio Clementino - Galleria dei Candelabri) |
Sul sarcofago è scolpito un mito greco che simboleggia la fedeltà coniugale:
Protesilào amava Laudamìa, figlia di Acasto re di Iolco (in Tessaglia).
Il padre di Laudamìa acconsentì alle nozze con lo scopo di far comandare al genero (visto che non aveva avuto figli maschi), le sue navi da condurre alla guerra contro Troia.
Le nozze si organizzarono in tutta fretta e il giorno dopo la cerimonia Protesilào dovette però partire.
Sulla sua nave vi era anche Achille.
Arrivati a Troia, Achille stava per scendere per primo dall'imbarcazione, quando la madre Teti, venuta a sapere che colui che fosse sceso per primo a terra sarebbe stato ucciso, lo fermò prendendolo per un braccio, e allo stesso momento diede una spinta a Protesilào che, appena pose il piede a terra, venne ucciso.
Laudamìa supplicò Proserpina di far tornare da lei il marito almeno per una notte d'amore, e la dea dell'oltretomba l'accontentò.
Durante quella notte, per poter avere la sensazione di avere per sempre con sé il marito, Laudamìa scolpì l'immagine del marito in cera, e passò i giorni seguenti a quella notte a letto abbracciata alla statua.
Acasto, preoccupato per l'assenza della figlia, mandò un servo a spiarla.
Questi riportò al re che Laudamìa giaceva nel letto con uno sconosciuto.
Per questo Acasto, resosi conto che lo sconosciuto era una statua in cera, decise per il bene della figlia di far sciogliere la scultura, ma Laudamìa si buttò nel calderone di olio bollente insieme alla cara immagine del marito.
Su un lato corto del sarcofago sono rappresentati da un lato tre personaggi che simboleggiano tre pene infernali: Sisifo rotola una pietra che non giungerà mai alla cima della montagna, Issione gira legato ad una ruta infuocata, e Tantalo cerca di bere acqua che però gli sfugge dalle mani.
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fianco del sarcofago con Sisifo, Issione e Tantalo |
Sull'altra faccia del sarcofago è invece raffigurata il commiato tra Protesilào e Laudamìa prima della partenza per Troia.
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Il
Sepolcro Barberini era circondato da altri edifici funerari di cui oggi rimangono poche tracce.
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Sepolcro Barberini e resti di muri di edifici limitrofi |
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resti di muri di edifici limitrofi al Sepolcro Barberini |
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Proseguendo lungo la
Via Latina sulla sinistra si trovano i resti di un sepolcro chiamato sulla planigrafia disegnata dal Fortunati
Sepoltura Fortunati 25.
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Fortunati 25 |
Di questo sepolcro non visitabile rimane, riparata da una tettoia moderna, solo la camera ipogea a pianta quadrata, un tempo coperta da una volta a crociera.
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planimetria della camera ipogea del Sepolcro Fortunati 25 |
Il pavimento era rivestito in marmo.
Sulle pareti un tempo rivestite in parte in marmo e in parte decorate con elementi floreali, vegetali, animali e figure panneggiate su fondo bianco (di cui rimangono alcune tracce,) si trovano sei nicchie per custodire le olle cinerarie.
Alcuni pilastrini indicano che vi dovesse essere anche un sarcofago.
Sulla parete Nord-Ovest si trova una galleria usata anch'essa per la sepoltura.
Si accedeva alla camera tramite una scala a due rampe con scalini in marmo (di cui rimangono tracce).
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sezione trasversale del Sepolcro Fortunati 25 |
All'esterno del sepolcro vi sono i resti di altri edifici funerari.
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planimetria generale dell'area intorno al Sepolcro Fortunati 25 |
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resti di altri edifici funerari che si affacciavano sulla Via Latina |
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A questo punto del cammino si trova un buon tratto di via lastricata con basoli.
Ha una larghezza di 3,85 m. e presenta crepedini che delimitano i marciapiedi in origine in terra battuta.
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tracce del basolato della Via Latina |
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tratto basolato della Via Latina |
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tratto basolato della Via Latina con crepedini
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Seguono i resti di una sepoltura chiamata
Fortunati 29, che era composta da due camere ipogee separate da un arco.
Il sepolcro accoglieva sepolture sovrapposte
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resti del sepolcro Fortunati 29 |
Durante
gli scavi effettuati alla fine del secolo scorso si sono individuare
anche altre sepolture a cappuccina databili, dai bolli delle tegole che
le ricoprivano, al I secolo d.C.
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Poco più avanti, sempre sullo stesso lato della strada, si trova quel che resta di un altro
Sepolcro a Pilastro, seguito dai muri perimetrali concentrici di un
edificio a Pianta Circolare costituito da una camera rettangolare centrale e da piccoli ambienti radiali.
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Sepolcro a Pilastro |
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Si percorre ora un altro tratto di strada basolata, più larga di quella precedente (3,8/4,1m) con più evidenti demarcazioni delle crepedini dei marciapiedi.
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basolati della Via Latina |
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Si giunge quindi al
Sepolcro dei Valeri, posto sulla destra della strada.
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Sepolcro dei Valeri |
Avendo ritrovato un mattone in laterizio della volta con bollo del 159 d.C. si può far risalire il sepolcro al 160/180 d,C. periodo in cui regnava Marco Aurelio.
Il nome dell'edificio deriva da un'iscrizione rivenuta nella
Villa di Demetriade posta sul lato opposto della strada, e quindi non ha molto di pertinente col sito.
L'edificio che ci appare non è quello romano ma presenta un elevato ricostruito sulla muratura originale nell'Ottocento (1859/1861), come anche un tratto di muro del monumentale ingresso.
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Sepolcro dei Valeri e ingresso monumentale ricostruito nell'Ottocento |
Gli unici elementi originali integrati in questa moderna costruzione sono la colonna sinistra in marmo cipollino del portico del pian terreno e un gradino in marmo.
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portico dell'edificio ottocentesco con colonna in marmo cipollino originale (colonna a sinistra) |
Di originale si possono visitare le due camere sepolcrali ipogee con volta a botte, congiunte da un atrio a cielo aperto che presenta nel pavimento un pozzo per la raccolta delle acque piovane, e le due rampe simmetriche d'accesso al piano ipogeo.
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sezione verticale del Sepolcro dei Valeri |
Le camere sepolcrali non comunicavano direttamente con l'elevato del sepolcro.
La camera sepolcrale più piccola venne utilizzata per le sepolture in un secondo tempo e per problemi d'umidità non ha conservato nessuna decorazione.
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camera sepolcrale più piccola |
La camera sepolcrale maggiore, che conteneva il sarcofago bisomo dei capostipiti poggiante su zoccoli, ha invece mantenuto in maniera spettacolare la sua decorazione a stucco bianco con soggetti dionisiaci.
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camera sepolcrale maggiore |
Le figure rappresentate sono racchiuse in 35 medaglioni e riquadri.
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volta con decorazione a stucco della camera sepolcrale maggiore |
Nel riquadro centrale è rappresentata una figura femminile velata che cavalca un grifone: rappresenta l'anima del defunto trasportata nell'aldilà.
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medaglione centrale: raffigurazione dell'anima del defunto portata nell'aldilà da un grifone |
Nelle due lunette sono raffigurate: in una tre figure danzanti con ghirlande floreali (lunetta della parete di fondo), sormontate da una figura femminile affiancata da due grifoni, e nell'altra lunetta una figura femminile su un ippocampo (lunetta parete d'ingresso).
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lunetta parete di fondo della camera: tre figure danzanti sormontate da una figura femminile affiancata da due grifoni |
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lunetta parete d'ingresso della camera: figura femminile con ippocampo |
La volta e l'arco d'ingresso sono infatti completamente coperte da
raffigurazioni di pistrici, animali marini favolosi, nereidi (ninfe
marine), menadi (fanciulle invasate), satiri (divinità dei boschi),
cupidi, figure femminili velate e grifoni.
Completano gli spazi girali e rosette.
Il pavimento presenta ancora tracce delle lastre di rivestimento in marmo come anche la zoccolatura marmorea lungo le pareti, la soglia e gli stipiti della porta, e l'architrave.
Le pareti erano anch'esse ricoperte di marmo sino all'innesto con la volta.
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lastre in marmo del pavimento, zoccolo marmoreo e fori delle grappe che sostenevano le lastre di marmo sulle pareti |
Sono stati ritrovati in questo sepolcro i
frammenti di due sarcofaghi: uno raffigura le fatiche di Ercole (conservato ai
Musei Vaticani), mentre l'altro un tema bacchico (265/270 d.C.).
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Intorno al
Sepolcro dei Valeri sono stati ritrovate murature di alcuni ambienti appartenuti ad una
Mansio (o
Statio), una stazione di posta dove i viaggiatori potevano riposarsi, mangiare e lavarsi.
Vi erano stanze,
tabernae e terme.
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veduta aerea dell'area intorno al Sepolcro dei Valeri occupata da una mansio |
Forse la
mansio era gestita dagli stessi proprietari del sepolcro.
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resti di una mansio |
Qui sono state ritrovate due cisterne che alimentavano una grande vasca circondata da porticato, e un ninfeo confinante con il retro del sepolcro.
I tubuli di terracotta ritrovati nella muratura indicano che alcuni ambienti erano riscaldati.
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resti dell'impianto termale della mansio |
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resti dell'impianto termale della mansio |
Alcuni ambienti avevano pavimentazione in lastrine di marmo e altri in mosaico, mentre le pareti avevano un rivestimento in marmo.
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resti della mansio |
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resti della mansio |
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vasca della mansio |
L'ingresso di questa
mansio era segnalato da due pilastri, ancora qui presenti, sui quali erano forse poste due statue.
Tra i pilastri si trovava un passo carrabile, visto che in questo punto della strada i basolati salivano sul marciapiede e continuavano verso l'ingresso.
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ingresso della mansio con pilastri e passo carrabile |
La
mansio è stata restaurata nel IV secolo, e probabilmente ha continuato a essere frequentata anche dopo l'interro del sepolcro.
Sono stati ritrovati anche i resti di altri due edifici: uno era un sepolcro e l'altro una costruzione forse a due piani costituita da sette ambienti.
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Alla sinistra della
mansio si trova, in posizione più elevata, poco prima della recinzione del parco, il cosiddetto
Sepolcro Baccelli.
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Sepolcro Baccelli |
Questo sepolcro del II secolo d.C. prende il nome dal ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli che adibì a parco pubblico l'area archeologica.
Un'iscrizione posta su quel che resta del sepolcro ricorda la visita
al parco del ministro Baccelli all'inizio del secolo scorso e la donazione degli alberi di pino che ornano il parco
PIO IX PONTIFICI MAXIMO
XI KALendis DECembris MDCCCXCIX
HVMBERTI I REGIS NOMINE
GVIDO BACCELLIVS
PVBLICIS STVDIIS MODERANDIS PRAEFECTVS
QVVM IAM RERVM RVSTICARVM DISCIPLINA
PVERILEM IPSAM AETATEM IMPERTIRI IVSSISSET
IN AGRO LATINAE VIAE SEPVLCRIS INSIGNI
VT SPES NOVA ET BONA PRAELVCERET IN POSTERVM
MARGARITAE REGINAE AVGVSTAE
OMINE ET PRAESENTIA
VRBANIS ALVMNORVM VTRIVSQVE SEXVS COHORTIBVS
D ARBORES SERENDAS MANDAVIT
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facciata del Sepolcro Baccellli con iscrizione |
Di questo sepolcro a tempietto con decorazioni in laterizio policromo rimane oggi solo la facciata, perché il resto crollò nel 1959.
Le due camere sepolcrali sotterranee, oggi non accessibili, contenevano sarcofagi sovrapposti su tre livelli.
Era posto su una piccolo strada che conduceva verso la
Via Appia, ortogonale alla
Via Latina.
Nel XVI secolo venne utilizzato come chiesa.
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Sul lato opposto della strada, davanti al
Sepolcro dei Valeri, si trova una costruzione moderna che protegge un altro sensazionale edificio funerario: il
Sepolcro dei Pancrazi.
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Sepolcro dei Pancrazi |
Il sepolcro, costruito tra la fine del I e l'inizio del II secolo d.C. (età adrianea), e visibile anticamente solo parzialmente perché circondato da altri edifici, prende il nome dal collegio funeratizio dei
Pancratii (che si occupava di dare degna sepoltura ai suoi membri), citato in due iscrizioni di sarcofagi posti nella prima delle due camere sepolcrali.
I Pancrazi, che occuparono il sepolcro nel III secolo d.C., furono gli ultimi proprietari.
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resti di edifici che circondavano il Sepolcro dei Pancrazi |
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resti di edifici che circondavano il Sepolcro dei Pancrazi |
La costruzione che lo protegge è moderna e conserva anche reperti trovati in zona.
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reperti ritrovati in zona |
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reperti ritrovati in zona |
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reperti ritrovati in zona |
In origine il sepolcro di tipo a tempietto era costituito da una struttura in rialzato e da due camere ipogee.
Dell'alzato si conservano solo tracce di muratura in laterizio e
opus reticulatum (alte 1m).
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planimetria generale del Sepolcro dei Pancrazi |
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pianta e prospetto del Sepolcro dei Pancrazi |
Entrando al piano terra dell'attuale costruzione ci si trova davanti un ambiente con pavimento a mosaico in tessere bianche e nere con riquadri con raffigurazioni di scene marine.
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ambiente al piano terra del Sepolcro dei Pancrazi con lucernario |
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mosaico con scene marine del piano terra del sepolcro |
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mosaico con scene marine del piano terra del sepolcro |
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mosaico con scene marine del piano terra del sepolcro |
Probabilmente nel III secolo questo ambiente fu diviso in due stanze da un muro di cui si può vedere un rialzato di 50m.
Sul pavimento, leggermente in discesa, si trovava anche in antico un lucernario (per dare luce ed aria al vestibolo sottostante), al quale corrisponde al di sotto un pozzo per la raccolta delle acque piovane.
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lucernario visto dal vestibolo sotterraneo |
Sulla destra dell'ambiente una scala conduceva ad un cunicolo, mentre la scala a due rampe, posta sulla sinistra dell'ingresso, conduceva alle camere sepolcrali.
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prima rampa della scala per i sotterranei del sepolcro |
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seconda rampa della scala per i sotterranei del sepolcro |
In realtà originariamente nel sotterraneo vi era un vestibolo che precedeva la camera sepolcrale, che solo in un secondo tempo fu adibito a sepoltura.
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vestibolo/camera sepolcrale del Sepolcro dei Pancrazi |
Questo presenta infatti alloggiamenti per sarcofagi al di sopra di una mensola che corre lungo due lati del vestibolo, e per urne cinerarie in basso, sotto gli archetti con ghiere colorate di rosso e che presentano ancora tracce di pittura al loro interno (anatre, pavoni, un cesto di frutta con ghirlande).
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mensola per sarcofagi e archetti per urne cinerarie |
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archetti con tracce di pittura |
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affresco di un archetto con pavone, anatre e e cesto di frutta con ghirlanda |
Tra gli archetti e la mensola corre una elaborata cornice in cotto.
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cornice in cotto tra archetti e mensola |
Qui rimane ancora posizionato un sarcofago bisomo, l'unico dei cinque posti sulla mensola e rinvenuti al momento dello scavo del sito (oggi ai
Musei Vaticani).
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sarcofago bisomo di Demetriano e Vivia Severa (III/IV sec.d.C.) |
Sul sarcofago strigilato del III/IV secolo d.C. rimasto
in situ oltre all'immagine dei defunti con i volti appena abbozzati, compare un'iscrizione che nomina i nomi della coppia di defunti (Demetriano e Vivia Severa) e il collegio funerario dei Pancrazi (
Pancratii).
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iscrizione sul sarcofago |
Caius SERVENIVS DEMETRIVS
MARii Filius VIVIAE SEVERAE
VXORI SANTISSIMAE ET
MIHI Quae BIXIT MECVM AN
NIS XXII MENSibus VIIII DIES V
IN QVIBVS SEMPER MIHI
BENE FVIT CVM ILLA
PANCRATI HIC
La decorazione di questo vestibolo era costituita da un mosaico pavimentale con tessere bianche e nere (leggermente in pendenza verso il pozzo già citato), e affreschi con paesaggi, sfondi architettonici, figure femminili.
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pavimento del vestibolo con pozzo per la raccolta delle acque piovane |
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volta del vestibolo con resti di affresco |
La
seconda camera è davvero spettacolare!
Per l'alto livello artistico avrà contenuto i resti di personaggi di alto rango.
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seconda camera sepolcrale |
Il soffitto con volta a crociera e le pareti della camera erano interamente coperti da una decorazione con affreschi policromi e stucco.
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volta della seconda camera sepolcrale |
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volta della seconda camera sepolcrale |
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volta della seconda camera sepolcrale |
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volta della seconda camera sepolcrale |
Sono raffigurati paesaggi, scene mitologiche e divinità, insieme a combattimenti di centauri, baccanti, sfingi, uccelli, pantere, grifoni, leoni in stucco bianco su sfondo rosso, blu, giallo e violetto.
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particolare della lunetta: Apollo, Vittoria, Bacco barbato |
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particolare della lunetta:Ulisse, Diomede e Filottete |
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particolare della lunetta: Achille tra due guerrieri |
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particolare della lunetta: Mercurio e Bacco giovane |
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particolare della volta: Lotta tra Centauri e animali / Paesaggi |
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particolare della volta: Lotta tra Centauri e animali / Paesaggi |
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particolare della volta: Lotta tra Centauri e animali / Paesaggi |
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particolare della volta: Lotta tra Centauri e animali / Paesaggi |
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particolare della volta: sfingi, pantere, amorini, figure alate e rosette |
Nei riquadri della volta sono raffigurati:
- "
Priamo implora Achille perché restituisca il corpo di Ettore" (Priamo simboleggia la dote
della
pietas romana)
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Priamo implora Achille perché restituisca il corpo di Ettore |
- "
Alcesti con Pelia e Admeto sul carro trainato da un leone e da un cinghiale" (Alcesti simboleggia
la buona e devota moglie, e la fedeltà coniugale)
|
Alcesti con Pelia e Admeto sul carro trainato da un leone e da un cinghiale |
- "
Il Giudizio di Paride" (Paride simboleggia l'aspirazione a essere ammesso alla presenza degli dei)
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Il Giudizio di Paride |
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Ercole nell'Olimpo con Bacco e un Satiro in una gara musicale" (Ercole simboleggia la forza)
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Ercole nell'Olimpo con Bacco e un Satiro in una gara musicale |
Nel centro della volta è invece rappresentata una
figura maschile seduta su un'aquila (forse per questo Giove o il defunto con sembianze divine).
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Giove o Defunto seduto su un'aquila |
Ai quattro angoli della volta vi sono figure femminili ad altorilievo (purtroppo molto rovinate) che simboleggiano le
quattro stagioni.
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figura femminile ad altorilievo |
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figura femminile ad altorilievo |
I fori che si possono notare guardando la volta sono i punti da cui pendevano le lucerne che illuminavano l'ambiente.
Al centro dell'ambiente si trova un grande sarcofago bisomo in marmo greco in stile orientale, che per le sue dimensioni deve essere stato qui posto prima della costruzione del sepolcro (non sarebbe potuto passare dalle scale) e del pavimento mosaicato della camera, che è stato posto intorno ad esso.
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pavimento a mosaico della camera sepolcrale |
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sarcofago in stile orientale della camera sepolcrale |
Forse il sarcofago sarà appartenuto a C.Valerio Paolino, il proprietario della villa retrostante il sepolcro che era stato tribuno della coorte pretoria e amico di Vespasiano.
Furono qui trovati altri tre sarcofagi con motivi a rilievo che raffigurano il"
Mito di Adone", il "
Mito di Ippolito e Fedra" e "
Il Trionfo di Bacco e Arianna" e il coperchio di una cassa con il "
Mito di Edipo"(oggi conservati al
Museo Gregoriano Profano dei
Musei Vaticani).
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come apparve la camera al momento del rinvenimento con i sarcofagi conservati ai Musei Vaticani |
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Dietro al
Sepolcro dei Pancrazi si trovava una
villa costruita alla fine del I secolo d.C. e abitata fino al IV secolo.
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resti della struttura della villa |
I primi proprietari della villa furono i Valeri Paullini.
Verso la metà del II secolo la proprietà venne acquistata dalla famiglia senatoria dei dei Servili Silani.
Poi l'imperatore Commodo, facendo giustiziare il fratello o il figlio del proprietario, fece finire la villa nel demanio imperiale.
Dopo un secolo la villa fu acquistata dalla famiglia degli Anicii.
Questa villa, disposta su terrazzamenti, venne da Lorenzo Fortunati scavata e poi rinterrata.
Oggi molti resti rimangono sepolti sotto un campo sportivo costruito nel 1964.
L'ingresso della villa non affacciava direttamente sulla
Via Latina, ma si trovava circa all'altezza del
Sepolcro Barberini, mentre vicino al
Sepolcro dei Pancrazi vi era un ingresso secondario.
Fanno parte della villa i resti di strutture termali di III secolo d.C, posti alle spalle del
Sepolcro dei Pancrazi.
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resti della struttura termale della villa |
Nel IV secolo, all'epoca di papa Leone Magno, la villa venne trasformata parzialmente in basilica da Demetriade, discendente della famiglia degli Anicii, per conservare probabilmente le reliquie di S.Stefano Protomartire.
Divenne quindi un luogo di pellegrinaggio della
Via Latina sino al XIII secolo quando, non se ne conosce il motivo, fu abbandonata e se persero le tracce fino al momento degli scavi del Fortunati.
La
Basilica di S.Stefano Protomartire, che prese il posto del peristilio della villa, era stata costruita esternamente in
opus listatum a strisce bianche e rosse.
Era provvista di nartece colonnato della stessa larghezza della chiesa.
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sito della Basilica di S.Stefano Protomartire |
L'interno era a tre navate, diviso
da colonne con capitelli corinzi.
Le ultime tre campate della navata centrale erano occupate da una
schola cantorum.
Aveva un'abside semicircolare larga quanto la navata centrale.
Si sono ritrovati i resti dell'altare in muratura con finestre della
confessio su due lati.
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capitelli corinzi della basilica |
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basi di colonne e frammenti scultorei della basilica |
Vicino all'abside si trovava un
battistero a pianta quadrata.
Tra i reperti ritrovati presso il battistero vi è una
lastra in marmo con un'iscrizione altomedievale, forse appartenuta a un ambone, oggi conservata nel
Museo Nazionale dell'Alto Medioevo (Sala IV).
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lastra di marmo con iscrizione altomedievale proveniente dal battistero della Basilica di S.Stefano Protomartire |
L'iscrizione del IX secolo (in essa si menziona papa Sergio II), riporta la dedica di una campana a S.Stefano da parte di un certo Lupo.
La
cripta della basilica prese il posto di un mausoleo di I secolo d.C.
Nel IX secolo papa Leone IV rifece il tetto della basilica.
Il sito della basilica non è oggi aperto al pubblico.
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L'ultimo sepolcro visibile nel parco, ma non visitabile, è il
Sepolcro dei Calpurni, Si trova alla destra del
Sepolcro dei Pancrazi.
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ingresso del Sepolcro dei Calpurni |
Deve il suo nome alle iscrizioni trovate al suo interno che menzionano i membri della famiglia dei Calpurni.
E' stata infatti rinvenuta un'ara funeraria con la raffigurazione di una scena di mercato.
L'ara,
conservata oggi in una collezione privata, era stata dedicata da Apelle
(liberto di Claudio o di Nerone) e da Ascania Quarta (liberta del
tutore di Nerone) a
L.Calpurnius Daphnus argentarius Macelli Magni (mercato posto sul Celio).
Il sepolcro, che venne poi racchiuso entro il recinto del successivo complesso residenziale, fu costruito alla fine del I secolo d.C.(epoca tardo-domizianea).
Era composto da un'unica camera sotterranea con volta a crociera, raggiungibile tramite una scala di 21 scalini.
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planimetria generale del Sepolcro dei Clapurni |
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sezione longitudinale del Sepolcro dei Clapurni |
Le pareti interne del sepolcro erano rivestite da intonaco a stucco (ne rimane qualche traccia) e presentavano arcosoli per racchiudere i sarcofagi, dei quali uno è pervenuto fino a noi integro, mentre di altri rimangono dei frammenti.
Per aumentare lo spazio sepolcrale, fu poi
scavata una galleria.
https://www.coopculture.it/heritage.cfm?id=89
Orario del parco: martedì/domenica 9.00/un'ora prima del tramonto
Visite guidate all'interno delle tombe: prenotazione obbligatoria +39 06 39967700
II sabato e IV domenica del mese ore 11.00
Costo: 5,50€
Visita accompagnata delle tombe: prenotazione obbligatoria
II sabato e IV domenica del mese ore 11.00
Costo: 2€
CONCLUSIONI
Il
Parco delle Tombe di Via Latina è un sito archeologico di grande rilievo, nel quale si può capire lo sfarzo e l'importanza che gli antichi Romani davano al culto dei morti.
Non molti conoscono le bellezze artistiche che le sue tombe nascondono.
Il
Parco delle Tombe di Via Latina si trova al di fuori del classico
circuito turistico, essendo posto nel territorio suburbano, ma non per
questo è meno importante di quei siti più conosciuti dalla moltitudine
di turisti che visitano Roma.
Andrebbe messo tra quei posti che non si può mancare di visitare in questa città.