Il Velabrum nell'antica Roma era quella valle che si trovava tra le pendici del Palatino e quelle del Campidoglio.
I suoi confini erano a nord il Foro Romano, ad est il Palatino e il Vicus Tuscus, e a ovest il Vicus Iugarius.
Questa valle era, fino alla costruzione da parte dei re etruschi della Cloaca Massima (IV secolo a.C.), una zona paludosa, immersa nelle nebbie, a causa del ruscello Velabro (chiuso in epoca repubblicana) e delle frequenti inondazioni del vicino Tevere.
Era quindi un'area ricoperta da un "velo" di nebbia.
Ma questa non è la sola ipotesi sul suo nome, il quale forse deriverebbe:
- dalla parola VEHENDO = "trasportando",
- da VELATURUM FACERE = "traghettare",
- dalla ventilazione del grano,
- dal compiere con vele il percorso del corteo trionfale che passava anche
attraverso questa zona,
- dalla voce italica che indicava un luogo paludoso,
- dal "Vello d'Oro".
Certo è che questo era un luogo sacro ai Romani.
Secondo la leggenda infatti la cesta contenente Romolo e Remo giunse con una piena dell'Aniene arenandosi in questo luogo paludoso detto Cermalus, fermandosi sotto il ficus rumanalis, albero sacro alla dea Ruminalia, che si occupava del latte dei neonati.
Oppure la cesta arrivò vicino ad una grotta chiamata Lupercale, chiamata così perché sacra a Marte e al Fauno Luperco.
Una certa confusione si è creata riguardo chi allattò i due gemelli: forse una lupa rimasta senza i suoi cuccioli, o forse una prostituta (le prostitute, chiamate "lupe", lavoravano in un "lupanare").
Vennero poi allevati da Acca Laurentia e da suo marito Faustolo, porcaro del re Amalio, che avevano la loro capanna in un luogo chiamato Cermalo, in prossimità del Palatino.
Il Velabrum divenne un luogo di traffico tra il Foro Romano e il Ponte Suplicio che attraversava il Tevere.
Divenne un centro di attività commerciale del settore alimentare (olio e vino), mentre nel limitrofo Vicus Tuscus si commerciavano stoffe e abiti.
Qui svolgevano i loro affari i banchieri e i cambia valute.
Rimase una zona adibita al commercio sino al VI secolo d.C., fino a quando un'alluvione del Tevere coprì tutto e innalzò il livello del terreno.
Da quel momento cambiò destinazione d'uso, e con la costruzione della chiesa di S.Giorgio al Velabro (una diaconia), e della chiesa di S.Teodoro (un titolo cardinalizio), l'area divenne luogo di assistenza religiosa verso i bisognosi e i pellegrini.
(Per le notizie sulla Chiesa di S.Teodoro vi rimando al mio post "Roma: le chiese del Palatino" febbraio 2015)
Chiesa di S.Giorgio al Velabro - G.Vasi |
chiesa di S.Giorgio al Velabro |
Nel V secolo sorgeva qui una diaconia retta da monaci greci, che aveva inglobato edifici di epoca severiana (III secolo d.C.).
La chiesa venne costruita nel VII secolo dal papa Leone II, che la dedicò a S.Sebastiano e a S.Giorgio.
Fu invece papa Zaccaria, di origine greca, a portare dalla Cappadocia la testa di S.Giorgio in questa chiesa, posta in una zona frequentata da mercanti bizantini.
Nel IX secolo papa Gregorio IV cambiò l'assetto architettonico della chiesa, e nel XIII secolo venne costruito il porticato con la sopra citata iscrizione a caratteri gotici della trabeazione, che ricorda anche che il dono fu fatto dal priore Stefano di Stella.
portico della chiesa di S.Giorgio al Velabro |
I lavori di ricostruzione del portico durarono tre anni.
Il portico, chiuso da una cancellata, è composto da quattro colonne ioniche e da quattro pilastri del VII secolo posti agli angoli.
portico della chiesa |
unione tra la chiesa e l'Arco degli Argentari |
Arco degli Argentari |
portale della chiesa |
resti del pavimento originale del portico della chiesa |
cornice romana del portale della chiesa |
Sul lato sinistro del portico si può vedere come questo si sia poggiato sull'Arco degli Angentari, l'antico ingresso al Foro Boario (204 d.C.).
Sotto il portico si vedono le due finestre murate della chiesa originale.
Il portale ha cornici di età romana.
La facciata è a capanna.
Il rifacimento in finta cortina della parte terminale della facciata è opera del consolidamento e del restauro della chiesa effettuati nell'Ottocento.
facciata di S.Giorgio al Velabro |
campanile di S.Giorgio al Velabro |
Il campanile del XII secolo ha quattro ordini di trifore.
La pianta basilicale irregolare della chiesa è dovuta al fatto che il luogo di culto sorse sui resti di un precedente edificio civile di epoca classica: il lato della facciata è più largo di quello dove si trova l'abside.
navata centrale della chiesa di S.Giorgio al Velabro |
navata della chiesa di S.Giorgio al Velabro |
arcate della navata laterale destra |
colonna con capitello corinzio |
colonna con capitello ionico |
navata laterale sinistra |
Nella navata di sinistra vi sono frammenti del paliotto.
resti della schola cantorum |
soffitto della chiesa |
abside della chiesa di S.Giorgio al Velabro |
In esso è rappresentato Gesù Salvatore tra S.Giorgio a cavallo, Maria, S.Pietro e S.Sebastiano.
affresco del catino absidale |
Nella confessione sotto l'altare sono conservate la testa, la spada e un lembo del mantello di S.Giorgio.
confessione dell'altare con reliquie di S.Giorgio |
teca con reliquie di S.Giorgio |
motivi cosmateschi |
Il ciborio del XII secolo ha colonne con capitelli corinzi. Una serie i colonnine sostiene la copertura a piramide tronca.
ciborio della chiesa di S.Giorgio al Velabro |
Per far questo internamente furono riaperte le antiche finestre della navata centrale, il pavimento fu riportato al suo piano originale e fu rivestita di lastre marmoree l'abside; esternamente fu rimossa la facciata barocca.
lastre marmoree dell'abside |
Orario: 10.00/12.30 16.00/18.30
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Come ho già detto il portico della Chiesa di S.Giorgio al Velabro poggia sull'Arco degli Argentari.
Arco degli Argentari |
L'arco è alto 6,80 m ed è largo 5,86 m.
Gli zoccoli dell'arco sono interrati di un metro.
Il piccolo arco fu costruito nel 204 d.C. dagli "argentarii" (cioè i "banchieri") e dai mercati di buoi, come dice l'iscrizione sull'architrave:
"Argentarii et Negotiantes Boari Huius Loci".Fu costruito per celebrare il decimo anniversario del regno di Settimio Severo e dedicato all'imperatore e alla sua famiglia: la moglie di Settimio Severo Giulia Domnia, il figlio Caracalla, il figlio Geta (la cui effige fu rimossa dopo il suo assassinio da parte del fratello Caracalla), la moglie di Caracalla Plautilla (esiliata e fatta uccidere dal marito) e il padre di Plautilla il prefetto del pretorio Plauziano (anch'esso fatto assassinare da Caracalla).
Questi ultimi tre personaggi furono colpiti dalla damnatio memoriae.
ritratto di Fulvia Plautilla - Nuovo Museo dell'Acropoli (Atene) |
ritratto di Caracalla - Nuovo Museo dell'Acropoli (Atene) |
I pilastri dell'arco sono rivestiti con lastre di marmo ed hanno basi in travertino.
L'architrave è in marmo.
architrave e decorazioni dell'Arco degli Argentari |
La facciata settentrionale, esterna alla piazza, fu lasciata allo stato grezzo.
Un fregio con scene di sacrificio di tori corre lungo la parte bassa dei pilastri.
Segue verso l'alto una fascia con raffigurazioni di strumenti sacrificali.
Le figure dei personaggi della famiglia dei Severi sono incorniciate da decorazioni vegetali.
Il pannello a sinistra dell'arco raffigura forse Caracalla.
Sulla faccia esterna del pilastro sono raffigurati soldati romani con un prigioniero barbaro.
pannello esterno del pilastro sinistro dell'arco: soldati romani con prigioniero barbaro |
pannello interno del pilastro sinistro dell'arco: Caracalla che offre libagioni |
pannello interno del pilastro destro dell'arco: Settimio Severo e Giulia Domna sacrificano agli dei |
Sull'attico invece vi sono Ercole e un Genio.
raffigurazione di Ercole sull'attico dell'arco |
Di fronte all'Arco degli Argentari e alla chiesa di S.Giorgio al Velabro si trova un arco ben più grande: il cosiddetto Arco di Giano.
Arco di Giano |
Probabilmente però quest'arco è identificabile con l'Arcus Costantini.
Fu forse costruito infatti dall'imperatore Costanzo II in occasione di una sua visita nel 357.
E' un arco quadrifronte onorario (12 m X 16 m), costruito con opera a sacco e rivestito di marmo.
Nella parte centrale è ricoperto da una volta a crociera.
Arco di Giano |
Le nicchie un tempo avranno contenuto statue.
Tra le file delle nicchie corre una cornice.
pilastro con nicchie |
L'arco forniva un riparo ai mercanti impegnati nelle loro trattative d'acquisto e di vendita.
Nel medioevo l'arco divenne la base di una torre fortificata della famiglia Frangipane, chiamata Torre di Boezio in quanto il filosofo Severino Boezio teneva qui le sue lezioni.
Nel 1830 si volle restaurare l'arco portandolo alle sue forme originali e venne demolito l'attico perché si pensava fosse medievale!
All'interno della chiesa di S.Giorgio al Velabro e murati nel suo portico sono conservati frammenti dell'iscrizione dell'arco.
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La più grande fogna dell'antica Roma, la Cloaca Massima, passava anche sotto il Foro Boario.
sbocco nel Tevere della Cloaca Massima |
La Cloaca Massima, che oggi si trova a 12 metri sotto il livello di calpestio, era alta e larga circa 3 metri, e uno dei suoi antichi tombini si può ancora vedere nel portico della vicina chiesa di Santa Maria in Cosmedin: il mascherone della famosa Bocca della Verità, dove ogni turista mette la mano!
ingresso alla Cloaca Massima |
Una parte della Cloaca Massima, in prossimità della Torre dei Conti, vicino al Foro di Nerva, è ancora funzionante.
Nella piazza dove sorgono la chiesa di S.Giorgio al Velabro, l'Arco di Giano e l'Arco degli Argentari, varcando il cancello di un palazzo, si trova l'accesso ad un suo tratto.
CONCLUSIONI
Area leggendaria, mitica e misteriosa, il Velabro suscita ancor oggi un interesse artistico e storico.
E' una piccola ma interessante zona della Roma più antica.
1 commento:
"Sun, who tarries on high, contemplating Rome:
Greater never you've nor shall you in future see greater
Than Rome, O sun, as your priest, Horace, enraptured foretold..."
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