venerdì 1 febbraio 2019

Un'oasi di tranquillità nel cuore di Napoli: il Chiostro di S.Gregorio Armeno


Tra il Decumano Maggiore e il Decumano Inferiore dell'antica Neapolis (detto anche Spaccanapoli perché divide la città partenopea tra Nord e Sud)  sorge uno dei più antichi complessi monastici di Napoli costituito dal Convento, dal Chiostro e dalla Chiesa di S.Gregorio Armeno.

facciata della Chiesa di S.Gregorio Armeno
atrio e ingresso della Chiesa di S.Gregorio Armeno
navata della Chiesa di S.Gregorio Armeno
La Chiesa di S.Gregorio Armeno o Chiesa di S.Biagio Maggiore o Chiesa di Santa Patrizia, si trova su una delle più frequentate vie di Napoli, che dalla chiesa prende il nome: di Via S.Gregorio Armeno, conosciuta soprattutto per essere la "Via dei Presepi".
E' infatti qui che, non solo nel periodo natalizio, ma durante tutto l'anno, vengono vendute statuette e tutto ciò che occorre per realizzate un presepe.

Via S.Gregorio Armeno
Ed è proprio su questa via che si trova il campanile a tre livelli di questa antica chiesa, posto sopra un arco che scavalca la strada e sovrastato da una cuspide.

campanile della Chiesa di S.Gregorio Armeno
L'antica chiesa sorse sull'area occupata in epoca romana dal Tempio di Cerere, edificio poco distante dal Tempio di Proserpina.
Sant'Elena, la madre dell'imperatore Costantino, aveva infatti fatto costruire una chiesa sui suoi ruderi.
In seguito nell'VIII secolo, durante le lotte tra iconoclasti e iconodulici, cioè tra le fazioni favorevoli o contrarie alla venerazione delle immagini sacre, e in seguito ai decreti emanati da Leone III Isaurico (726), si rifugiarono qui le monache di S.Basilio fuggite dall'Armenia, il primo Stato che adottò il Cristianesimo come religione ufficiale (ancor prima della Roma di Costantino).

Le monache portarono con loro a Napoli le spoglie di S.Gregorio, vescovo di Armenia dal 260 al 328.
La chiesa custodisce anche le reliquie di Santa Patrizia.
Santa Patrizia, discendente dalla famiglia dell'imperatore Costantino, nacque a Costantinopoli e arrivò a Napoli dopo essere naufragata sulle sponde dell'isolotto di Megaride mentre era diretta in Terra Santa.
Poco tempo dopo morì a soli ventun anni per una malattia (685).
Santificata nel 1625, le sue reliquie furono traslate nella Chiesa di S.Gregorio Armeno solo nel 1864.
Santa Patrizia è insieme a S.Gennaro la patrona della città di Napoli, e come quello di S.Gennaro, anche il sangue della Santa si liquefa ogni martedì e il 25 agosto (giorno della sua morte).

Ma ritornando alla storia della chiesa, nell'XI secolo il duca di Napoli Sergio emanò il decreto che la Cappella di S.Gregorio Armeno fosse unita ai tre oratori dedicati a S.Pantaleo, S.Salvatore e S.Sebastiano, e questo fu possibile unendole tramite quel cavalcavia che attraversa Via S.Gregorio Armeno e sul quale fu eretto il già citato campanile nel 1572.

L'antico monastero, passando all'ordine delle suore benedettine, divenne uno dei più grandi e importanti della città, destinato ad accogliere le giovani più altolocate del Regno.

Tra Via S.Gregorio e Vico Giuseppe Maffei fu costruito il Chiostro di S.Gregorio Armeno.

Tramite un portale a bugne alterne di piperno e marmo, si deve salire uno scalone monumentale per accedere al chiostro.

scalone d'accesso al chiostro
I 33 gradini di piperno dello scalone aperto furono realizzati insieme al portale da Vincenzo della Monaca tra il 1572 e il 1574.
Le fasce laterali marmoree dello scalone furono aggiunte nel 1710 da Pietro Ghetti.
Gli affreschi delle pareti laterali a trompe-l'oeil con colonne binate di marmo verde ornate da foglie e con figure allegoriche femminili in monocromo, poste come statue su piedistalli,e con finte finestre sulla parete che costeggia la strada, sono opera di Nicola Antonio Alfano (1762).

colonne e figure allegoriche a trompe-l'oeil (Nicola Antonio Alfano)
colonne e figure allegoriche a trompe-l'oeil (Nicola Antonio Alfano)
finta finestra a trompe-l'oeil (Nicola Antonio Alfano)
Sulla destra dello scalone si trovano alcune porte d'accesso agli ex parlatoi che permettevano alle monache di avere gli unici contatti con l'esterno: le grate che qui si trovavano permettevano ai visitatori, rispettando la clausura, di colloquiare con la Badessa, con le converse o con le monache.

porte d'ingresso agli ex parlatoi
In cima alle scale vi è un pavimento in piperno con intarsi in marmo e dei sedili di piperno con spalliere in bardiglio, decorate in graffito da Antonio di Lucca.

pavimento davanti l'ingresso al chiostro
particolare del pavimento
sedile in piperno e marmo in graffito (Antonio di Lucca)
Sull'arco che precede l'ingresso si trova un'iscrizione che attesta i lavori di decorazione dello scalone.

arco con iscrizione che sovrasta l'ingresso al monastero
Segue il portale in legno di noce incorniciato da un arco marmoreo segmentato e dall'affresco di S.Benedetto tra gli Angeli di Giacomo Del Po.

portale d'accesso alla portineria del chiostro
S.Benedetto tra gli Angeli (Giacomo Del po)
Ai lati del portale si trovano due ruote in bronzo, che permettevano di far giungere all'interno del monastero oggetti, lettere. vestiti, cibo...

ruota alla sinistra del portale
ruota alla destra del portale
Oltre il portale, nel vestibolo che funge da portineria,  sulla parete sinistra si trova un affresco di Paolo De Matteis raffigurante l'Annunciazione.

vestibolo della portineria/biglietteria del chiostro
Annunciazione (Paolo De Matteis)
Sulla destra dell'ingresso, lungo le pareti che introducono al chiostro, sono stati affrescati sopra i sedili da Micco Spadaro dei Paesaggi con Scene della vita di S.Giovanni Battista (1657).

Paesaggio con Scene della vita di S.Giovanni Battista (Micco Spadaro - 1657)
Le monache basiliane, seguendo il culto bizantino, abitavano in una zona recintata da mura in vere case a più stanze, dove potevano accogliere parenti e amiche, e potevano essere accompagnate da donne di servizio o di compagnia.
La chiesa era posta al centro del cortile, attorniato dalle abitazioni.
ingresso al chiostro visto dal parterre
Per il rifacimento del monastero nel 1572 la badessa Lucrezia Caracciolo affidò i lavori agli architetti Giovanni Vincenzo Della Monaca e a Giovan Battista Cavagna.

Chiostro del Monastero di S.Gregorio Armeno
Venne così abbattuta l'antica chiesa (se ne conservarono solo due cappelle), venne rialzato il livello della pavimentazione del chiostro di 4m, adeguato il sistema idrico di approvvigionamento dell'acqua dall'acquedotto del Carmigliano e del convogliamento dell'acqua piovana nelle cisterne, e ricreati lungo gli ambulacri quei locali indispensabili alla comunità monastica.

Vennero anche costruiti, per non perdere del tutto la visione sul mondo esterno, cinque belvedere: due vennero costruiti vicino alla cupola rivestita da embrici maiolicati gialli e verdi che formano un disegno a squame (costruita tra il 1576 e il 1577), uno vicino al campanile sul lato orientale del chiostro, uno lungo il muro di clausura, e una terrazza con cinque arcate per lato, posta sul lato nord-occidentale del chiostro.

cupola della Chiesa di S.Gregorio Armeno
Altri lavori che portarono all'aspetto odierno del chiostro furono realizzati da Francesco Antonio Picchiatti nel 1664: venne ridotto di dimensioni il chiostro per poter costruire il refettorio al piano terra e spostare sui due piani superiori le celle per le monache, terrazzate con balaustre di piperno.

celle terrazzate delle monache
La parte interna del chiostro fu suddivisa in due zone: in una parte fu sistemato il giardino, mentre nell'altra un orto dei semplici, le cantine e gli altri locali di servizio.

zona del chiostro con aiuole e alberi d'arancio
La zona giardino, divisa in quattro aiuole con alberi di aranci, fu abbellita nel 1783 per volere della badessa Violante Pignatelli con una fontana e un gruppo marmoreo a grandezza naturale raffigurante Cristo e la Samaritana al pozzo attribuito a Matteo Bottiglieri.

fontana del chiostro
Cristo e la Samaritana al pozzo (Matteo Bottiglieri - 1783)
La vasca polilobata della fontana, di autore ignoto, presenta una decorazione ad intrecci di cavalli marini, conchiglie, delfini e maschere.

vasca polilobata della fontana con decorazioni di animali marini, conchiglie, delfini e maschere
La fontana venne fatta restaurare per volere della badessa Francesca Caracciolo nel 1843.

Vicino alla fontana si trova un pozzo in marmo sovrastato da una struttura in ferro battuto.
Il pezzo nasconde il buco di scavo che venne praticato per l'estrazione del tufo necessario alla costruzione del complesso monastico, che rappresentò anche una via di fuga in caso di assedio, essendo collegato con i cunicoli della Napoli Sotterranea.

pozzo del chiostro
pozzo del chiostro
Le due parti del chiostro furono separate, per nascondere le cisterne dell'acqua, da un'esedra a pareti mistilinee contenente in due nicchie due statue in terracotta di Agostino D'Aula (1733).

esedra del chiostro
statua in terracotta (Agostino D'Aula - 1733)
statua in terracotta (Agostino D'Aula - 1733)
Sul muro di fondo dell'esedra fu affrescata l'immagine di S.Benedetto.

muro di fondo dell'esedra
S.Benedetto
Sotto l'affresco sono posizionate cinque chiavi di comando per regolare i getti d'acqua della fontana del chiostro.

chiavi di comando per l'acqua della fontana
Percorrendo in senso orario dall'ingresso gli ambulacri, s'affaccia nel braccio orientale l'ingresso del Salotto della Badessa.

Salotto della Badessa
Salotto della Badessa
Salotto della Badessa
Quest'ambiente è completamente rivestito di affreschi in stile rococò realizzati probabilmente quando era badessa Violante Pignatelli (1773), quindi coevi alla fontana.

affreschi della volta del Salotto della Badessa
Le balaustre dipinte sulla volta, con colonnine a forma di pignatta, alluderebbero infatti al cognome della badessa Pignatelli.

balaustre con colonnine a pignatta che alludono alla badessa Violante Pignatelli
Continuando a percorrere questo ambulacro si nota un altro pozzo, questa volta con la funzione di raccogliere l'acqua piovana.

pozzo del lato orientale del chiostro
Lungo il portico si trovano sedili in piperno che accolgono una variegata collezione di piante grasse.

sedili con piante grasse
sedile con piante grasse
Si giunge quindi all'ingresso che conduce nel Coro delle Monache, posto nell'angolo Sud-orientale del chiostro.

Il coro è posto davanti all'altare maggiore, essendo stato costruito in posizione sopraelevata sull'atrio della chiesa.
Probabilmente, come indica la data in un angolo del soffitto, il coro venne terminato nel 1632.

Coro delle Monache
La porta d'accesso al coro ha uno stipite intarsiato di fine Seicento, sormontato da una trecentesca Madonna col Bambino in marmo, opera della bottega di Tino da Camaino.

ingresso al Coro delle Monache con Madonna col Bambino (bottega di Tino da Camaino - XIV sec.)
Gli stalli del coro sono in noce (XVII secolo).
Gli affreschi che occupano la parte alta del coro che raffigurano le Storie della vita di S.Benedetto furono dipinti, insieme a quelli che rappresentano le Storie di S.Gregorio Armeno posti nella chiesa, da Luca Giordano (1680/1681).
Una grata in ferro battuto divide la chiesa dal Coro delle Monache.

grata che divide il Coro delle Monache dalla chiesa
Dal coro, essendo posizionato nella parte superiore della chiesa, si può anche ammirare il soffitto ligneo cassettonato, decorato dall'artista fiammingo Teodoro d'Errico nel 1580: è composto da 16 tavole narranti la vita dei Santi le cui reliquie vengono conservate in questa chiesa.

soffitto ligneo cassettonato della Chiesa di S.Gregorio Armeno (Teodoro d'Errico - 1580)
Ma le monache potevano anche assistere alle funzioni dal chiostro: sul braccio meridionale di questo, posizionato parallelamente alla navata della chiesa, vi sono infatti delle aperture con grate e sedili realizzate a tale scopo.

braccio meridionale del portico del chiostro
apertura sulla chiesa con grata
grata per assistere alle funzioni religiose
Sulla destra del braccio meridionale del portico si trovano l'orto e le cisterne divenute nel 1925 le cantine nelle quali le monache conservano il vino Tifello.

orto del chiostro
discesa alle cisterne/cantine
Davanti alle cisterne si trovano la grotta della Madonna  e un piccolo museo dove sono stati raccolti alcuni reperti dell'antico monastero, capitelli appartenuti probabilmente al Tempio di Cerere e poi riutilizzati come mortai, utensili da cucina usati dalle monache anticamente e due macine, una delle quali porta il nome della badessa Cornelia Piscicelli e la data 1761.

Grotta della Madonna e museo
reperti antichi riutilizzati nei secoli
piastrelle maiolicate dell'antico monastero
piatti e utensili antichi
piastrelle maiolicate dell'antico monastero
utensili delle monache
macina con il nome della badessa Cornelia Piscicelli e data 1761
macine e utensili da lavoro
capitelli antichi trasformati in mortai
Altri reperti antichi si trovano nel braccio occidentale del portico del chiostro, nel disimpegno antistante il Refettorio delle orfanelle (o dei bambini): tre questi un un sarcofago strigilato a lenos reimpiegato come puteo.

sarcofago strigilato a lenos
Sulla destra di questo braccio si trovano due cappelle attigue e comunicanti tramite una porta, poste a 4m di profondità rispetto l'attuale calpestio del chiostro.
Si tratta delle uniche testimonianze della chiesa dell'antico monastero medioevale, ridecorate nel Settecento.

ingressi alle due cappelle della chiesa medievale rimaste nel chiostro
Nella cappella destra si trova un altare marmoreo con lo stemma Gonzaga, famiglia della badessa Antonia che fece attuare dei restauri nella cappella.
Sulle pareti di questa cappella vi sono rimaste delle nicchie, spoglie delle statue che un tempo le ornavano.
Del dipinto posto sulla parete di fondo della cappella rimane solo la cornice in stucco.

cappella destra nel chiostro
altare marmoreo con stemma dei Gonzaga e nicchie della cappella
L'altra cappella viene chiamata Cappella di Santa Maria dell'Idria ovvero dedicata a Maria Vergine Odigitria (="Colei che guida il cammino"), attributo proveniente dalla venerazione bizantina.

Cappella di Santa Maria d'Idria
Cappella di Santa Maria d'Idria
Un atrio con balaustra, che funge da ballatoio/inginocchiatoio, permette di osservare dall'alto la cappella.

ingresso al ballatoio della Cappella di Santa Maria d'Idria
ballatoio della Cappella di Santa Maria d'Idria
Le pareti della cappella furono decorate con motivi ornamentali da Francesco Francarecci.


Sulle pareti, distribuite su due file, vi sono anche le diciotto tele che Paolo De Matteis realizzò nel 1712/1713, che hanno come tema le Storie della Vergine.

parete sinistra: Annunciazione (Paolo De Matteis - 1712/1713)
parete sinistra in basso: Natività di Gesù /Adorazione dei Magi (Paolo De Matteis - 1712/1713)
parete sinistra in alto: Morte della Vergine (Paolo De Matteis - 1712/1713)
parete destra in basso: Nascita della Vergine / Consacrazione al tempio (Paolo De Matteis - 1712/1713)
parete destra in alto: Immacolata (Paolo De Matteis - 1712/1713)
ovale al lato destro dell'altare: Assunzione di Cristo (Paolo De Matteis - 1712/1713)
ovale al lato sinistro dell'altare: Assunzione della Vergine (Paolo De Matteis - 1712/1713)
Putti (Paolo De Matteis - 1712/1713)
Putti (Paolo De Matteis - 1712/1713)
Nelle volte Paolo De Matteis ha realizzato gli affreschi Gloria della Trinità e Gloria di angeli musici, con Virtù femminili e Angeli nei peducci.

nella volta: Gloria della Trinità / Gloria di angeli musici
Sulle pareti si aprono quattro finestre, mentre nella parete dell'altare si trova un rosone di forma ottagonale.

rosone ottagonale della cappella
La cappella presenta un altare settecentesco a marmi intarsiati, attribuito a Pietro Ghetti.

altare marmoreo intarsiato (attr.Pietro Ghetti)
La cona dell'altare racchiude i resti di un affresco che raffigura la Vergine in trono col Bambino, S.Giovanni Battista e S.Giovanni Evangelista (XIII secolo), in cui furono aggiunti i tondi della Madonna e del Bambino recuperati da una tavola lignea probabilmente dell'XI secolo.

Vergine in trono col Bambino, S.Giovanni Battista e S.Giovanni Evangelista (XIII sec. / tondi XI sec.)

Sempre sul braccio occidentale del portico del chiostro si trova il Refettorio delle monache.

Refettorio delle monache
Il refettorio fu costruito sotto la direzione di Dioniso Lazzari e Matteo Stendardo tra il 1680e il 1685.
Lungo le pareti si trovano i sedili in noce con le spalliere intarsiate.

spalliere intarsiate dei sedili in noce del refettorio
 Sui lati corti dell'ambiente sono posti uno di fronte all'altro i dipinti attribuiti alla bottega di Belisario Corenzio: le Nozze di Cana e la Moltiplicazione dei pani.

Nozze di Cana (bottega di Belisario Corenzio)
Moltiplicazione dei pani (bottega di Belisario Corenzio)
Ad un pittore della cerchia di Francesco Solimena sono state invece attribuite le tele delle pareti laterali (1714/1715) che raffigurano episodi tratti dai Vangeli.

Gesù a casa di Simone il Fariseo (cerchia di Francesco Solimena - 1714/1715)
Gesù e la Samaritana (cerchia di Francesco Solimena - 1714/1715)
Il pulpito a forma di poppa di nave posto sulla parete destra del refettorio fu intagliato da Nunzio Ferraro nel 1577.

pulpito (Nunzio Ferraro - 1577)
Non rimane che percorre il braccio settentrionale del portico del chiostro lungo il quale oltre al già citato pozzo, si trovano l'ingresso e la scala che conduce al piano superiore ai dormitori delle monache, e le cucine realizzate nei locali un tempo occupati dall'antico refettorio (in origine il monastero aveva 17 cucine).

braccio settentrionale del portico del chiostro

Dal 1864 il monastero fu aperto a suore di diversi ordini provenienti da monasteri soppressi.
Nel 1922 fu abolita la clausura e il monastero fu affidato alle Suore Crocifisse Adoratrici dell'Eucarestia e il chiostro fu aperto al pubblico.
Dopo il terremoto del 1930 furono attuati degli interventi anche di demolizione: per realizzare i bagni dell'orfanotrofio infatti, fu demolita una scala settecentesca.

Orari chiostro: lunedì/domenica   9.00/13.00
Costi:  4€
Orari chiesa: feriali  9.00/12.00   festivi 9.00/13.00


CONCLUSIONI
Il Chiostro del Monastero di S.Gregorio Armeno è tra i più belli e monumentali chiostri di Napoli.
La vita del monastero dura da 1200 anni ed è per questo che rappresenta anche una testimonianza storica della città.
La vita del chiostro è stata animata dalla presenza di personaggi femminili delle più nobili famiglie napoletane che spesso, per la legge del maggiorascato, erano costrette ad abbracciare la vita claustrale, ma che continuavano anche tra queste mura a coltivare le abitudini del loro ceto di appartenenza, lasciando tracce della cultura dei loro tempi, che nonostante la clausura, riusciva ad entrare nel monastero.
  

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